Memorie e nuove amicizie

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I giardini reali sapevano essere una vera oasi di pace a volte, rifugio per la mente. L'estate trasudava abbondanza e mai verde più brillante e sano si era visto. I violacei boccoli della glicine adornavano le mura e i gazebo, le rose aprivano le loro labbra rosse e bianche alla luce del splendente del sole, tenere violette e primule facevano capolino dal terreno, ricoprendolo in un mosaico di colori. Gigli si ergevano in un'aiuola come una processione di pure e bianche vergini, poco lontano sostavano papaveri dal rosso focoso e giacinti screziati fondevano il loro profumo con quello dolce del fiore dell'aneto. Tutta questa natura lussureggiante avrebbe convinto chiunque a passare il pomeriggio all'aperto, magari all'ombra di un pergolato a sorseggiare del vino rosso di Dorne o di Arbor o del latte ghiacciato.

Chiunque ma non Brienne di Tarth. Il Comandante delle Guardia Reale sedeva sotto il gazebo a picco sul mare, il mantello bianco sulle spalle gli occhi azzurri fissi su altro azzurro. Quello sfolgorante e infinito del mare, ricamato con orli di schiuma e vele gonfie di vento. E onda dopo onda, nave dopo nave, Tarth si sarebbe stagliata all'orizzonte con il suo tesoro di cascate, di laghi e di prati in fiore. Tarth, l'isola di zaffiro, dove le barriere fra cielo e terra sparivano e l'azzurro avvolgeva ogni cosa come una coperta. Brienne non la vedeva da anni ma la memoria di quei luoghi l'aveva sempre seguita ovunque fosse andata.

Così come quella di Jaime. Già, così come la memoria di Jaime. Erano passati ormai quattro anni, i sovrani erano cambiati e la primavera aveva lasciato il posto all'estate, rigogliosa e benedetta dal popolino, eppure Jaime era sempre rimasto lì, acquattato in un angolino della sua mente, gli occhi verdi perennemente eccitati come quella notte in cui aveva colto il suo fiore. Se la ricordava ancora quella notte Brienne, come avrebbe potuto scordarla? Qualcosa fra lei e Jaime era sempre rimasto sotterrato per anni, avvolto in una bolla di silenzio ma quella gelida notte a Grande Inverno, mentre si festeggiava la vittoria della vita sulla morte, quel qualcosa era finalmente venuto allo scoperta.

E si era infranto poco dopo in mezzo alla neve, fra lacrime e ripensamenti. Jaime non era Cersei, questo avrebbe voluto dirgli Brienne. Certo, aveva condiviso per lune intere la stessa carne e lo stesso sangue, ma non era il sangue a fare una persona. Jaime aveva saputo andare oltre quell'infame Sterminatore di Re, Jaime aveva ritrovato quell'onore che secondo molti era morto con Aerys ai piedi del Trono di Spade. Nessuna di quelle parole era però riuscita a farsi strada nella gola di Brienne e perciò, in un silenzio inghirlandato dal pianto salato di lei e da quello candido e solenne del cielo, Jaime Lannister aveva dato di speroni ed era andato ad incontro alla morte ad Approdo del Re.

"Che cosa fai qui fuori tutta sola?" Una voce di bambina, carica di tutta l'innocenza dell'infanzia, la fece voltare. Rhaella Targaryen, quasi quattro anni, Principessa di Roccia del Drago, la osservava con le iridi violette spalancate dalla curiosità e il vestitino rosso sporco di fango. I suoi riccioli scuri non erano da meno e Brienne si chiese dove diamine si fosse cacciata per finire conciata in un modo simile. Non che non avesse già un'intuizione.

"Stavo pensando principessa." Le rispose Brienne sorridendole. "E voi? Che cosa avete fatto? Vi siete nascosta di nuovo nella stalla con il vostro fratellino per vedere i cavalli?"

Rhaella scosse la testa e una cascata d'inchiostro ondeggiò nell'aria. "No. Aem e io abbiamo fatto un duello e io sono caduta in una pozzanghera. La mamma ci ha visti e ci ha costretti a fare il bagno, ma io sono scappata. Non voglio fare il bagno! Voglio continuare a giocare per tutto il giorno e... e quella è una spada!"

Aveva notato Giuramento. Piegandosi al suo livello, Brienne le mostrò il pomolo a testa di leone. L'oro della criniera luccicava a un raggio di sole e i rubini degli occhi parevano due braci infuocate. Allungando una manina, Rhaella toccò la testa della bestia. "Questo è un leone, la mamma me l'ha mostrato in un libro. Ha detto che è un animale con tanti tanti capelli in testa, addirittura di più del papà! Ha detto anche che è il simbolo della Casata Lann... Lannistol... Lanne..."

"Lannister principessa." Brienne l'aiutò. "È una Casata molto molto importante. Un giorno la studierete."

"Quindi tu sei una Lannister?" Rhaella piegò la testa da un lato con aria interrogativa.

