Non c'è due senza...

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Il bambino stava arrivando.

In anticipo di una luna e senza preavviso il loro bambino aveva deciso di venire al mondo. Cercando di placare il turbine d'ansia dentro di sé, Jon aveva immediatamente preso Daenerys in braccio, urlato a squarciagola per richiamare i Maestri, le levatrici o chiunque potesse aiutare sua moglie a partorire, e si era diretto di corsa verso la camera da letto. Camera da letto dove adesso, a notte fonda, le grida della regina in travaglio stavano raschiando le pareti come artigli affilati e facendo sanguinare le orecchie dei presenti.

Dany giaceva a letto sudata, in travaglio da ore ma con ancora nel petto la forza di urlare e di stringere talmente tanto la mano del suo consorte fino al punto di bloccargli la circolazione. Sudava così copiosamente che la camicia da notte le si era incollata al corpo. Ogni tanto un'ancella la rinfrescava la fronte con un panno imbevuto d'acqua di rose.

Jon la guardava ansioso e impotente. Per quanto sarebbe andata avanti? Per quanto avrebbe sofferto? Lui stesso non aveva esitato a spalancare le tende per far entrare l'aria frizzante della notte e migliorare così le condizioni della sua sposa. Ma poi? Cos'altro avrebbe potuto fare? Tutta la corte tratteneva il fiato per la nascita del terzo principe Targaryen. Un nuovo drago. Un nuovo erede. Ma Jon stava silenziosamente pregando gli Dei affinché la madre di quell'erede non subisse complicazioni. Non reggeva il pensiero di perderla, di perderla ancora.

L'ennesimo urlo di Daenerys squarciò i pensieri come un pugnale affilato. Le unghie di lei stavano scavando nel suo polso e lo spettro delle lacrime si affacciò alle sue finestre violette. "J-Jon..."

"Andrà tutto bene..." A chi lo stai dicendo? A te stesso o a lei? Molto probabilmente a se stesso. La baciò dolcemente sulla fronte. "Stai calma, andrà tutto bene."

Da un angolo della stanza, Sam gli fece cenno di avvicinarsi. Il Gran Maestro indossava un vistoso grembiule di lino e un paio di guanti per il parto. Sospirando e promettendo a Dany di tornare immediatamente, Jon raggiunse l'amico. L'espressione sul suo volto rubicondo non annunciava buone notizie.

"Sarà dura." Gli disse Sam. "Questa volta... beh... vedi Jon... q-questa volta..."

"Sputa il rospo Sam!" Jon non aveva tempo da perdere, non con Dany in quella situazione. "Che cosa devi dirmi?!"

"Daenerys aspetta due gemelli!"

Jon si bloccò di colpo a quell'affermazione. Due... due... aveva udito giusto... erano, erano due bambini?! La felicità esplose dentro di lui ma si unì subito alla corrosiva ansia. Doveva sapere delle condizioni di Dany in seguito al parto.

"È meraviglioso m-ma... Daenerys? Lei si riprenderà? Starà bene? Cosa... cosa..."

"Ora come ora non posso dirti nulla." Si voltarono entrambi verso l'urlante e sofferente regina, poi Sam diede una pacca sulla spalla di Jon, comprensivo. "Ma preparati: sarà una lunga notte."

Parole veritiere fino al midollo. Quando il cielo fu così nero da sembrare una macchia d'inchiostro e le stelle brillavano intensamente come occhi lontani, il parto vero e proprio ebbe luogo. Dany urlò con tutto il fiato che i suoi polmoni ospitavano e spinse quando le fu ordinato. Spinse e strinse la mano di Jon, spinse e lui si sentì mancare un battito, spinse e del sangue innaffiò le lenzuola.

"Spingete Maestà! Spingete!" La voce squillante di Gilly quasi superava quella della puerpera. "Spingete!"

"N-Non..." Dany abbandonò la testa all'indietro, sfinita. "Non c-c'e la..."

"Sì che puoi. Tu sei il sangue del Drago." Jon non avrebbe permesso che la forza leggendaria della sua regina venisse meno proprio ora. "Pensa al nostro bambino, ai nostri bambini..."

"I-I nostri b-bambini..." Gli occhi di Dany si spalancarono e si illuminarono di una luce nuova. E riprese a spingere con forza.


