Lancia del Sole

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Una mattina il Principe Martell offrì a suoi sovrani la possibilità di visitare Lancia del Sole, l'ancestrale seggio della sua Casata e, come c'era d'aspettarsi, essi accettarono. Cavalli furono preparati nelle stalle dei Giardini dell'Acqua per gli illustri cavalcatori e la loro scorta. E così, dopo un rimpinzante pasto all'ombra di un colonnato di marmo, partirono.

La più importante città di Dorne distava tre leghe dai Giardini dell'Acqua e per raggiungerla bisognava prendere la strada che costeggiava il mare. Un mare che quel giorno aveva deciso di calmarsi, distendendosi a perdita d'occhio come un fazzoletto blu interrotto soltanto da ritagli di spuma bianca. La onde si infrangevano sulla battigia con una noiosa monotonia. I cavalli procedevano a passo lento e i loro zoccoli lasciavano impronte a mezzaluna nella sabbia bagnata. Uomini dalla corporatura massiccia e indossanti acciaio bollito e veli di lino intorno al volto circondavano i destrieri, i regnanti e il lord.

Cavalcando al fianco di Jon Daenerys osservava quel mondo di sabbia e di mare che era il loro compagno di viaggio. La spiaggia risaliva velocemente a formare dune ondulate decorate da solitari ciuffi di erba secca. Ma se si volgeva lo sguardo in alto quello che incontrava era un'infinita coperta azzurra. Azzurro e nient'altro che azzurro, limpido e quasi accecante. Un azzurro che trasportava i raggi del sole sulle teste dei presenti, cuocendo i crani e facendo colare il sudore sulle fronti.

Con il capo coperto dal suo velo in seta Dany non aveva questo problema ma percepiva ugualmente la calura del giorno seduta in groppa a una magnifica giumenta bianca. Le zanzare le ronzavano attorno in una danza frenetica, ansiose di posarsi sulla sue pelle candida e di succhiare il suo sangue. Dany le scacciava via con un gesto della mano e una volta riuscì anche a schiacciarne una.

Tutto questo, il caldo, le mosche, l'odore pungente del crine di cavallo e il gruppo di guerrieri in armatura, le ricordava il suo periodo con i Dothraki. Ma nella folta e alta erba del Mare Dothraki non si bolliva così e le temibili mosche del sangue erano solo un miraggio. Esse comparivano con la Desolazione Rossa e in quella vasta e polverosa landa desolata erano la minaccia principale insieme al sole e alla disidratazione. A volte, se chiudeva gli occhi, riusciva a sentire il fruscio del vento sugli steli d'erba del Mare e rivedeva davanti a sè quella distesa verdeggiante. Era priva di confini e in Primavera fiori profumati comparivano a decorarla come chiazze purpuree mentre durante l'Autunno e l'Inverno assumeva il colore del bronzo. Poteva ancora rivedere le prodigiose volte stellate che vegliavano sui khalasar e percepire nelle narici l'odore dell'olio con cui i Dothraki si ungevano i capelli.

Ma in quelle rimembranze non era mai Khal Drogo che veniva a farle visita, ma Jon. Era Jon che cavalcava al suo fianco, la pelle pallida del Nord esposta al sole dell'Est e i muscoli gonfi pronti a impugnare un'arma. Era a Jon che si concedeva accanto a un torrente gorgogliante nella notte mentre sopra di loro le stelle osservavano silenziose. Era Jon che aveva i capelli resi lucidi dall'olio e che tornava dalla caccia con la pelle di un bianco leone delle pianure sulle spalle come omaggio a lei.

Era Jon a essere il suo Khal, il suo sole e stelle. Anzi ancora meglio: il suo ghiaccio e fuoco.

Ghiaccio e fuoco che in quel momento stava cercando di resistere al sole dorniano che scendeva a picco su di lui. Scostandosi per l'ennesima volta dalla fronte una ciocca di capelli appiccicatasi per il sudore Jon Snow sbuffò e cercò di farsi aria con la mano. Daenerys lo raggiunse e gli sorrise. I suoi tentativi di contrastare il torrido clima del Sud le donavano sempre gioia.

"Come va con il caldo?" Il nero profondo dello stallone di Jon contrastava visibilmente il candore della sua cavalla.

"Sto sudando come una scrofa in calore se proprio lo vuoi sapere..." Il suo re sbuffò ancora e mosse la mano per tentare di scacciare una mosca che aveva adocchiato il suo viso. Peccato che il sudore la fece rimanere incollata alle redini. "Vedi? Non posso neanche muovermi talmente sono sudato. Oh quanto vorrei che nevicasse in questo momento..."

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