Ogni stupore che io vivo al tuo fianco

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Nymeria.

Era questo il nome della lupa che zia Arya aveva esclamato con pizzico di sorpresa la sera prima, quando il papà era giunto d'improvviso al banchetto ed era svenuto fra le braccia della mamma. Quella rivelazione aveva mitigato la preoccupazione che aveva investito Rhaella a quella vista dei suoi genitori. Nymeria aveva un suono nobile, esotico, che portava alla sua mente immagini di sabbia e mare. Il suo cervello non era andato poi tanto lontano, siccome la zia aveva rivelato a lei ed Aemon che il nome della metalupa traeva origine da quello della regina guerriera del Rhoyne. Rhaella non aveva idea di cosa fosse e di dove si trovasse questo Rhoyne, ma era stata assai contenta di scoprire che l'amica di Spettro si chiamasse come una donna forte e coraggiosa.

Ma l'onda dell'euforia l'aveva investita in seguito, quando la mamma aveva riportato il papà a letto e si era lasciata alle spalle una sala invasa da un fastidioso vociare. Nymeria era la sorella di Spettro e un tempo era stata al fianco di Arya così come Spettro stava sempre al fianco del papà, queste le parole di zia Arya, la quale non aveva smesso per un secondo di accarezzare il pelo color granito della creatura. Benché Rhaella aveva sperato che non giungesse mai, alla fine la domanda tanto temuta era giunta:

"Come conoscete Nymeria piccoli?"

E allora era stato Aem a raccontare tutto in un flusso continuo di parole: le raccontò delle cripte, di Robb ed Olek e di Spettro. Alla fine, un solco era stato scavato sulla fronte di Arya, congiungendo le sopracciglia in un'unica e fine curva castana. Non disse nulla riguardo ai gemelli, ma acquietò i flutti burrascosi che fino a quel momento aveva tormentato il cuore di Rhaella.

"Cosa vi ha fatto pensare che io e la vostra mamma potessimo scacciare Nymeria? Il metalupo è il simbolo di Casa Stark e a Grande Inverno sono sempre ben accolti. Nymeria è libera di rimanere e andarsene quando vuole, ma mi domando per quale strano capriccio del destino ella sia capitata qui proprio alla vigilia delle mie nozze."

La risposta venne il mattino seguente, quando la bruma mattutina aleggiava ancora su Grande Inverno come una cappa d'argento e gli ultimi fiocchi di neve della nottata si depositavano sul terreno ghiacciato. Insieme ad Olek e Robb, i due più grandi principi Targaryen scivolarono furtivi contro le pareti in direzione delle cripte. Fra non molto l'intero castello sarebbe stato sveglio, attivo e lesto per l'importante giornata che aveva davanti a sé, perciò bisognava sbrigarsi. Nymeria era ritornata nelle cripte con Spettro al seguito e i bambini intendevano farle visita prima che il caos della festa prendesse il sopravvento su tutta Grande Inverno.

La scovarono adagiata dietro il sarcofago di Lord Rickard, il nonno del papà e bisnonno di tutti e quattro, la coda e il muso messi a guardia di un tesoro. Spettro le stava leccando le orecchie come se si stesse congratulando con lei. E ne aveva tutte le ragioni! Al di sotto del corpo peloso di Nymeria, un fiore umido era sbocciato. Come una coperta, il liquido accoglieva dei minuscoli e soffici batuffoli.

Rhaella non potè trattenersi dal sorridere: erano cuccioli! Cuccioli di metalupo! Doveva essere questo concentrato di emozioni che il papà aveva provato quando, tanto tempo addietro, si era imbattuto con i suoi cugini in una cucciolata nel folto del bosco! Entusiasta, Rhaella allungò una mano tremula verso gli esserini. Era intimorita dal possibile comportamento di Nymeria, avendo già avuto esperienza con le cagne gravide del canile reale. Tutte si erano sempre dimostrate strenuamente protettive nei confronti dei loro figli, svelando i denti e ringhiando minacciose. Ebbene, Nymeria non fu assalita affatto dal medesimo moto.

Anzi, con l'ausilio del muso, Spettro sospinse un cucciolo in direzione dei suoi palmi. Su di lui Robb, Aemon ed Olek aveva acceso una discussione, in quanto Aemon sosteneva che fosse lui il padre mentre i gemelli Baratheon affermavano il contrario. Padre o no, a Rhaella non importava. Se anche i cuccioli non erano sangue del sangue, lui aveva assunto il ruolo che un altro metalupo aveva lasciato vacante, divenendo così la figura paterna di cui i piccoli avevano bisogno. Rhaella ignorò il loro battibeccare, afferrando il cucciolo.

