Proposte

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Le inanellate dita dell'Alto Septon parevano essere fatte di luce. Salsicce luminose sarebbe stato il termine adatto, ma nessuno nella stanza pareva essere in vena di appiccare ulteriore fuoco al disappunto furente che il Padre dei Credenti stava covando nel suo animo. Seduto all'altro capo del tavolo, la corona di cristallo su un capo addirittura più lucido del cristallo stesso, l'Alto Septon stava riflettendo sulle parole che avevano appena spiccato il volo dalle labbra di Sua Grazia Aegon sesto. Afferrò un calice d'argento e lasciò che un giovane coppiere glielo riempisse, sorseggiando poi la dolcezza del vino con gli occhi porcini mai abbandonanti Sua Grazia.

"Un tempio del Signore della Luce." Scandì le parole con lentezza, quasi dovesse ripeterle a un infante. "Un tempio di un dio straniero qui, nella Capitale. Vi siete inoltrato per un sentiero pericoloso Vostre Grazie."

"Aye." La Sala del Concilio Ristretto si era improvvisamente tramutata nel reame del silenzio. In piedi ai lati del tavolo, i consiglieri assistevano muti alla sfida di parole e sguardi che era in corso. Dany, finalmente riabilitata al punto da poter presiedere le riunioni, cercò la mano di Jon sulle sue gambe. Essa arrivò presto e le loro dita si intrecciarono amorevolmente. "Un sentiero che io e la Regina intendiamo percorrere nonostante i pericoli che nasconde. Lei ed io abbiamo forgiato un Impero, riportato Valyria al suo antico splendore e, come ogni Impero, siamo decisi a unificarlo il più possibile. La religione è un collante, unisce le persone oltrepassando qualsiasi differenza. Essendo il Dio R'hllor la divinità più venerata aldilà del Mare Stretto, è giusto che i suoi seguaci abbiamo la libertà di pregarlo ovunque si trovino nell'Impero."

La pappagorgia dell'Alto Septon tremolò nervosamente. "E lasciare così che i fedeli dei Sette si ritrovino nel bel mezzo di una battaglia interiore, costretti a scegliere fra il culto vecchio e quello nuovo? Mai."

Le dita di Jon tamburellarono sul bordo del tavolo, facendo trasparire il suo nervosismo. Quel giorno non era in vena di discussioni protratte per le lunghe, Dany l'aveva compreso fin dal primo momento. Jaehaerys l'aveva destato all'alba e in seguito non aveva più avuto intenzione di farlo tornare a letto. Dany gli massaggiò il dorso della mano nel tentativo di acquietare le braci di quella nascente collera. Fino a qualche attimo prima, l'Alto Septon si stava congratulando con entrambi per la venuta al mondo di un nuovo principe Targaryen. Ora quell'espressione bonaria aveva lasciato il posto ad una fredda maschera con tratti induriti. L'opposizione dell'Alto Septon sull'argomento si mostrava ferrea.

Daenerys decise di intervenire. "Anche la fede dei Sette Dei era una fede straniera, dico bene Vostra Alta Sacralità? Se la memoria non mi inganna, essa attraccò insieme agli Andali quando quest'ultimi migrarono da Andalos verso Occidente. Dunque perché puntare il dito su un culto proveniente dal medesimo luogo? E, soprattutto, la Stella a Sette Punte non annuncia forse un messaggio di pace e fratellanza fra tutti gli uomini, persino coloro che sono gli adepti di un'altra divinità?"

"Adepti che bruciano bambini e praticano rituali con le mani imbrattate del sangue di innocenti Vostra Grazia."

Jon rise sarcastico. "A questo punto dovremo condurre al rogo ogni presunto stregone guaritore, ogni indovina di strada, ogni cartomante che bazzica per vie della Capitale e l'intera popolazione del Nord, siccome lassù gli Antichi Dei sono ancora radicati nel cuore di ogni singolo abitante! Non prendeteci per due stolti, Vostra Alta Sacralità, sappiamo tutti che vi è malvagità ben peggiore al mondo. I sacerdoti del Dio Rosso non compiono questi atti di volontà propria e lo fanno solo se sono costretti."

"Inoltre potrebbe rivelarsi una cascata d'oro per Westeros." Spiegò Dany. "Un tempio significa più arrivi ad Approdo del Re, più arrivi significa più conio per il benessere di tutti. Provate a pensare a quali progetti potremmo ideare grazie a tutta quella pecunia tintinnante: case per i poveri, reti stradali nuove di zecca, quartieri bonificati e castelli in rovina eretti nuovamente dalle fondamenta... aprendo le porte a un nuovo culto apriremo le porte a un futuro di pace e fertilità."

L'Alto Septon si concesse un'altra sorsata del pungente vino dorniano. Rifletté con gli occhi vaganti per la stanza, ma non osò mai incrociare lo sguardo con Jon e Daenerys. La cortina del silenzio fu nuovamente calata, fitta e impenetrabile.

"Le vostre parole, mia signora, mi allettano assai, siete capace di incantare persino l'uomo più ostinato. Per questo motivo accetterò la vostra offerta ma a un patto: il battesimo dei vostri figli alla fede dei Sette Dei."








Non era poi questa gran richiesta e Jon e Dany accettarono senza indugio, ritirandosi poi nei loro appartamenti per trascorrere qualche ora con i bambini. Jae si nutrì in modo eccezionale, succhiando vorace come un lupacchiotto. Si trattava solo di qualche goccia d'olio sulle fronti dei suoi figli, rifletté Dany cullando il piccolino fra le sue braccia, solo olio e benedizioni. Nulla di che per una famiglia non particolarmente devota come la sua. Notando come fosse chiusa nei propri pensieri, Jon le si avvicinò e la baciò sulla spalla.

"La mia Khaleesi è meditabonda..."

Solo lui riusciva a farla sorridere genuinamente, lui e i bimbi. "Le faccende di oggi stavano avendo la meglio su di me, ma non intendo farle vincere." Ora Jae dormicchiava sereno, una manina sulla guancia rosea. "Sai... a volte mi domando come farà a comandare un'intera armata di dothraki."

"È lo Stallone che Monta il Mondo, saranno tutti fedeli a lui. Vedrai Dany, i nostri tesori saranno grandi!"

Lo so. Il pomeriggio era caldo e luminoso e le chiome degli alberi venivano solcate dalla carezza ventosa del mare. Grandi come grande è la loro dinastia, grandi come i Draghi che sono.

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