Il resto del pomeriggio passa relativamente in fretta, avevo delle questioni da sbrigare che mi hanno portato via un po' di tempo ma forse è meglio così, quando mi metto in macchina sono quasi le nove e mi accorgo di essere rimasto fin quasi l'orario di apertura, cazzo, c'è mancato poco che mi trovassi i miei dipendenti tra i piedi.Faccio ancora un salto al supermercato, di solito ci vado una volta ogni due settimane ed ora mi ritrovo a venirci quasi ogni giorno, la cassiera mi guarda male, come sempre, che diavolo vuole questa psicopatica? Magari se la smettessi di andare in giro incappucciato come se portassi con te sei tonnellate di cocaina o come se fossi lanterna verde la gente non ti guarderebbe così.
Alzo gli occhi al cielo mente imbusto la mia roba e mi dirigo in fretta alla macchina per tornare a casa da Madelyn «Bambolina» la richiamo sorridendo mentre entro in casa con le buste della spesa «Madelyn» serro la mascella quando mi accorgo che non risponde, il divano è completamente in disordine, forse ha dormito qui, cazzo, e se fosse scappata da qualche finestra? No, non può, le ho fatte sistemare tutte quante, ma poi mi giro e la noto, la porta che da un sul garage è aperta, la puttanella ficca il naso in giro, annuisco.
«Madelyn» mi avvicino alla porta e sento rumore, ti ho trovata «Torna subito qui» dico ma rimango pietrificato quando, entrando un garage, la noto con in mano una scatola, quella scatola, deglutisco e la guardo negli occhi, ha accesso la luce, da quanto tempo è qui? Ha già visto dentro o stava cercando di prenderla ed ho fatto in tempo a fermarla?
Prendo un grande respiro «Che stai facendo?» serro i pugni, se ha visto qualcosa sei fottuto, lo so bene, ma non voglio dare di matto prima di sapere se ha curiosato sul serio o se ci stava provando, la vedo aprire la bocca ma ne esce un verso strozzato, guardo la tasca della felpa e mi accorgo che ne esce un sacchetto, le medicine, Louis, le avevi buttate tutte lì, annuisco «Hai ficcanasato nella mia roba?» sbraito avvicinandomi a lei.
«T-ti prego, L-Louis, non arrabbiarti» mi dice ed è la conferma finale che speravo di non ricevere «Cazzo» mi passo le mani nei capelli cacciando un verso esasperato, devi fare qualcosa e lo sai, se non le fai niente continuerà a fare dare cose che non deve fare, annuisco e la afferro da un braccio «Andiamo» la trascino su per le scale, non basterà chiuderla in camera lo sai? «Lo so!» urlo ancora spingendola per terra una volta che siamo arrivati.
«Louis» mi richiama ma ormai sono partito in quarta «Calmati» non le do minimamente retta e le tiro un calcio nello stomaco, ah finalmente, ti sei deciso a farle un po' male, ridono ed io sono sempre più fuori di me «Non potevi farti i cazzi tuoi eh?» le dico e mi accorgo che per sfuggire ai calci ha sbattuto al muro «No, devi andare in giro a rompere i coglioni» la colpisco un'ultima volta sul braccio che ha messo davanti alla pancia e poi mi allontano con il fiatone.
«La prossima volta imparerai a farti i cazzi tuoi» sbatto la porta e la chiudo a chiave appoggiandomi contro essa e strisciando a terra con le mani in faccia, respiro profondamente cercando di riprendere il controllo sulla mia testa e quando finalmente riesco a calmarmi scendo in garage, Dio, perchè non ho chiuso a chiave? Dato quanto è intelligente avrà capito benissimo tutto, dei miei e di mia nonna, tra l'altro lì in mezzo c'è anche la sua benedetta lettera, cazzo.
Guardo la scatola e senza rendermene conto una lacrima mi solca la guancia, non ti deve mancare nessuno di loro, erano solo un peso. Mi asciugo la faccia e chiudo la porta a chiave portandola via per metterla nel mio cassetto, passerò una notte orribile e già lo so.
Poi sento un telefono squillare, è quello della stronzetta, lo prendo e vedo di nuovo sul display: 'mamma', Deve parlarci, lo so, prendo di nuovo la pistola dal cassetto e torno da Madelyn. Apro la porta «Sai già cosa fare» lancio il telefono sul letto, non sento alcun tipo di senso di colpa per quello che ho fatto.
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𝗧𝗵𝗲 𝗣𝗿𝗲𝘆 » 𝗟𝗼𝘂𝗶𝘀 𝗧𝗼𝗺𝗹𝗶𝗻𝘀𝗼𝗻
FanfictionIl suo profumo mi ricordava la mia infanzia, era un misto tra l'odore dei biscotti di mia madre e le rose che mio padre curava gelosamente in giardino. Poi mi ero accorto che i suoi occhi, così chiari, si guardavano attorno sempre spaesati e probabi...