Omaggi

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Daenerys aveva sempre amato Roccia del Drago, i suoi vapori sulfurei, le sue scogliere, il mare azzurro che la circondava e il castello dalle forme più variegate, ispirate ai draghi che un tempo avevano dominato i cieli di Valyria. Lì era venuta alla luce e lì per ben due volte aveva progettato di riprendere il suo regno, riuscendoci la seconda. Ma quel giorno il suo amore per l'ancestrale seggio di Casa Targaryen aumentò. Nonostante la presenza costante di nobili ospiti nei corridoi della fortezza, lei, Jon e i bambini riuscivano sempre a ritagliarsi momenti per loro, intimi e raccolti. Molto spesso compivano passeggiate nei giardini o sulle spiagge, andavano a trovare i draghi, organizzavano picnic o giocavano tutti insieme all'aperto approfittando del limpido, seppur afoso, clima estivo.

Quel pomeriggio avevano deciso di scendere alla spiaggia. Una brezza leggera increspava il mare, andando a creare bianchi orli di spuma sulla superficie di velluto blu. Rhaella rincorreva Spettro nel vano tentativo di agghindarlo con delle alghe come una bambola, mentre Aemon era impegnato a mostrare ai fratellini come costruire un castello di sabbia sebbene il suo maniero fosse in realtà una collinetta. I loro genitori li osservavano quieti, seduti sulle loro sedie portatili. Jon aveva la bocca spalancata affinché la sana aria marina discendesse fino ai suoi polmoni e li risanasse. Dany osservava incantata il vento scompigliare i suoi riccioli.

"Respira amore mio." Gli passò una mano fra i capelli. "Respira e accogli in te questa aria salutare. Ti farà bene, tanto bene."

Jon sollevò una palpebra. "Questo significa che quando torneremo ad Approdo del Re non dovrò subirmi più quegli estenuanti impacchi di fango?"

"Mi dispiace deludere le tue aspettative, ma dovrai continuarli. Essi giovani alle tue articolazioni e..."

"... e impediscono che il sangue le corroda o si propaghi verso altri organi." Il suo sposo sbuffò. "La so la storia, ormai i maestri non fanno altro che ripetermelo. Almeno possiamo farli una volta ogni due settimane e non una?"

Dany gli solleticò il mento, godendo quando lui arrossì come un pomodoro. "Per il tuo benessere esigo che continui a curarti con impacchi di fango una volta alla settimana, o vuoi forse disubbidire alla tua Imperatrice e regina?"

Lui si era totalmente abbandonato alle sue cure e la maschera imperscrutabile del Nord era caduta, rivelando un draghetto voglioso di coccole. Jon le sorrise come un ebete. "No, non voglio disubbidire agli ordini della dea che mi comanda, ma posso almeno rivelarle un segreto. È un segreto che la farà sorridere."

Dany si avvicinò, l'orecchio pronto per accogliere le parole di Jon Snow. "Meravigliami amore mio."

Le labbra di Jon le sfiorarono il lobo, facendo fremere tutto il suo corpo di desiderio. "Uno degli occhi di rubino del tuo pomolo a testa di drago proviene da Lungo Artiglio. L'ho fatto togliere, inserire nel tuo e ho sostituito un'iride del lupo con un altro rubino. Così mi avrai sempre con te ovunque andrai e non sentirai mai la mia mancanza. Io combatterò sempre al tuo fianco amore mio."

Un bacio sull'orecchio concluse la dichiarazione. Dany era divisa fra le lacrime e il sorriso. Era entusiasta dell'ennesima sorpresa del suo sposo ma allo stesso tempo delusa da sé stessa. Lui la ricopriva sempre di regali, le aveva donato una porta rossa e un albero di limoni, aveva reso tutti i suoi sogni reali... e lei? Certo, i più grandi doni che aveva dato a Jon erano state sei creature, quattro delle quali ora giocavano tranquille su quella spiaggia, eppure si sentiva comunque in debito. Non avrebbe potuto donare a Jon gioielli, abiti o case, quest'ultime almeno per ora, quindi cosa avrebbe potuto regalargli?

Fu gettando l'occhio sui bambini che le venne la risposta.








Il pittore era un uomo dalla testa calva e lucida come il pomello di una porta, contornato da ciuffi di capelli candidi e da un vistoso paio di orecchie a sventola. Al cospetto di Sua Grazia Imperiale si inchinò e le baciò la mano con le labbra secche. Dany gli diede il consenso di alzarsi con un cenno del capo, girandosi a poi per appurare se i suoi tesori fossero nel posto dove era stato loro indicato.

"Maestà..." Che vocetta stridula che aveva, a Dany ricordò lo squittire di un topolino alla disperata ricerca di formaggio. "È un onore per me servirvi. Ditemi: come posso aiutarvi? Avete bisogno di un ritratto vostro o dei vostri figli? Oppure di una miniatura? Parlate ed il vostro umile servo eseguirà in un lampo."