Era morbidissimo, piccolo e rossastro, una pallina dal manto rossiccio che emise un versetto non appena percepì il calore della madre allontanarsi. Rhaella se lo strinse al petto, beandosi delle sue zampette agitate. Era cieco e profumava di latte. Le ricordava una bambola, solo largamente più carina. Il suo minuscolo muso sfregò contro il suo corpetto alla ricerca del nutrimento. Non trovandolo, uggiolò nuovamente.

Ciao piccolino. I grandi sapevano impuntarsi nelle loro idee e imperare sui più piccoli, ma Rhaella li avrebbe sfidati in qualunque modo pur di difendere quei cuccioli. Nessuno avrebbe osato far loro del male. Vorrei portati a casa con me e farti conoscere il mio drago. Sono certa che lo ameresti. Tu vuoi seguirmi a Sud?

"Vado a prendere del latte. Voi tre bamboccioni sorvegliate i piccini invece di litigare!"









"Un brodo?"

"Brodo di pollo ad essere sinceri. E non rivolgermi quello sguardo! Dopo la tua trovata di stamattina mangiare è il minimo che puoi fare!"

Jon Snow sbuffò, abbandonandosi sui cuscini. Il mantello di pelliccia che fino a pochi istanti prima aveva costituito il suo vestiario alla cerimonia nuziale della cugina adesso penzolava sullo schienale della poltrona fronteggiante il camino. Daenerys e il piatto si frapposero fra il letto e la poltrona, decisi a far sì che almeno qualche cucchiaiata scendesse giù lungo la sua gola. Dany impugnava il cucchiaio con la stessa determinazione con cui, sul campo di battaglia, avrebbe impugnato una spada. La piega delle sue labbra non profetizzava nessuna clemenza: Jon l'aveva fatta arrabbiare e preoccupare e ora Jon avrebbe pagato.

"Apri la boccuccia Aegon, non vuoi che la zia si infuri ancora di più, vero?"

Aegon. Era veramente incavolata allora. A malincuore, Aegon ubbidì agli ordini. Percepiva la febbre bussare di nuovo alla sua porta e la gola gli prudeva, pronta per spuntare sangue. Non aveva idea di come fosse riuscito a reggersi in piedi qualche attimo prima, ma rimembrava ancora con freschezza il pensiero di dover essere lui e non qualcun'altro l'accompagnatore di Arya verso il suo sposo. Gli era spuntato nella mente all'alba, mentre navigava fra la veglia e il sonno e successivamente aveva approfittato dell'uscita di Daenerys per cambiarsi in tutta fretta e sfrecciare dritto da Arya. Lei si era dimostrata restia, intimandolo di ritornare sotto le coperte, ma alla fine aveva dovuto cedere dinanzi alle continua, implacabili e asfissianti richieste di Jon.

Il brodo era buono e gli riscaldò le membra, ingaggiando una lotta con il freddo glaciale che non aveva avuto intenzione di abbandonarlo dalla sera prima. Jon spalancò la bocca per accogliere un'altra cucchiaiata.

"Scusa..." Borbottò ingoiando. Maledetta febbre, sentiva il torpore calare su di lui come una cortina. "Perdonami amore mio, sono stato un idiota. Non riuscivo solo a sopportare il pensiero che un perfetto sconosciuto portasse Arya all'altare! Io sono il suo fratellone, con me lei aveva intessuto un profondo legame da piccola, non con qualche... ampolloso lord nordico!"

Dany smise di soffiare sul brodo e alzò gli occhi al cielo. "Tu non sei un idiota, tu sei l'idiota. Comprendo i tuoi motivi affettivi ma tu conosci bene quanto me le tue condizioni di salute. Hai bisogno di rimanere a letto, Jon, devi essere immerso nel riposo e nella pace. Ti perdono, ma mi devi solennemente giurare che da qui in avanti, durante tutte le tue convalescenze, non ti imbarcherai mai più in strampalati vagabondaggi, chiaro?"

"Chiarissimo come l'acqua mia Khaleesi."

Finalmente un sorriso, un genuino sorriso.

"Ottimo. Ora vedi di finire questo brodo che lo sanno solo gli Dei da quant'è che il tuo stomaco non vede qualche leccornia invitante. E dopo questo dormi senza fare storie!"







Lo fece, partendo per le lande del sonno dopo uno sbadiglio e aver concluso non solo il brodo, ma persino mezza coscia di pollo speziato. Dany gli augurò buon riposo con un bacio sulla fronte e con le coperte rimboccate, sostando poi lì al suo fianco e non distogliendo lo sguardo da lui.

Solo in un'occasione questo avvenne, la porta spalancata la fece voltare.

"Come sta?"

Era Sansa.

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