Regali

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"Tenete buon uomo."

Le mani rugose, raggrinzite dagli anni e dal sole cocente, costellate dalle macchie dell'età e tremanti del vecchio si allungarono per accogliere la pagnotta che Daenerys gli porse. Nelle sue iridi infossate nel cranio un luccichio scintillò vivido, araldo di lacrime e di commozione. Ma non era finita lì. Come per gli altri mendicanti, storpi e poverissimi abitanti dei bassifondi di Approdo del Re anche a lui fu donato un cesto carico di ulteriori vivande, di abiti nuovi cuciti dalla regina e dalle sue ancelle e di un piccolo gruzzolo di monete, a volte dragoni d'oro, a volte cervi d'argento e altre volte stelle di rame. L'anziano era stato fortunato: si era beccato ben tre dragoni dorati.

"G-Grazie mia regina e i-i-imperatrice..." Il mormorio del vecchio si fece strada fra la sua lunga barba striata di grigio e di bianco. Prima di afferrare il cesto, afferrò la mano di Dany e vi lasciò sopra un bacio intriso di saliva. "Che gli Dei vi benedicano mia signora... che gli Dei vi benedicano e benedicano la vostra famiglia!"

Di tutta risposta Dany sfoggiò uno dei suoi sorrisi più belli e ringraziò l'uomo dei suoi complimenti. Passato lui, venne il turno di una donna con due bambini al seno e un terzo in attesa. E, dietro di lei, aspettavano altri mendicanti ancora. Bambini cenciosi, ciechi, zoppi o deformati, mogli di poveri lavoratori come tintori o assistenti di bottega, concubine afflitte dalla sifilide, commercianti caduti in rovina e, eccezionalmente e per volere espresso di Dany, i lebbrosi. Il pensiero di quelle anime condannate all'eterno esilio dalle loro città e dai loro cari e costretti a vivere rinchiusi in casupole decadenti o a vagare per le campagne come spettri inquieti, agitando la campana del loro bastone per annunciare il loro arrivo, le aveva roso il cuore fin da quando, pochi giorni prima, le avevano svelato l'esistenza di un lebbrosario lungo la Strada del Re. Viaggiando fino ad allora in carrozza con bambini piccoli oppure a dorso di drago, Dany non aveva mai avuto modo di notare quella casetta fatiscente eretta nel bel mezzo della campagna.

E, quel giorno, i temuti abitanti di quella casetta fatiscente, coloro che per il mondo erano morti non appena la malattia aveva incominciato a manifestarsi sui loro arti, avrebbero avuto l'onore di vivere la carità della regina all'ombra del nuovo Grande Tempio di Baelor. Dany avrebbe voluto che sostassero in fila come tutti gli altri bisognosi, ma i suoi inservienti, le sue ancelle e, soprattutto, i septon e le septa che le stavano dando una mano in quella opera di bontà si erano mostrati irremovibili. La malattia di quei poveretti che avevano perso il favore degli Dei, attirando così su di loro il flagello della lebbra, non doveva propagarsi fra i sani e, cosa più importante di tutti, la creatura che dimorava nel ventre di Daenerys non doveva venirvi a contatto. Per questo motivo, ai lebbrosi era stato dati gli ultimi posti nella fila ed era stato detto loro di allontanarsi subito non appena Sua Grazia avrebbe dato loro la sua offerta.

Alla donna circondata da pargoli fu dato un cesto con una buona dose di latte di capra proveniente dalle stalle della Fortezza Rossa. Negli ultimi giorni, affinché questi regali al suo popolo risultassero più graditi possibile, Dany aveva sorvegliato con occhio vigile la produzione del castello, da tutto ciò che usciva dalle stalle e dall'orto dietro le cucine come latte, pane, birra, burro, formaggi, carne, insaccati, uova, verdura e frutta, fino a ciò che proveniva dall'interno delle stanze della Fortezza stessa, come vestiti, candele, arazzi e qualsiasi cosa passasse per il fuso e per l'arcolaio di ogni diligente dama della corte. Dopo la donna toccò a un bambino dal labbro leporino. A lui fu concesso un buon cesto di cibo, di vestiti nuovi, di due tintinnanti monete d'argento, di giocattoli e un bacio sul capo da parte dell'imperatrice. Se ne andò con il suo cesto saltellando allegro e sorridendo alla sua benefattrice nonostante la faglia di carne sovrastante la sua bocca.

Dany non era sola in questa attività. La piccola Rhaella Targaryen, Principessa di Roccia del Drago e arrivata alla vigilia dei quattro anni aiutava la sua mamma nella carità della Corona, salutando ogni povero richiedente e a volte offrendogli qualche dono di sua mano. Quando giunse il momento di un uomo zoppo, che si aggrappava zoppicando al proprio bastone e che era seguito dalla figlioletta vestita di stracci logori, la lingua di Rhaella si sciolse. Stupendo la sua mamma, offrì una delle sue innumerevoli bambole, Trottola, alla povera bambina. Trottola era proprio la bambola che Rhaella aveva deciso di portarsi dietro quel giorno in caso di noia.

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