Il giorno seguente mi sveglio fin troppo presto, ieri ho fatto un po' tardi perchè ho ricontrollato tutto quello che c'era da mettere in valigia, comprese le cose di Louis, mi vesto in fretta e controllo di aver preso tutto, devo ricordarmi i soldi, le chiavi di casa e soprattutto di spegnere tutto quanto, cazzo, sono troppo eccitata, non posso credere che tra meno di quarantotto ore sarò a Tromsø alla ricerca di Louis, sarà complicato, lo so, ma ci riuscirò.Un'ora dopo sono in aeroporto con tutti i documenti in mano, pronta per ritirare i miei biglietti, per fortuna mi sono procurata tutti i documenti che mi servivano per partire già da un po' e quindi non dovrei avere problemi a partire, sono quasi in ritardo, tra mezz'ora partirà e sono ancora qui, fanculo, perchè dovevo abitare proprio così lontano?
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Quasi due giorni dopo finalmente mi ritrovo a Tromsø, sono emozionata, non mi era mai capitato di sentire questo sentimento così forte, è come se fossi sempre più vicina a Louis, ho avuto un po' di problemi ad Oslo, perchè le guardie avevano scambiato i miei documenti per falsi e stavo decisamente rischiando di non poter arrivare qui, aspetto la mia valigia impaziente sul rullo sbadigliando, non ho chiuso occhio ed è decisamente troppo presto qui, devo abituarmi al cambio orario.
Mi stropiccio gli occhi e appena la vedo l'afferro per uscire da questo dannato aeroporto, non vedo l'ora di non metterci più piede, sono giorni e giorni, non lo facevo neanche quando dovevo andare a trovare i miei parenti fuori dall'America «Attenzione, signorina» qualcuno dice ed io mi giro verso la direzione della persona che mi stava venendo palesemente addosso «Mi scusi» decido comunque di rispondere senza aprire polemiche, fanculo, ho solo voglia di riposare un po' almeno per due ore poi inizierò le mie ricerche.
Alzo lo sguardo e quando mi rendo conto che i cartelli sono metà in Norvegese sbuffo, fanculo, quindi questo significa che dovrò parlare in Norvegese? Esco e la prima cosa che vedo è un'enorme piazzale che si collega ad una strada decisamente troppo trafficata, bene, mettiamoci all'opera.
Cammino per dieci minuti circa e mi rendo conto che c'è un hotel qui vicino, sono rimasta con decisamente poco denaro ma penso che per una settimana potrò farcela e nel caso le ricerche si allunghino, sarei disposta anche a chiedere a qualcuno ospitalità.
Entro e subito un calore mi pervade, qualcuno parla ma non riesco a capire cosa dice «Scusa, non parlo in Norvegese» rispondo in inglese e lo noto annuire «Per fortuna so parlare in inglese» caccio una mezza risata avvicinandomi al bancone «Vorrei avere una stanza» per fortuna ho cambiato moneta ad Oslo, ho comprato del cibo e mi sono serviti «Singola?» domanda ed io annuisco «Si, per il momento la vorrei per una o due notti» spiego e lui mi passa la chiave «Può lasciarci l'acconto» sorride ed io passo i soldi dovuti per un acconto iniziale «Buona permanenza» mi avvio in fretta verso il numero 38, spero davvero che sia economico qui, altrimenti sono veramente spacciata.
Mi butto sul letto dopo aver lasciato la valigia vicino alla porta e chiudo gli occhi, Dio, sono davvero stanchissima e qui, fa decisamente troppo freddo, ed è il clima giusto per stare appiccicata a Louis, come avevamo stabilito.
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Mi sveglio di soprassalto quando mi rendo conto di essermi addormentata e scatto seduta, cazzo, che ore sono? Mi stropiccio gli occhi e mi allungo verso il cellulare, sono le quattro del pomeriggio, ho dormito così tanto? Sono ancora assonnata ma questo non mi impedirà di uscire da qui e andare a cercare Louis, è passato troppo tempo dall'ultima volta che l'ho visto e decisamente, non vedo l'ora di rivederlo.
Mi faccio una doccia veloce e mi asciugo in fretta infilandomi due felpe e dei jeans apparentemente pesanti, fa troppo freddo qui ed è meglio coprirsi il più possibile, esco dalla stanza infilando il telefono in tasca e appena vicino alla reception lascio le chiavi «Passi una buona serata» sento dire dall'uomo di poche ore fa e lo saluto uscendo, da dove potrei iniziare?
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𝗧𝗵𝗲 𝗣𝗿𝗲𝘆 » 𝗟𝗼𝘂𝗶𝘀 𝗧𝗼𝗺𝗹𝗶𝗻𝘀𝗼𝗻
FanfictionIl suo profumo mi ricordava la mia infanzia, era un misto tra l'odore dei biscotti di mia madre e le rose che mio padre curava gelosamente in giardino. Poi mi ero accorto che i suoi occhi, così chiari, si guardavano attorno sempre spaesati e probabi...