22 (Madelyn point of views)

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«È un si?» sposta le mani sui miei fianchi e annuisco «Ma voglio che te la ricordi, voglio che ricordi tutto quello che ti ho detto» sussurro e cerco di sfilargli la felpa in fretta, non l'abbiamo mai fatto sul pavimento, per fortuna c'è un tappeto altrimenti ci prenderemo una bronchite «Stai sotto questa volta» rigira la situazione e mi ritrovo sotto di lui «Umh, okay, stallone» dico e gli faccio una carezza prima di cercare di sfilarmi la felpa a mia volta «Cazzo» mugugna ed io faccio un mezzo sorriso «Cosa c'è, te le eri scordate?» lo prendo in giro e mi alzo leggermente per slacciare il reggiseno e sfilarlo per rimanere a petto nudo prima di allungarmi per baciarlo sulla guancia dolcemente.

Le sue labbra iniziano a baciarmi il seno e chiudo gli occhi, stranamente è più delicato del solito e questo mi fa sorridere, infilo le dita tra i suoi capelli e inizio ad accarezzarli «Mi piace quando lo fai» ammetto mordendo il labbro inferiore per trattenere un gemito, lo sento sorridere contro la mia pelle mentre con le labbra sale lentamente dal seno al collo «Mhh» mugolo quando unisce le nostre labbra e ricambio il bacio passando la lingua sul suo labbro inferiore.

«Non le sento» sussurra e faccio un sorriso da cogliona «Sono felice» ammetto e con le dita percorro la sua schiena fino ad arrivare ai pantaloni «Allora bisogna approfittarne» sussurro dolcemente mentre continuo a baciarlo, lui rabbrividisce e sorride «Certo...bambolina» chiude gli occhi e mi sfiora con le dita la guancia «Mi spogli?» domanda e lo bacio sul naso spostando le dita sulla sua zip che abbasso togliendo sia i pantaloni che i boxer «Solo se lo farai anche tu» caccio una piccola risata.

Annuisce e si regge su un gomito per togliermi i pantaloni «Grazie, stallone» tiro il suo labbro inferiore e lo aiuto sfilando anche le mutande per rimanere completamente nuda sotto di lui «Posso farti una domanda?» chiedo e mordo il labbro arrossendo quando fisso i suoi occhi blu che mi stanno scrutando, noto che alza lo sguardo e lo fissa nel mio annuendo «Per te è solo sesso?» domando e distolgo lo sguardo imbarazzata, Dio, perchè proprio adesso decido di fare queste domande?

Noto che resta a pensarci per qualche secondo «I-io non provo sentimenti» ammette mugugnando «Lo sai» si stringe nelle spalle «Mhmh» faccio un sorriso malinconico e poi unisco le nostre labbra «Ora finiamo» sussurro mentre lo accarezzo, lui scuote la testa leggermente «Madelyn, devi sapere una cosa» sussurra «su di me» mi acciglio «Che cosa?» domando sussurrando e poggio la mano sulla sua guancia «Quando i miei sono morti ed io li ho visti, le ho sentite per la prima volta, hanno detto 'è colpa tua' ed io ho risposto che lo sapevo» oh Louis, quante volte ti ho detto che non è stata colpa tua «Dopo quelle due parole non ho parlato a nessuno per mesi, gli psicologi erano disperati» dice ed io rabbrividisco, non è stato facile per lui e posso capirlo.

«Hanno consigliato a mia nonna di portarmi via da quella casa dove ero stato in piedi di fronte ai miei genitori per una giornata intera e lei l'ha fatto, ricordo che l'ultima cosa che toccai prima di andare via di lì fu la mano di mia madre...era così fredda» sussurra ed io mordo il labbro, nelle sue parole posso sentire tutto il dolore che ha provato e questo non fa altro che rendermi ancora più attenta a tutto quello che faccio e che dico con lui «Pensavano che mi sarei ripreso cambiando casa ma non fu così...è andata sempre uguale: non volevo andare a scuola e comunque se ci andavo non aprivo bocca» sento le lacrime minacciare di uscire «Finché una notte feci un incubo orribile» strizza gli occhi «Ero io a legare le corde per i miei genitori, mi sono svegliato urlando che era tutta colpa mia, che li avevo ammazzati e che non avrei mai potuto aggiustare le cose» sento il suo respiro accelerare di poco e passo le dita tra i suoi capelli per rassicurarlo.

«Urlavo e urlavo e mia nonna non riusciva a farmi stare zitto, alla fine mi sono agitato così tanto che per poco non mi facevo venire le convulsioni e mia nonna ha dovuto chiamare un'ambulanza per farmi sedare» sposta lo sguardo nel mio «Quando mi sono svegliato ero circondato da psicologi che mi ripetevano solo una cosa 'come ti senti?' Io mi sentivo solo 'vuoto'» fa un mezzo sorriso malinconico «E li hanno capito...si era rotto qualcosa nel mio cervello o nella mia anima...insomma da qualche parte, io lo sapevo, l'avevo quasi sentita fare crack nel momento stesso in cui i miei genitori tenendosi la mano si erano buttati da quella ringhiera. Hanno detto che non avrei mai più provato nulla, che non ne ero più capace, che emotivamente io ero morto con i miei» deglutisco e cerco di asciugarmi le lacrime che sono scese lungo le mie guance, non voglio farlo sentire triste, non meritava tutto questo dolore.

𝗧𝗵𝗲 𝗣𝗿𝗲𝘆 » 𝗟𝗼𝘂𝗶𝘀 𝗧𝗼𝗺𝗹𝗶𝗻𝘀𝗼𝗻 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora