Sera

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Sette lune.

Ecco quanto tempo era passato da quella notte negli steli fruscianti del Mare Dothraki, quando le acque gorgoglianti di un torrente e un cielo trapunto di stelle lattee avevano incorniciato l'amore di Daenerys ed Aegon Targaryen. Sette lune da quando Jaehaerys Targaryen, sesto figlio della coppia imperiale e secondo le profezie Stallone che Monta il Mondo, era stato concepito. Tre lune gravide di luce dovevano ancora levarsi sopra la terra affinché Daenerys gravida non fosse più e il piccolo khalakka aprisse gli occhi in un nuovo mondo di aria e di sale. Il ventre stesso di Dany pareva adesso una luna, perfettamente curvo e terribilmente ingombrante. Oramai, poche erano le mansioni che poteva ancora permettersi di assolvere. Visionare, firmare e timbrare documenti ufficiali, presiedere per qualche ora alle riunioni del Concilio Ristretto, incontrare qualche cittadino meno fortunato. Per il resto, Dany e il suo pancione trascorrevano le giornate dilettandosi in attività rilassanti e piacevoli, la maggior parte delle volte con i bambini alle calcagna.

Insieme a Rhaella, Aemon, Daeron e Alysanne organizzava pranzi e piccole festicciole per le dame di corte, si rinchiudeva nella sua casetta dalla porta rossa a leggere o a tentare di imparare i rudimenti della cucina per i suoi tesori, riprendeva in mano ago e filo e cuciva e rattoppava vesti per i suoi cari o per gli indigenti di Approdo del Re e visitava le stalle della Fortezza Rossa per la gioia dei bambini. Le giornate trascorrevano lente, pigre e afose. Il caldo e la gravidanza, Dany tornò ben presto a scoprirlo, non erano una combinazione vincente. Quando era incinta dei gemelli le mura di Capo Tempesta avevano visto una sua perdita di sensi, ma quelle della Fortezza Rossa non ebbero il medesimo onore. Spesso nel pomeriggio la calura era al suo culmine, perciò Dany si ritirava al fresco delle sue stanze.

Come fece quel giorno. Aveva schiacciato un pisolino con i bambini e non fu affatto sorpresa quando al suo risveglio si ritrovò assediata dai loro corpicini. Daeron sonnecchiava con la testa sprofondata nei suoi seni, anche loro resi dalla gravidanza rotondi come due pesche mature, e un ruscello di saliva era sgorgato dalla cavità aperta, bagnandole il corpetto verde mela. La sua gemella si era ricavata un posticino accanto al braccio destro di Dany, le braccino intrecciate come due fronde al polso della sua mamma. Aemon dormiva fra le sue gambe aperte, raggomitolato come un cucciolo di ghiro. Solo gli occhi della sua primogenita non erano serrati. Rhaella era sveglia, rannicchiata contro una colonna del letto a baldacchino. Daenerys si sentiva come una vacca in una stalla: ingrossata, goffa e più accaldata di una caldaia in ebollizione. Mosse il capo per scostarsi dalla fronte una ciocca di capelli che si era ostinatamente appiccicata.

Dany ammirò Rhaella. Luci e ombre si contendevano il suo visetto mentre i suoi occhi erano focalizzati su un punto lontano, indefinito, ipnotici nella loro sfumatura violetta. Colta in quell'attimo sospeso nel tempo, Rhaella ricordava una statua, una dea dai capelli d'inchiostro. Muovendosi giusto quel poco che era sufficientemente per non destare i suoi pargoli più giovani, Dany sfiorò con la punta del piede la gambetta della figlia, attirando la sua attenzione.

"Non dormi tesoro mio?" Il suo sussurro non oltrepassò le fini pareti di lino che erano le tende del letto. "Un riposino potrebbe giovarti molto."

Una scintilla nelle ametiste di Rhaella. "No mamma, non sono stanca. Sto pensando."

"A che cosa cucciola?"

"A... beh ecco... mamma... raccontami la storia della mia nascita. Com'è stata? Ti è piaciuta?"

Dany le sorrise e accarezzò la schiena di Daeron. Il suo piccino mugugnò qualcosa ma ritornò subito al silenzio dell'addormentato. Come poteva scordarsi quel giorno? Rivedeva ancora tutto davanti a sé, la sorpresa e la gioia infinita nello scoprire che quella maegi aveva sbagliata, che la sua famiglia non aveva ancora visto la fine e che il suo ventre era di nuovo fecondo come un campo di grano. Tornava a respirare l'aria pungente delle Terre aldilà della Barriera e quella salata di Roccia del Drago, le sue mani accoglievano nuovamente tremanti un fagotto dagli umidi riccioli neri e dalle iridi d'un viola profondo. "È stato uno dei giorni più belli della mia vita insieme al matrimonio con il papà e alle nascite dei tuoi fratellini. I tuoi calcetti impazziti mi svegliarono nel bel mezzo della notte, costringendomi a svegliare il papà e, come tu ben sai, è quasi impossibile svegliare il papà!"

Riuscì a strapparle un sorriso. "Il papà è un dormiglione!"

