Liete novelle

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Le mani di Jon passarono delicate sul suo collo, serrandolo in un abbraccio di ametista. Quelle pietre preziose che meno di due anni prima arrivavano a malapena a tre, ora erano salite a sei. Sei occhi ovali di squisita fattura donati a Daenerys per il primo compleanno di Rhaella. E, se aperte, svelavano le ciocche di capelli dei pargoli reali, o almeno di quelli che erano giunti alla vita, sovrastanti i loro nomi incisi nelle sottili cornici dorate: Rhaella, Rhaegar, Aemon, Daeron, Alysanne e Jaehaerys. L'ametista di quest'ultimo era ancora naturalmente vuota, essendo il mondo intero in attesa di scoprire se il principino sarebbe stato benedetto con una chioma di carbone o di neve. Dany si portò una mano al secondo gioiello, quello che sarebbe per sempre rimasto vuoto, quello del piccolo Rhaegar. Il suo secondogenito non aveva fatto in tempo a riempirsi di aria i polmoni che lo Sconosciuto l'aveva già chiamato a sé.

Seppellendo un nodo che le opprimeva la gola, si ricordò che il suo bambino in quel momento era in un posto migliore e decise di passare ad altro. Osservò il suo riflesso nello specchio. L'abito bianco era fornito di una lunga gonna per nascondere la gravidanza, le maniche argentate fasciavano le sue braccia dai polsi e giungevano fino un corpetto bianco e privo di spalline. A coprire le spalle e il collo nudo però, venivano in soccorso di Daenerys i lunghi capelli lasciati sciolti e non soffocati da trecce o raffinate pettinature. Il suo occhio vagò anche oltre sé stessa, ammirando le familiari mura domestiche della Fortezza Rossa. Meno di tre giorni prima una Approdo del Re in festa aveva accolto il ritorno suo e di Jon. Un popolo urlante benedizioni e lodi aveva affollato le strade, rendendole talmente gremite in certi punti che era stato impossibile passare. Mani desiderose di sfiorare almeno qualcosa e occhi divoranti tutto quel fasto si erano levate verso i membri del corteo reale. Ma la parte più bella era venuta in seguito, quando la coppia imperiale era discesa dal cielo in groppa al loro draghi, non prima di aver compiuto tre giri completi intorno alla città. Il popolino si era meravigliato di quello spettacolo e una pioggia di applausi era scesa su Aegon e Daenerys.

"Sei pronta a dare l'annuncio, mia dolce Imperatrice?"

Il viso di Jon si infiltrò nello specchio, posandosi sulla sua spalla e sorridendole. Dany si girò e ammirò il vestiario del suo sposo. Sei le aveva scelto il candore, Jon era andato in tutt'altra direzione, vestendosi con delle tenebre squarciate da una cappa color argento. Stivali neri, calzoni neri, farsetto nero, spilla d'argento per tenere ferma la cappa raffigurante lo stemma della sua Casata. Lo si sarebbe potuto scambiare benissimo per un guardiano della notte. Dany gli diede una sistemata ai riccioli che erano sfuggiti al codino, rimettendoli al loro posto con materno scrupolo.

"Hai sempre qualcosa fuori posto..." Un poco imperiale sbuffo abbandonò le sue labbra. "Un sovrano deve dare sempre una buona immagine di sé, soprattutto con il suo aspetto!"

Jon rise genuinamente. "Non ci posso fare nulla, questi capelli hanno sempre avuto una personalità tutta loro!"

Dany incorniciò il viso di lui con le mani e lo baciò sulla punta del naso, imporporandogli le gote. "Allora cerca di domarli. Se ci sei riuscito con un metalupo e con un drago ci riuscirai anche con dei riccioli. Ora andiamo, mio piccolo draghetto di neve, la nostra corte di aspetta per una assai gradevole notizia."






Sete, rasi, velluti, pellicce, lino e cotoni, abiti dalla foggia più svariata, corpetti imbottiti, copricapi alti quanto torri e larghi quanto volte, visi imbellettati e colli da cigno avvolti in spirali di perle, di rubini, di zaffiri e di innumerevoli altre pregiate pietre. Questo e altro ancora rientrava a far parte della moltitudine che stava invadendo la Sala del Trono, variegata e colorata moltitudine che, come investita da un'onda del mare, si profuse in un unico inchino non appena l'imperatore e l'imperatrice misero piede nel luogo. Un silenzio di tomba calò su ogni cosa. Tutti pendevano dalle labbra dei sovrani i quali, mano nella mano, sostavano dinanzi ai troni lignei e scrutavano i cortigiani uno per uno.

Fu Sua Grazia la Regina e Imperatrice a pronunziare parola per prima, una mano sul ventre. "Io e il mio consorte siamo lieti di annunciarvi che presto Casa Targaryen avrà un nuovo erede."

E le grida di giubilo esplosero, seguite da una pioggia di applausi scroscianti. Solo pochi occhi attenti si accorsero del luccichio che illuminò le iridi di Aegon e Daenerys quando si guardarono l'un altra.






Terza luna. Tre lune erano trascorse da quella notte trapunta di stelle nelle viscere verdi del Mare Dothraki. Altre sei e Jaehaerys, il loro piccolo khalakka, lo Stallone che Monta il Mondo, sarebbe stato fra le braccia sue e di Jon. Sorridendo, Dany sfiorò con i polpastrelli il rigonfiamento velato dal purissimo lino della camicia da notte. Presto un'altra mano, più grande e dalla pelle dura come il cuoio, giunse ad adagiarsi sulla sua e a seguirne i movimenti. Alla luce traballante delle candele, la camera da letto di Dany e Jon appariva fatata.

"Jae alloggia bene?" Per far fronte al caldo torrido dell'Estate del Sud, Jon dormiva nudo. Lui si girò e si sdraiò, posando una mano sul grembo di lei.

"Oh sì." Rispose Dany gustando con gli occhi la visione dei riccioli ribelli di lui che gli ricadevano sulle spalle e sul viso. "È servito e riverito tutta la settimana, fa tre o quattro pasti ogni giorno e sonnellini compresi."

Un bacio giunse alla casetta di Jaehaerys. "Allora vive come un re! Come un Khal! Il nostro piccolo Khal! La sua mamma lo vizia!"

"È il suo papà? Lo vizierà non appena sbucherà fuori?"

"Come per tutti gli altri. Lo vizierò alla follia."

Dany rise e allungò le braccia per cingere il collo di lui. Un filo d'amore fu legato fra i loro sguardi. "Tu sei e continuerai ad essere il papà più iperprotettivo del mondo, vedi solo di non soffocare i nostri figli nelle imbottiture quando impareranno a volare sui loro draghi."

Il bacio di Jon, lungo e passionale, spense la sua risata e segnò l'inizio di qualcosa di più... caloroso.

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