"È un maschio!"

La mezzaluna si rifletteva sulle acque, le onde sbattevano quiete e il pianto di un bambino irruppe nella stanza. Un grosso, rubizzo, sporco di sangue e muco e con un sacco di capelli, principe Targaryen veniva al mondo. Il neonato fu subito lavato con acqua e vino, avvolto in un telo di lino pulito e deposto nelle mani del suo stremato ma felicissimo papà.

È... è meraviglioso... Aveva le palpebre rosee e sottili, raggi di luna per capelli, un bocciolo di rosa sulla labbra e gli occhi erano le ametiste di Daenerys. Aveva i connotati tipici dei Targaryen, l'aspetto dei suoi antenati valyriani. Jon lo baciò silenzioso sulla fronte.

Nel frattempo si aspettava la nascita del suo fratellino. Dany si era rimessa a spingere sudatissima, pallidissima e stanchissima. Il capo argentato tirato all'indietro e il viso contratto in una smorfia di dolore. "Aaaaah!"

"Spingi amore mio!" Porgendo il primo bambino nelle abili mani di una levatrice, Jon si avvicinò alla sua sposa e la incoraggiò nell'impresa. Daenerys poggiò il viso nell'incavo del suo collo ed emise respiri affannati. Anche attraverso la maglia, prima sottostante al farsetto che Jon si era tolto, il Re percepiva il sudore appiccicoso del palmo della sua sposa.

Un altro pianto si levò nell'aria, più sommesso rispetto al precedente.

"È una femmina!"


Una marea di cortigiani seduti uno contro l'altro come botti stipate nella stiva di una nave, i più vivaci colori che si incontravano in strani incroci e sussurri che crescevano ad ogni urla che proveniva aldilà del portone di legno: questo lo scenario che era possibile ammirare nel corridoio degli appartamenti delle Loro Grazie.

Il Re apparve sulla soglia spettinato, provato, con indosso una maglia sudata ma nonostante tutto felice. Richiamò il Gran Maestro nella stanza.

"Adesso? Cosa accadrà Sam? Dany è esausta e si è lasciata andare, è pallidissima, ha perso molto sangue e..."

"Ha bisogno di riposo." Sam lo interruppe bruscamente. "Ha perso molto sangue, questo è vero, e potrebbe subentrare una lieve febbre ma nulla di grave. Dovremmo ringraziare gli Dei per l'arrivo in anticipo dei bambini, se fossero nati di nove lune piene sarebbe stata un'impresa farli passare per il condotto uterino. È stato meglio c-"

"Maestà! La bambina!"

Veloce come un lampo, Jon si girò. Ed ebbe paura di svenire a quella vista e a quelle parole. Una levatrice stringeva fra le mani un fagottino coperto e sanguinante. Il fagottino di sua figlia.

"H-Ha smesso di muoversi... lei era... lei era così lenta e p-piccola..."

Entrambi sono un po' più piccoli rispetto alla media, sono nati prima... "Cosa?! DAMMELA ORA!"

La prese in braccio e la condusse vicino al braciere. Non poteva essere morta, la sua bambina. La sua bambina. Il suo gioiello. No, no, no non poteva essere morta. Non come Rhaegar, non come lui, non come lui... Eppure era così bianca, come se fosse stata fatta di farina e fredda e immobile. No, non poteva essere morta...

Il fuoco, il fuoco amico dei Targaryen, il fuoco dei draghi, il fuoco che nasceva nelle viscere della terra, confermò le sue certezze. La piccola si animò lentamente, mosse un braccino e poi un altro, scalciò con le bambine e sbatté le palpebre, rivelando al suo papà un bel paio di ametiste. Era identica al suo gemello, pura parvenza valyriana, ed era viva. La bimba non era morta... aveva solo freddo.

"Bentornata piccolina..." Le disse Jon sorridendo sull'orlo del pianto. "Mi hai fatto prendere un bello spavento, lo sai?"

La depose nella culla accanto al suo fratellino e si sedette accanto alla sua addormentata, coraggiosa e bellissima Daenerys. La sua regina guerriera. Jon la baciò sulla fronte. Era calda, ma presto sarebbe passata. Rimase lì ad osservarla fino a quando la stanchezza non vinse anche su di lui, e dallo schienale della sedia scivolò vicino alla sua regina.

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