Ansia e certezze

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Il braccio di Jon la serrava a sé come un cancello, il bicipite gonfio, pallido e solcato dalle sottili ramificazioni dei vasi sanguigni. Le infondeva calore e Dany a quel calore si abbandonò, poggiando il capo sulla spalla di lui. Il letto era il reame della morbidezza e la notte l'apoteosi della frescura. Dal bancone, una brezza leggera si infiltrava nella stanza e si rendeva responsabile del lieve ondeggiare delle cortine del baldacchino. Daenerys lasciò che un lenzuolo scivolasse sinuoso lungo la curva del suo ventre. L'aureola dell'ombelico spiccò come un cratere sulla facciata della luna, tondeggiante e bianco.

"Oggi abbiamo discusso di un possibile nuovo decreto." La voce di Jon era soffice come cotone, la sua pelle nuda levigata come il marmo. "Pensavamo di prevenire le carestie invernali ordinando che in ogni feudo vi siano almeno tre granai alti sette piedi. L'estate porta nascite ma durante l'inverno esse si trasformano in bocche da sfamare. Da sfamare o da lasciar deperire. Se solo fosse possibile raccogliere delle provviste in precedenza, in modo da prevenire il dimezzamento della popolazione..."

"È una proposta meravigliosa amore mio." E utile, l'ultimo inverno è stato terribile. Anche se terribile era un termine gentile da utilizzare nei confronti di ciò che avevano vissuto. Era stato l'inverno decisivo delle loro vite e di quelle di ogni singolo essere che osasse respirare, che osasse vivere. Nelle sue acque Jaehaerys fece i salti acrobatici e Dany cercò di calmarlo. Come la data prevista per il parto si stava avvicinando ogni giorno di più, lui era sempre più irrequieto. Il suo piccolo khalakka era desideroso di scoprire cosa si celasse al di fuori di quella sacca liquida.

Un fremito le percorse tutto il corpo e un presentimento le aleggiò nella mente. Qualcosa era presente nel loro letto. Qualcosa stava strisciando nel loro letto. I sensi di Dany divennero di colpo più acuti e lei si dissolse dalla stretta di Jon, mettendosi a sedere sul materasso e facendo vagare il suo sguardo su quelle candide colline e quegli innevati burroni che erano le loro lenzuola stropicciate.

"Dany? Che succede amore mio?" Le dita di Jon le massaggiarono la spalla, ma non riuscirono ad ammorbidire il suo sospetto. "Sei tesa. Tutto bene?"

"No." La cosa era lì, in quel punto dopo il letto incontrava la cassapanca. "C'è qualcosa lì..."

Jon capì. Lentamente si avvicinò al punto e con altrettanta lentezza le sue mani alzarono un lembo del lenzuolo. Dany cacciò un urlo quando la cosa si svelò ai suoi occhi e Jon si parò davanti a lei e a Jae come uno scudo umano. Uno scorpione. La sua coda uncinata era eretta, pronta per attaccare, nera e scintillante come un frammento d'ossidiana. Le sue zanne schioccavano feroci e le sue chele si aprivano e chiudevano in continuazione, quasi che volessero subito stringere della carne e iniettare in lei la sua dose di veleno. Jon afferrò immediatamente un cuscino per schiacciare la creatura, ma prima che potesse anche solo abbassarlo una saetta bianca percorse il campo visivo di lui e di Dany, cogliendoli di sorpresa e facendo ricadere lo scorpione sul pavimento. Era Spettro. Lo scorpione tentò di fuggire, ma Spettro lo bloccò con la sua zampa, l'afferrò per la coda, lo fece volteggiare e schiantare contro il muro. Un'altra zampata e lo scorpione si trasformò in una poltiglia appiccicosa sul pavimento.

E Spettro si adagiò in un angolo, il muso chiuso e il tartufo tremante.









La Guardia Reale era intervenuta al primo rumore della battaglia, le spade sguainate e i volti contratti dalla preoccupazione. La Fortezza Rossa si era ridestata, ogni inserviente, dagli sguatteri nelle cucine alle ancelle di Daenerys, era stato gettato giù dal letto, trasportato nella Sala del Trono e interrogato seduta stante. Non erano stati gli unici, tutte le guardie che erano state di ronda quel giorno erano state sottoposte a un interrogatorio, e fu grazie alla dichiarazione di una di loro, un giovane fresco d'investitura, che si scoprì il colpevole. Un uomo dalle fattezze orientali erano stato visto aggirarsi nei pressi delle stalle. Sulle prime la giovane guardia non ci aveva dato molto peso, scambiandolo per uno degli innumerevoli indigenti che dimoravamo nella Cripta delle Vergini, ma a pensarci ora, questa la sua confessione, quella presenza gli pareva assai fuori luogo.

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