Dubbi

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La notizia che il Re fosse stato guarito da un sedicente santone non esitò a circolare per i corridoi della Fortezza Rossa fin dalle prime ore del mattino e, passando di bocca in bocca, giunse alle orecchie di Ser Davos Seaworth. Il Maestro della Flotta era stato particolarmente angustiato dalla malattia di Sua Grazia e aveva trascorso un buon numero di pomeriggi al capezzale reale. Aveva osservato i sintomi della tubercolosi manifestarsi in Jon, aveva ascoltato i suoi rantoli addolorati e percepito il calore della sua pelle e, adesso, gli sembrava impossibile che tutto ciò avesse potuto sparire di colpo nel giro di una sola notte.

Ad avvalorare il miracoloso ritorno alla salute di Jon vi era però Ser Podrick: il giovane cavaliere della Guardia Reale sosteneva infatti aver ricevuto l'ordine direttamente da Sua Grazia la Regina di scortare quel penitente fino alla stanza del moribondo e, successivamente, di essere rimasto lì e di aver visto Fratello Grogyr, questo il nome che Davos era riuscito a cogliere, all'opera.

Nei suoi dilemmi Davos aveva almeno la fortuna di non essere solo. Anche Arya e Sansa Stark, arrivate pochi giorni prima nella Capitale dopo un'epistola particolarmente preoccupante di Daenerys riguardo la situazione di Jon, e persino Samwell, condividevano i suoi stessi pensieri. Pensieri che adesso stavano navigando nelle loro menti vicine. Le due giovani Lupe, Davos, Samwell, Tyrion e Tormund, giunto anch'egli dopo essere stato avvisato da Daenerys, sostavano fuori dalla camera reale. Erano ansiosi di ricevere notizie sulla sorte del loro sovrano, ma l'angoscia li stava divorando. Solo la conferma sorridente di Daenerys sul miglioramento della salute di Jon aveva dato loro sollievo.

Un silenzio innaturale era sceso sul gruppo e veniva spezzato ogni tanto solo dal vino scolato nel bicchiere di Tyrion. Davos però ne aveva abbastanza di silenzio e segreti.

"Pensate che la Regina ci darà mai qualche segno?" Domandò sorridendo nel tentativo di sciogliere il ghiaccio.

A rispondere alla battuta fu Tyrion, ma non con lo stesso sorriso divertito. "La Regina se ne starà chiusa in camera fino a quando non avrà la certezza che questo leone feroce se ne sarà andato. Mi odia e vuole che il Re non abbia nulla a che fare con me, prima che io contamini ancora la sua confusa testolina..."

Davos era certo che la lingua di Tyrion fosse stata un po' sciolta dal vino. Osservò il Primo Cavaliere alzarsi e donargli alcune pacche sulle ginocchia. "Adesso vedrai che il Drago uscirà dalla sua tana, Cavaliere delle Cipolle. Ha già riversato il suo fuoco in passato su questo leone ed ora è stufo di continuare a farlo inutilmente. Quando il ragazzino si degnerà di mostrarsi al mondo guarito, se le voci dicono il vero, portargli anche i miei omaggi. Io sarò in biblioteca."

"Il Re non è un ragazzino!" Davos tornò di colpo in piedi e fronteggiò Tyrion, per quanto un uomo di normale altezza potesse fronteggiare un nano.

Il Folletto sogghignò e si portò alla labbra un altro sorso di vino. Le sue guance erano troppo imporporate. "Quando un uomo è alla mercé di una donna in quel modo diventa in tutto e per tutto un ragazzino, un dodicenne ansioso di imparare dove infilare l'aggeggio..." Si avviò verso il corridoio. "Ripeto: porta a quel ragazzino eternamente alla prima cotta i miei omaggi."

Detto questo Tyrion Lannister se ne andò canticchiando una canzone oscena sulle tette di qualche prostituta. Davos sospirò e si strizzò gli occhi con le dita. Il Folletto aveva detto così semplicemente perché era ubriaco. Il Re non era un ragazzino ma un giovane uomo forte e coraggioso, lui stesso ne aveva avuto più volte la dimostrazione. E il coraggio non poteva che innamorarsi di altro coraggio, come quello dirompente della Regina.

Adesso voglio sapere, adesso voglio vedere Jon. Dopo aver scambiato con gli altri un'occhiata complice, Davos bussò alla porta reale. Minuti carichi di ansia passarono prima che la porta si aprisse e svelasse ai suoi occhi una riposata, profumata e, soprattutto, felice Daenerys Targaryen. Il nuovo abito celeste di Sua Grazia quasi lo accecò al primo impatto.

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