Figli di draghi e del fuoco

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L'alba sorgeva. Il sole si accingeva a fare capolino e a dissipare la madreperlacea bruma mattutina che aleggiava su un campo dove, ormai due giorni prima, era infuriata una battaglia che pochi sarebbe stati capaci di scordare. Era già stata ribatezzata "battaglia del fuoco orientale" e chiunque, nell'accampamento vincitore, ne parlava con orgoglio, come se ci avesse effettivamente preso parte. A dire il vero gli unici veri combattenti erano stati a malapena due e il numero aumentava di poco se ci si sommavano gli otto draghi che avevano incendiato la pianura.

Ora questa pianura è un luogo infertile, nero e cupo. È diventato la pista da ballo dai morti, la tomba di innumerevoli sconosciuti. Davos si concesse un ultimo sguardo a quello spettacolo dalle sfumature pesca e rosa pastello che irrompeva per dissipare le tenebre notturne, prima di dirigersi a dissipare le tenebre di qualcun'altro. Sulla soglia della tenda reale l'Arcimaestro Ebrose lo aspettava. I primi raggi mattutini colpirono gli anelli della sua catena che scintillarono come tante pietre preziose.

"Allora? Ha mangiato qualcosa?"

Ebrose scosse la testa, desolato. "No, neanche un boccone. Ancora una volta non ha sfiorato cibo."

"Almeno... almeno ha dormito? Si è steso un attimo?"

"Mi dispiace amico mio, ma non ha chiuso occhio. Continua a sostare davanti al letto di lei nella speranza che apra gli occhi. Non accetta nemmeno di farsi visitare e la sua ferita mi preoccupa: se non mi ci fa dare un'occhiata potrebbe infettarsi."

Ho capito. Davos sospirò e, dopo aver ringraziato Ebrose, entrò nella tenda. I suoi occhi puntarono subito al principale motivo della sua venuta. In un letto dalle candide lenzuola Daenerys Targaryen giaceva, chiusa in un sonno di stanchezza. Una benda sulla fronte copriva una sua ferita e, sotto le coperte, un'altra benda stringeva la sua caviglia. Il suo respiro si alzava e si abbassa ritmicamente, gonfiando le sue guance pallide e il suo petto. Un petto dove, Davos lo sapeva, in quel momento stava galleggiando l'ennesima vita che l'amore del Re e della Regina aveva creato. Una vita ancora esistente per mero miracolo.

E, seduto difronte al suo capezzale, Aegon VI Targaryen non staccava gli occhi dalla sua sposa. Erano occhi stanchi, offuscati da ben due notti insonni, e posti su un viso che si rifiutava di aprirsi per ingoiare cibo. Davos non fece caso all'armatura ancora incrostata di sangue e alla puzza di sudore e pus che proveniva dal suo re e dai suoi capelli arruffati e si avvicinò a lui.

Jon Snow sussultò al tocco della sua mano sulla sua spalla. Quando si girò per incrociare il suo sguardo Davos non fu certo che lo riconobbe subito. "S-Ser Davos? Cosa ci fate voi qui?"

Davos cercò di essere comprensivo e sorrise rassicurante a Jon. Benedetto ragazzo, il tuo amore per lei è spettacolare. "Potrei farvi la stessa domanda Maestà. Da quanto siete qui?"

"Qualche ora... solo qualche ora, poi Dany si sveglierà."

Davos non aveva mai mentito ai suoi sovrani e non lo fece nemmeno ora. 'Due giorni." Rivelò. "Voi sedete al fianco di vostra moglie da ben due giorni senza chiudere occhio. Vi prego Vostra Grazia, stendetevi un attimo, mangiate qualcosa..."

"No." Come altre volte, Jon si dimostrò testardo e irremovibile. Davos ormai lo conosceva fin troppo bene perché questo lo stupisse. Era la testardaggine della gioventù, un macigno che innervosiva la gran parte dei vecchi, ma non lui. "Come posso mangiare qualcosa quando Daenerys si trova in questo stato? E il nostro bimbo? Sam e Ebrose hanno detto che lui è vivo per miracolo... e...e-e... ma... D-Dany..."

Jon si stropicciò gli occhi. Lo si poteva vedere da un miglio di distanza quanto fosse stanco. Davos gli diede una pacca paterna sulla spalla. "Il peggio è passato. Volantis è nel caos e la Tigre fuggita, voi avete eliminato il grosso dei suoi seguaci e adesso dovete solo liberare Lys e Pentos. Avete vinto questa battaglia e adesso, vi scongiuro in quanto vostro servitore, piegate il capo e riposate."

"N-no! Daenerys ha bisogno di me! Lei è sempre stata al mio fianco quando sono stato malato e ora io non posso ripagarla in questo modo! N-no... E poi... e poi non sono stanco."

