Quando fuori inizia a fare chiaro ed io sono ancora seduto alla scrivania a disegnare decido che è il caso di alzarmi e fare una doccia, ho riempito quasi tutti i fogli che avevo e sono di pessimo umore, decido che è comunque il caso di andare a lavoro e dopo una lunga, lunghissima doccia mi prendo qualche minuto per rilassarmi sul letto ed osservare Madelyn che, bellissima e nuda, dorme avvolta nel lenzuolo ed abbracciata al mio cuscino.Sorrido e le faccio una piccola carezza prima di scendere e dirigermi al primo bar aperto per un caffè, a quanto pare la giornata si prospetta lunga, quando finalmente trovo qualcuno aperto mi fermo e dopo essermi assicurato che vendono caffè ne ordino uno che pago e bevo mentre vado a lavoro, oggi non ho la minima voglia di stare tutta la giornata in piedi come un ebete ma devo farlo.
Quando arrivo saluto come sempre Maria, infilo la giacca ed inizio il mio turno più pigramente del solito fermandomi solo per la pausa pranzo e deciso ad andare da qualche parte qui vicino anche solo per passare il tempo e non stare fermo come un ebete.
Trovo un camioncino che vende roba messicana, meglio di niente, qualunque cosa pur di non concentrarti su quel lavoro di merda, scuoto la testa ed ordino un burrito «Ecco a lei» ringrazio il tizio e pago incamminandomi verso l'hotel di nuovo, un giorno di questi ci vengo a piedi fin qui, magari mi svago un po' e poi ad essere sinceri non ho visto quasi nulla di questo posto.
Decido di affrettare il passo quando mi rendo conto che la mia pausa è quasi finita e torno al mio posto perfettamente in orario. Per detestare questo cesso ci tieni a mantenere il lavoro eh? «È l'unico lavoro che ho e ci serve» borbotto a bassa voce e noto un tizio girarsi a guardarmi circospetto, sforzo un sorriso che non deve essere molto rassicurante perché l'uomo afferra sua figlia per un braccio e corre via dentro «Tacete».
Il resto della giornata passa relativamente in fretta e prima di rendermene sono sulla strada di casa, finalmente ritorni dalla tua bambolina, credo che mi stiano prendendo per il culo ma tanto ormai non ci faccio neanche caso «Ahh vi detesto» borbotto mentre parcheggio al mio solito posto in hotel.
Quando apro la porta della nostra camera mi guardo intorno cercando Madelyn con lo sguardo, la porta è aperta questa volta «Mhh Madelyn» la richiamo «Ehy» è sul letto seduta ed è davvero bellissima «Mhh mi sei mancata» biascico avvicinandomi con le braccia aperte «Anche tu» mi abbraccia dopo avermi tirato su di lei «Come mai tutto questo affetto?» affondo il naso nei suoi capelli per respirare a fondo il suo odore di rose «Non stanno zitte» sussurro vicino al suo orecchio.
Inizia ad accarezzarmi e capisco che è entrata in modalità mamma-psicologa protettiva «Mhh posso fare qualcosa?» sorrido perché ho indovinato alla grande ma scuoto la testa «No» dico deciso «Allora vuoi le coccole?» mi dice ed io chiudo gli occhi «Come preferisci...dobbiamo cenare» aggiungo «Si, ho un po' fame» non mi sorprende affatto «Usciamo un po'? Magari ti distrai e possiamo sempre noleggiare un film e tornare a casa tardi» faccio una smorfia «Come...vuoi» mugugno.
«Lascia stare, andiamo solamente a mangiare» cerca di spostarmi «Ehy, nono» la tiro di nuovo vicina «Facciamo quello che vuoi ma non andare via» cazzo, devo smetterla di parlarle con questo tono disperato «Perché non ti va mai di uscire?» perché odi le persone, il contatto fisico, le folle, l'aria pesante e il sudore? Si probabilmente «Ci sono io, non devi avere paura di niente» cerca di rassicurarmi.
«Louis, per favore, so che non è facile ma devi uscire di lì» mi raggomitolo di più contro la porta ignorando la nonna «Tesoro mio, so che tutti quei bambini non la smettono di prenderti in giro e farti sentire strano ma ci sono io con te, non c'è bisogno di avere paura» mi asciugo gli occhi, i compleanni non fanno per me.
STAI LEGGENDO
𝗧𝗵𝗲 𝗣𝗿𝗲𝘆 » 𝗟𝗼𝘂𝗶𝘀 𝗧𝗼𝗺𝗹𝗶𝗻𝘀𝗼𝗻
FanfictionIl suo profumo mi ricordava la mia infanzia, era un misto tra l'odore dei biscotti di mia madre e le rose che mio padre curava gelosamente in giardino. Poi mi ero accorto che i suoi occhi, così chiari, si guardavano attorno sempre spaesati e probabi...