Leggete lo spazio autrice!
Quando la sveglia suona sono già sveglio da così tanto che non mi sembra neanche di aver chiuso gli occhi, mi giro a guardare la grande parete a vetri e noto che oggi c'è un po' di sole, la luce si riflette su quel poco di neve rimasta a terra ed arriva dritta contro i vetri della mia camera.
Chiudo gli occhi, la Norvegia mi piace tutto sommato ma non c'è Madelyn e mi sembra tutto così scialbo senza di lei, alla fine ad andare via dalla Germania c'ho messo meno del previsto: pochissimi giorni ed ho recuperato tutti i documenti necessari per venire qui.
Sono ospitali in Norvegia e trovare una casa è stato così semplice che quasi non me ne sono accorto, tra l'altro con il cambio di moneta c'ho anche guadagnato e mi sono ritrovato qualche risparmio in più, per questo sono riuscito ad affittare una bella casa, non lontana dal centro e completamente ristrutturata, un gran bel cambiamento se penso che a Jacksonville casa mia aveva i vetri delle finestre rotte in alcune stanze.
Sta di fatto che non mi trovo male, il lavoro non è pesante: lavoro in una falegnameria e me la cavo anche se sono a pezzi quasi tutte le sere, dovresti mangiare almeno una volta al giorno, le ignoro e decido di alzarmi stiracchiandomi, fa un po' freddo ma niente di particolare ed ormai sono abituato.
Sbadiglio diretto in bagno e mi passo una mano in faccia, la barba sta ricrescendo lentamente e ormai mi ha già ricoperto la faccia, è abbastanza evidente e finalmente non devo più girare con quei ridicoli baffi, ringraziando il signore, già.
Decido che fare la doccia adesso è ben inutile dato che suderò da morire oggi così mi lavo velocemente e mi dirigo in cucina per bere il mio solito caffè, amaro, come la tua vita del cazzo, ridacchiano ed io alzo gli occhi al cielo «Ah ah divertente eh» borbotto.
Afferro le chiavi di casa e mi dirigo alla porta strisciando i piedi, il dottore ti ha detto di mangiare la mattina «Si, lo so» qualche giorno fa ho dovuto fare una visita per il lavoro e secondo il dottore sono 'molto malnutrito e ho un'enorme quantità di carenze' cosa che non mi sorprende dato che ormai mangio solo per evitare di morire di inedia.
Di una macchina ancora neanche l'ombra, non posso permettermela ancora ma spero che potrò presto perché gli autobus mi fanno veramente schifo, il problema sono i germi o le persone? Un po' entrambi, mi siedo alla solita fermata ed osservo le solite facce fissarmi con un sorriso simpatico, la vecchietta vicino casa mia prende questo dannato autobus ogni giorno e se ne va dal marito in ospedale anche se questo è completamente rincoglionito e non la riconosce neanche più; me l'ha detto un ragazzo che prende l'autobus con me e mi siede sempre affianco nonostante io abbia mostrato evidente disappunto.
Come previsto arriva puntale «Ehy» mi saluta ed io mi limito a fare un cenno del capo «Prima del solito?» chiede, parla inglese anche se con un accento orribile, non mi fido di lui lo stesso, dopo Liam e Harry sono tutti un pericolo però almeno ho qualcuno con cui conversare anche se devo assolutamente imparare il norvegese, sospiro strisciando leggermente più lontano quando noto che Bjørn, si chiama così, si siede affianco a me per aspettare l'autobus «Ho un esame importante oggi» pensa sempre che la sua vita mi interessi, non è così ma alla fine non mi da fastidio stare qui buono ad ascoltarlo «Sono un po' nervoso» faccio per aprire bocca ma l'autobus che arriva mi interrompe, meglio, avresti detto una stronzate banale, sì, è molto probabile, però almeno era qualcosa.
Mi siedo e Bjørn si piazza affianco a me, stamattina sembra davvero agitato, di solito ha un sorriso che fa quasi paura «Sta' tranquillo, l'esame andrà bene» decido di dirlo anche se mi sembra una cazzata, lui sorride, sembra davvero felice che io l'abbia detto «Spero che tu non mi stia mentendo, William» oh se sapessi che ti mento anche sul mio nome, simpaticone...
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𝗧𝗵𝗲 𝗣𝗿𝗲𝘆 » 𝗟𝗼𝘂𝗶𝘀 𝗧𝗼𝗺𝗹𝗶𝗻𝘀𝗼𝗻
FanfictionIl suo profumo mi ricordava la mia infanzia, era un misto tra l'odore dei biscotti di mia madre e le rose che mio padre curava gelosamente in giardino. Poi mi ero accorto che i suoi occhi, così chiari, si guardavano attorno sempre spaesati e probabi...