Un giorno di pioggia

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La pioggia scorreva sui vetri tracciando sottili e scomposte linee trasparenti. A volte Daenerys appoggiava il palmo su quei vetri e allora sentiva il gelo che vi premeva contro, come se fosse ansioso di entrare nella stanza e lottare contro il calore che la permeava. Se alitava su di essi una macchia di vapore si insinuava in quel mondo freddo e allora poteva tracciare con le dita scarabocchi. Ma presto anche quei disegni scomparivano e i rami d'acqua tornavano a crescere, diramandosi in ogni direzione.

Fuori il cielo era plumbeo. Una coperta di nuvole scure e cariche di pioggia era stata stesa su Approdo del Re e non aveva perso tempo a scaricare la sua furia sulla città. Nelle strade, il fango era diventato il padrone assoluto e si infilava ovunque mentre il vento piegava gli alberi e filtrava tra le loro fronde producendo una specie di fischio acuto, un sibilo che si univa al frusciare delle foglie che giravano e rigiravano nel cortile e allo scorrere dell'acqua lungo le pareti e le scale della Fortezza. Nella Baia le onde si infrangevano contro gli scogli con una potenza incredibile, grigie torri di spuma costruite dal vento.

Ma se là fuori dominava il gelo, lì dentro, nel confortevole salottino privato di Dany e Jon, era il caldo ad avere il comando. Ma non un caldo soffocante e infestato da zanzare, araldo di sudore e di febbri come quello delle canicole estive, bensì un caldo che era come una carezza e che si sprigionava dal camino. Nella custodia di pietra il fuoco pulsava come un cuore ardente e bruciava sui ciocchi in scintille e fiammelle. 

Dany si allontanò dalla finestra e si sedette difronte al camino. Il morbido pelo di cervo del tappeto accolse le sue ginocchia e la sua ombra si allungò sui divani, sulle poltrone e sui mobili. La gonna del suo vestito si espanse intorno a lei sbocciando in un fiore bianco e rosa pallido. Petali di stoffa che raggiunse anche il naso di Spettro e allora lui alzò il muso, tirando fuori la lingua. Alla luce delle fiamme i suoi occhi rossi sembravano due rubini scintillanti. 

"È meglio rimanere qua dentro al calduccio piuttosto che là fuori sotto una pioggia gelata, no Spettro?" Dany gli grattò dietro le orecchie, esplorando con le dita quell'immenso prato bianco.

"Ai nordici piace il freddo mia regina. A me piace il freddo." La voce di Jon Snow si fece strada nelle orecchie di Dany e allora lei alzò il viso per incontrare quello del consorte. Jon se ne stava adagiato sul divano, i suoi stivali abbandonati in un angolo della stanza e Lungo Artiglio appoggiato al bordo del divano. 

Lei gli sorrise, protendendo un braccio per giocherellare con le sue dita dei piedi coperte da morbide calze grigie. "Già, dimenticavo che chi cresce al Nord ha il freddo nelle ossa. Voi nordici venite su a pane e nevicate."

Jon rise e mosse scherzosamente le dita. Dany invece le abbandonò e cominciò a solleticargli teneramente la pianta. "Ma non chi ha il sangue del drago giusto? Oltre all'eredità dei Primi Uomini ho anche quella dell'Antica Valyria nelle mie vene."

"Oh sì..." Dany solleticò con maggiore insistenza e una risatina divertita sfuggì dalle labbra di Jon. "Tu hai il ghiaccio e il fuoco dentro di te amore mio."

Lei rise ancora e si sedette accanto a lei, stringendole la mano e poggiando la fronte contro quella di Dany. "E quali dei due ti piace di più? Il calore passionale del fuoco, o il gelo irruente del ghiaccio?" Dalla fronte scese al suo collo e cominciò a baciarlo, facendo emettere a Dany mormorii eccitati.

Lei chiuse gli occhi e si godette la lingua ruvida del suo amato che sfregava contro la sua pelle liscia e i suoi muscoli tesi. "Mmh... diciamo... entrambi. Tu sei unico Jon Snow."

"Lieto di saperlo."

Con i denti scavò in profondità nella carne, lasciandole un segno rosso sul collo e Dany non potè fare altro che ridere deliziata fra un morso e l'altro. "Sei un vero monello nipote, un bimbo birichino, non si fa così alla lady tua zia."

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