Tempo fa pensavo che un leone mi avesse accolto nella sua tana. Brienne le sorrise ancora, ammirava la sua innocenza, la sua semplice visione del mondo. Rhaella era nata poco dopo la sconfitta di Brandon Stark, un sovrano sotto al quale per poco Brienne non si era guadagnata la fama di assassina di innocenti. Allora, quando una guerra civile fra il Nord, gli uomini di ferro e Dorne era stata sventata, la carestia che aveva infiammato i Sette Regni giungeva al termine e il cadavere del Re Corvo veniva consegnato alle ceneri insieme alle sue arti oscure, Rhaella vedeva la luce, primogenita della coppia reale e giunta con l'incredulità di tutti.

"No principessa. Io vengo da Tarth."

"È quello che le septe dicono che mi viene se continuo a mangiare i dolci?"

"No." Brienne non riuscì a trattenere una risata. Prendendo la piccola per le spalle, protese un braccio verso l'orizzonte. Lì dove l'argenteo riflesso degli ulivi sfumava con il mare e i cinguettii fra le fronde del frutteto risuonavano. "Aldilà della linea dove il cielo incontra il mare, ma molto molto aldilà, si trova Tarth. È un isola ed è tanto bella."

Rhaella incrociò il suo sguardo. Gli ametiste del Drago incrociarono gli zaffiri delle Terre della Tempesta. "E tu perché non sei lì? È casa tua."

"Adesso lì governa mio padre." L'imponente Lord Selwyn che imperava dall'alto del suo scranno, amante della musica e delle donne e che con la ricerca di marito per lei aveva ormai gettato la spugna, la figura che aveva dominato la sua infanzia e giovinezza. "Ed io sono una Guardia Reale. Ho giurato di proteggere voi, i vostri fratellini, la vostra mamma e il vostro papà."

"Anche tu hai un papà!" Che magnifico sorriso era il suo. "Anche lui combatte con la spada come il mio? Lo sai, anche il mio papà ha una spada come la tua, ma la sua è decorata con un lupo, non con un leone. Secondo me il lupo è Spettro, ma solo io e Spettro lo sappiamo, al papà non gliel'ho mai detto. Io però scommetto che il tuo papà non passa tante settimane in camera come il mio. Quando fa così la mamma non permette a me e a Aem di vederlo perché dice che deve riposare. Una volta io ed Aem ci siamo imbucati e abbiamo visto il papà che dormiva. Era tanto bianco il mio povero papà..."

Brienne serrò la gola. Le Guardia Reali non si limitavano solo a proteggere il Re e la sua famiglia, ma ne condividevano i segreti più reconditi. E il segreto della malattia del Re Brienne lo teneva rinchiuso in sé. Non era febbre, come la corte reale credeva, ma tubercolosi. La prima volta che Brienne era dovuta stare di guardia al capezzale di Sua Grazia, in un momento dove la regina si era assentata, il tanfo delle medicine, della febbre e della paura permeava ogni cosa e la tosse del Re non si arrestava, colorando fazzoletti, lenzuola e bacinelle di un rosso vivo. Non avrebbe mai scordato il flebilissimo tono di voce con cui Sua Grazia le chiedeva: "Ser... a-avete un pochino d'a-acqua..."

"A volte il vostro papà è tanto stanco principessa." Come spiegare a una bambina di quattro anni una malattia ai polmoni? I maestri dicevano che poteva rimanere addormentata anche per decenni nelle viscere di un uomo. "Per questo a volte si assenta da voi e dai vostri fratelli e si fa vedere solo dalla vostra mamma e dai maestri. Fare il Re lo stanca tanto e ha bisogno di riposare."

Prima che Rhaella potesse rispondere, il diretto interessato si fece notare sul selciato e prese a correre verso la figlioletta. "Rhaella! Rhaella Targaryen ti ho trovato!" Ansimante, Aegon VI delle Case Targaryen e Stark, legittimo re del Continente Occidentale, Imperatore di Nuova Valyria e una sfilza infinita d'altri titoli si avvicinò a Rhaella. "Dove diamine ti eri andata a cacciare? Devi fare il bagno razza di monella!"

"No!" La piccola si agitò fra le braccia del padre, mischiando così i loro riccioli della medesima sfumatura della notte. "Il bagno è per piccoli! Non lo voglio fare! Non lo voglio fare!"

"Oh... invece lo farai, altrimenti tua madre ci ficca pure me in quella vasca!" Solo allora Aegon si accorse della presenza di Brienne. "E vedo che ti sei trovata una bella compagnia! Grazie mille Ser per averle badato." Ritornò a rivolgersi alla figlia. "E adesso andiamo, ti aspetta una bella tinozza d'acqua calda!"

"Di nulla Maestà." Brienne gli sorrise e lo vide allontanarsi con la principessa in braccio. Le iridi viola di Rhaella oltrepassarono la spalla del padre e non si staccarono da Brienne. La manina reale si agitò nell'aria.

"Ho una nuova bambola, la chiamerò Bri Bri come te! Le darò la mia spada! Ciao ciao Bri Bri di Tarth!"

A domani piccola principessa.

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