"Ciò che io chiedo è una miniatura mia e una serie di ritratti dei principi reali milord." Dany poggiò una mano sulla tela ancora bianca, immaginandola già chiazzata di mille colori. "Ma desidero che tutto rimanga segreto. Al di fuori di questa stanza non dovrà venirne a conoscenza nessuno, soprattutto l'Imperatore. Non ne farete parola alla vostra famiglia o agli apprendisti nella vostra bottega, chiaro?"

"Chiaro." L'ometto deglutì e cominciò a tirar fuori dalla sua borsa una vasta varietà di pennelli, di barattoli colmi di colori e di tavolozze. "Chi desiderate che io ritragga prima Vostra Grazia, voi o i principi?"

"I principi. Essi sono ancora piccoli, inclini a muoversi perennemente come delle trottole e pertanto costituiscono una sfida per colui che armeggia il pennello. Ma scommetto che per un uomo con una grande esperienza alle spalle come voi non sarà di alcun intoppo la loro vivacità infantile, vero milord?"

Il pittore si passò un fazzoletto sul cranio lucido. "Certamente no Vostra Grazia."

Rhaella, Aemon, Daeron e Alysanne si erano fin da subito dimostrati entusiasti della proposta della loro mamma e immediatamente si erano dichiarati suoi alleati nella sua missione per il regalo del papà. Facile era stato portarli dalla sua parte. Un po' più difficile lo era invece stato convincere Rhaella a indossare un delicato ed adorabile vestitino in pizzo con la vita cinta da un fiocchetto rosa. La sua principessa adorava sporcare i vestiti buoni, non portarli addosso. Almeno non aveva dimostrato rimostranze davanti al dover stare seduta per ore davanti a un perfetto sconosciuto... per ora. L'abitino della piccina di intonava alla perfezione con quello di Alysanne e con i farsetti blu intessuti di fili bianchi dei suoi fratelli.

"Ora dovete stare buoni e fermi e posare per questo signore piccoli miei." Disse Dany ai quattro suoi gioielli. "Ricordate: è una sorpresa per il papà."

Al sentir nominare il loro caro papà, una scintilla illuminò le iridi di Aemon e Rhaella mentre Aly e Dada spalancarono le boccucce e sorrisero alla loro mamma. Subito, i quattro pargoli reali cercarono di mostrarsi eretti e impeccabili, dando modo al pittore di iniziare. Li avrebbe ritratti in coppia, i due maggiori e i due minori. Dany osservò attenta il carboncino del pittore posarsi sulla tela e cominciare a trattare i contorni dei suoi figli.








"Allora? Apri il medaglione, andiamo!"

"La mia regina comanda questa sera."

Il sorriso di Jon baluginò alla luce tremula delle candele. Tenendo fra le mani il medaglione d'oro che Dany gli aveva donato poco prima, si adagiò bene sul letto, sistemò i cuscini dietro il suo capo e fece per aprirlo. E come l'ebbe aperto il suo sorriso si allargò ancora di più e si unì a una sottile patina di lacrime. Una miniatura di Dany, sfolgorante nei suoi capelli sciolti e nel suo abito azzurro, decorava il medaglione. Le sue gote erano spruzzi di rosso, i suoi occhi puntini d'ametista. E, accanto alla cornice dorata del minuscolo ritratto, sostava una ciocca dei suoi capelli. Jon la sfiorò con il pollice.

"Dany..."

Lei lo baciò sulla guancia. "E fuori di qui, nel corridoio, ti aspettano i dipinti dei nostri bambini. Rhaella con Aemon e Daeron con Alysanne, due a due. Potrai appenderli nel nostro salotto privato..."

"Ti amo." Mai i suoi occhi avevano luccicato di più, tranne forse per le nascite dei loro figli. "Ti amo tantissimo, infinitamente, più della mia stessa vita. Ora ti avrò sempre al mio fianco e ogni volta che passerò nel nostro salotto potrò ammirare i miei bambini immutabili nel tempo. Sei una persona meravigliosa Daenerys Targaryen."

Daenerys Targaryen si strinse a lui. "No, tu lo sei. Mi fai regali stupendi e io posso soltanto risponderti con questi..."

"Hai già dato alla luce i nostri figli e ne porti in grembo un altro, quale dono può essere più grande di loro?"

Arrivò un altro bacio a imporporare le gote di Jon Snow. Fuori la sera regnava sovrana con le stelle e le acque calme del mare. "Adesso conta solo che noi tutti siamo qui insieme. E, quando torneremo ad Approdo del Re per il torneo, tu dovrai battere tutti quei pomposi cavalieri piumati."

Come al solito fu Jon a farla ridere. "Io ci piscio nei loro elmi piumati amore mio! Te li porterò tutti e incoronerò per la prima volta la nostra Alysanne regina d'amore e di bellezza! Oh lo vedrai! Vedrai come farò mangiare a tutti loro la polvere!"

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