"Già lo è. Lui corse spedito ad avvisare levatrici e consiglieri ma, a gran dispiacere di entrambi, non potè entrare e starmi accanto. Quando venisti alla luce eri tutta rossa e urlavi impazzita ma quando sei stata posta fra le mie braccia... "Il mio cuore era in tripudio e le lacrime scorrevano a fiumi, il mio sogno più grande era lì con me. "... ti sei calmata e ti ho amato fin da allora. Eri bellissima. Anche il papà ti prese in braccio, sebbene lui temesse che ti potessi rompere come una bambolina di vetro, e pianse addirittura più di me! Eravamo felicissimi amore mio, tu eri lì con noi e non volevamo altro."

E quella sensazione si era ripetuta e si sarebbe ripetuta ancora nel corso degli anni. In Dany la vita sarebbe maturata ancora, innumerevoli figli e figlie si sarebbero formati in lei, eredi del Drago e del Lupo. La risata di Rhaella le scaldò il cuore. "Posso vedere Jae nascere?"

"Mi dispiace amore mio, ma non credo che sarà possibile. Ogni mamma ha bisogno di somma tranquillità quando da alla luce un bimbo. Lo capisci?"

Un lieve annuire nel calore pomeridiano. "Sì mamma, ma quando nascerà voglio ricoprirlo di bacini come faccio con Daeron!"

Certamente mio tesoro. Con il calcio, Jae rispose di sì. Potrai coccolarlo quanto vuoi.










"Com'è andata la visita? Sam ha fatto ingurgitare tante medicine al mio piccolo draghetto di neve?"

"No... diciamo semplicemente che il draghetto ha dovuto tenere sul naso un'impacco di ghiaccio per quasi mezz'ora in quanto il Gran Maestro voleva assicurarsi che il sangue non fuoriuscisse dalla narici insieme a quel restante muco..."

La sera era scesa su Approdo del Re, carica di stelle lattiginosa e di una delicata brezza notturna. Jon Snow era tornato dall'estenuante ciclo di sedute, incontri e riunione della giornata, aveva baciato la sua sposa, l'aveva presa per mano e le aveva rivelato di avere una sorpresa in serbo per lei. Un'altra. Jon le avrebbe portato persino la luna su un piatto d'argento se solo Dany glielo avesse chiesto. La sorpresa si rivelò essere una vasca da bagno stanziata nel bel mezzo di un camera da letto adornata dalle gemme di fuoco delle candele.

Le guance di Dany si imporporarono quando le labbra di Jon si posarono sul suo lobo. "La mia Khaleesi è stanca per il suo piccolo khalakka e allora il suo Khal Aegon ha deciso di farla rilassare un po'. Immergiti amore mio, chiudi gli occhi e sprofonda nella pace più assoluta. Ad ogni cosa penserò io."

"Mi stupisci ogni giorno di più Jon Snow." L'acqua era piacevolmente bollente, proprio come rientrava nei suoi gusti, e Jon doveva averla aromatizzata con essenze aromatiche al mirto e alla lavanda. La mano di lui, armata di spugna, la ricoprì in lente e sinuose mosse di schiuma. Passò sul suo grembo e lo baciò. Lo baciò ripetutamente come se fosse un gioiello. Ma non finì lì. Tirò fuori la lingua, fece delle boccacce scherzose e suoni divertenti.

Dany non riuscì a non ridere. "Jon! Non fare il pagliaccio!"

"Questo piccolino deve ridere, sarà un Khal che si gode la vita... blublublublu!" Incrociò gli occhi e fece una linguaccia. "Buonasera Jae! Il tuo papà ti ama tanto, lo sai?"

Quale meraviglia rara era il senso dell'umorismo di Jon Snow. Per il resto del mondo era un miraggio, una stella cadente ma non per lei, per Daenerys era naturale come il sole che si leva la mattina. Non vi era traccia del granito di Grande Inverno nel sorridente e buffo ragazzo che aveva difronte. Dal suo corpo, Jon salì alle sue spalle. Le massaggiò divinamente, le sue mani ruvide e dure come il cuoio sulla pelle levigata di Dany.

"Tu mi vizi Jon. Dimmi la verità... domani mattina pensavi di portarmi la colazione a letto?"

Le sarebbe piaciuto ammirare l'espressione stupita di Jon, ma aveva gli occhi chiusi e si stava godendo il trattamento fino al midollo. "Come hai fatto a scoprilo?! Hai per caso un sesto senso femminile?" Una risata. "Questo e altro per te amore mio. Darei ogni singolo brandello di me affinché tu sia sempre felice. Voglio solo gioia per te dopo le difficoltà che hai affrontato."

E io voglio altrettanto per te. Pensò Dany mentre tornò a crogiolarsi nel liquido e fumoso abbraccio e le mani di Jon continuavano la loro arte ultraterrena, liberandola dagli affanni della gravidanza. Desidero solo che la felicità ti inondi come un torrente Jon, non mi importa della tubercolosi o di Sansa o di Tyrion. Mi importa di te e chiedo agli Dei soltanto il tuo bene.

A Love of SpringDove le storie prendono vita. Scoprilo ora