A Love of Spring

Viaggi fra le nuvole

La nuova Fossa del Drago non aveva una vera e propria cupola. Un grande buco si presentava proprio quando le pareti cominciavano a diventare oblique, lasciando così ai draghi la possibilità di volare liberi.

Daenerys ricordava ancora le storie che Viserys le aveva raccontato sugli ultimi draghi: erano esseri grandi quanto un gatto, rachitici e malaticci, solo un'ombra rispetto ai loro antenati. L'ultimo di essi era spirato durante il regno di Aegon III che in seguito a quell'evento era stato ricordato con l'epipeto di "Rovina dei Draghi".

I draghi suoi e di Jon erano invece creature in perenne crescita, dalle squame colorate rilucenti al sole e dalle portentose aperture alari. Quando emettevano fuoco questo sembrava squarciare l'aria in due e i loro ruggiti erano udibili a chilometri di distanza. Dany sapeva che quei ruggiti erano canti che per millenni avevano risuonato nei cieli del mondo, araldi dei draghi e della loro potenza. Erano le note più recenti di una canzone che esisteva da secoli e che anche i suoi antenati avevano cantato, mentre forgiavano Westeros nel fuoco e nel sangue.

Adesso Meghar e Rhaegal, due di quei sette draghi che dalle uova di Drogon erano nati, erano diventati troppo grandi perché potessero continuare a rimanere nella Fortezza Rossa e perciò la loro nuova abitazione era da poco diventata la Fossa del Drago, dove ad accoglierli avevano trovato Drogon e gli altri cinque loro fratelli.

Dany e Jon stavano andando a trovarli e quando lei vide in lontananza le scintillanti porte di bronzo l'euforia la invase e iniziò a correre, lasciandosi alle spalle uno sbalordito Jon Snow.

"Ehi Dany! Aspettami!"

Dany in quel momento era concentrata solo sull'imponente edificio che aveva davanti. Quel posto abbondava di storia. Lì avevano riposato i draghi più importanti mai esistiti, quei draghi che fin da piccola avevano popolato i suoi sogni. E nei suoi sogni essi erano creature benevole, figli di un fuoco purificatore, con delle ombre che abbracciavano silenziose il terreno e dalle ali enormi, bandiere di squame e di carne, che tagliavano l'aria immobile del cielo.

Immaginò Balerion, Vhagar e Meraxes volare liberi sopra la sua testa, le loro ali spalancate ad adombrare quasi tutta Approdo del Re e i loro ruggiti risuonare limpidi nella vastità azzurra del cielo. 

Dany era così persa nei suoi pensieri che si accorse solo in un secondo momento di essere giunta a destinazione. Davanti a lei le antiche porte erano splendenti di sole, grandi abbastanza per permettere il passaggio di trenta uomini a cavallo. Il suo riflesso le sorrideva da un mondo bronzeo e sfumato e Dany vi porse la mano. Ma non appena le sue dita entrarono in contatto con la lucida superficie, un calore bollente le invase.

Porte calde come caldi sono i fuochi dei draghi che custodiscono. Pensò Dany e poco dopo tutta la sua mano si stava godendo quel piacevole calore conferito dal sole al bronzo.

"Dany!" Fu Jon Snow a interrompere l'idillio. Arrivò accanto a lei ansimante e dovette posare le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. "Perché mi abbandoni così? La Collina di Rhaenys non è una passeggiata facile!"

Dany rise alla vista del suo amato in quello stato e lo aiutò ad alzarsi. "È soltanto un po' ripida! Ora non fare tante storie ed entra con me."

Jon le cinse le spalle con un braccio e la tirò a sè, per poi scoccarle un tenero bacio sulla guancia. "Andiamo a cavalcare draghi?"

"Diciamo che è più giusto dire: andiamo a insegnare di nuovo a Jon Snow come si cavalca."

Le porte si aprirono davanti ai loro occhi, facendo entrare nell'edificio circolare una lama di luce. La risata di Jon rimbombò fra le mura di pietra e volò via attraverso il cerchio aperto. Fu quella risata che attirò l'attenzione dei draghi e ben presto otto paia di occhi splendenti scrutarono Dany e Jon, insieme a bocche spalancate adornate da aguzze perle. Drogon si girò subito verso Dany, sfregando il muso contro il suo petto in attesa di carezze.