E anche Daenerys alla fine è crollata. "Avete detto bene: siete esausto. E ferito, quella piaga che avete sulla spalla non ha per nulla un bell'aspetto, ho il timore che sia infetta ormai. Daenerys è fuori pericolo e con lei il bambino, ma adesso nel pericolo potete entrarci voi..."

Jon strizzò gli occhi, Davos non seppe dire se per rimanere sveglio o per scacciare dalla mente le sue parole. Con un gesto rapido scostò la mano di Davos. "Io sto bene e devo stare accanto a mia moglie. È questo il mio posto. Vi ringrazio per la visita Ser e vi auguro una buona giornata."

E da allora in poi si chiuse in un solitario silenzio che Davos non fu in grado di abbattere. Abbandonò il suo re alla sua veglia sulla regina.



Kinvara l'accarezzava, l'accarezzava dolcemente. Jon non sapeva quando fosse entrata, non sapeva nemmeno che li avesse seguiti da Vaes Dothrak, sapeva solo che in quel preciso istante la sacerdotessa rossa stava accarezzando la fronte di Dany con estrema dolcezza. E lui non ne conosceva il motivo.

"Non ha febbre o temperature alte." Disse alla donna. Non fu certo che lei avesse reperito il messaggio, ma non gli importò. Continuò ad osservare la strana azione di Kinvara.

L'Arcimaestro Ebrose dice che se non mi faccio visitare me la beccherò io la temperatura alta. Jon scacciò questo pensiero dalla mente e si focalizzò sulle misteriose parole Alto Valyriane che la sacerdotessa stava mormorando. Parlava troppo debolmente affinché lui potesse comprendere anche una sola sillaba. "Che... che cosa stai dicendo? Non farle incantesimi!"

Cercò di alzarsi ma le sue gambe cedettero subito e Jon si ritrovò faccia a faccia con il terreno. Il buio piombò su di lui e, successivamente, tutto ciò che ricordò fu il sapore dolce del latte di papavero nel palato e due mani sulla sua spalla che la pulivano con estrema delicatezza.



Si svegliò in un letto dalle lenzuola pulite e profumate di fresco con lo spettro di un bacio sulla guancia, la luce del sole filtrava attraverso la tenda.

"Jon. Ti sei svegliato finalmente!" La voce di... di Dany. Si girò e se la ritrovò adagiata al suo fianco con la benda sulla fronte e tutto il resto. Eppure gli sorrideva, era felice. "Jaehaerys continuava a chiedere di te, scalciava a più non posso."

"Tu... tu stai bene!" L'euforia lo travolse con un fiume in piena ma dovette porle un freno quando una scossa di dolore gli investì la spalla. Solo allora si accorse della benda che la fasciava: qualcuno doveva averlo raccolto dal terreno e curato, ma chi? Davos? Sam? Ebrose? Entrambi i Maestri?

"Ehi, ehi... stai calmo. Ebrose ha detto che quella ferita era stracolma di pus talmente era infetta. Avresti dovuto farti visitare subito invece di tentennare..."

"No ho tentennato." Oh, com'era bella la sua Khaleesi. "Era soltanto mio solenne dovere rimanere al tuo fianco in un momento di tale difficoltà così come tu hai fatto con me. Rimango sempre tuo marito!"

"Già." Dany allungò una mano per accarezzare la sua guancia. "Il mio marito testone che farebbe di tutto per coloro che ama. Lo sai, mi sento così... così bene! Come se una sorta di fuoco purificatore mi avesse guarito... non so come spiegarlo!"

Io si, è tutto merito di Kinvara e del Signore della Luce. "Abbiamo vinto Dany, abbiamo vinto la più grande sfida. Ora dobbiamo riacciuffare quella Tigre e porre fine a questa guerra e..."

"E cosa Khal Aegon?"

Adoro quando lo dici. "E Valyria risorgerà dalle sue ceneri. Dopo quello che ho visto sul campo... ora capisco come si sentì Aegon quando mise piede per la prima volta nel Continente Occidentale. Noi discendiamo da un impero, siamo figli dei Signori dei Draghi, nelle nostre vene scorre il sangue di Conquistatori e di Re, dobbiamo tener fede al nostro nome. Creeremo un nuovo impero Dany, l'Impero di Nuova Valyria, Westeros ed Essos unite proprio sotto coloro che un tempo le assoggettarono entrambe."

Il sorriso di Daenerys fu più bianco della luna e il sorriso che ne seguì fece andare il cervello in pappa a Jon. "Lo sapevo, lo sapevo che il suo spirito dimorava anche in te, il mio Aegon il Conquistatore..."

E gli fece i grattini sotto il mento con estrema dolcezza, lasciando che Jon si abbandonasse ad essi.

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