Tentativi

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In seguito al parto di Arya Daenerys espresse a Jon il suo desiderio di avere un altro figlio. Sapeva che Rhaella e Aemon erano ancora piccoli ma ogni giorno crescevano sempre di più e presto sarebbero stati troppo grandi per essere cullati fra le sue braccia. Le mancava la sensazione di calore nel grembo, i piccoli calci contro la pelle, un neonato profumato di talco e sapone e una boccuccia rosata contro il suo capezzolo gonfio di latte.

Jon le aveva promesso che sarebbe rimasta incinta ancora e perciò, ogni notte tentavano. Tentavano e ritentavano fino a che entrambi rimanevano senza forze. Il seme di Jon veniva a fecondarla ogni notte fra baci, carezze e sussurri. Ma, per adesso, sembrava non aver attecchito. Dany osservava i rubizzi e pasciuti gemelli di Arya dormire nelle loro culle e doveva contenere lo stimolo che le invadeva le braccia. Un stimolo che le diceva di prendere uno dei bambini e di cullarlo. Quando Aemon e Rhaella giocavano con lei l'unico pensiero che le invadeva la mente era quello di donare loro un ulteriore compagno di giochi, un fratellino o una sorellina.

Questa freddezza nel suo grembo influiva anche sulle giornate sue e di Jon. Ormai i loro pensieri erano interamente diretti verso quel nuovo erede che cercavano di produrre e durante le riunioni del Concilio Ristretto dovevano essere entrambi più volte richiamati da Tyrion o Ser Davos. E fu proprio durante una di queste riunioni che Dany si sentì sormontata dalla tristezza.

Stavano parlando degli accordi commerciali fra le Città Libere e Westeros e di una possibile imposta sul vetro di Myr, quando percepì qualcosa allo stomaco. Dei minuscoli pugni nella parte bassa del ventre le mozzarono il respiro e un improvviso giramento di testa le rese la vista offuscata per un attimo. Ma era quella sensazione di bagnato in mezzo alle gambe che la preoccupò.

No, no, no... lei era il Sangue del Drago, non doveva avere paura, eppure... eppure... se era quello che temeva allora le sue speranze stavano andando in frantumi per una settimana intera.

"Scusatemi signori." Si alzò e gli altri la imitarono. "Non mi sento molto bene... ma... ma tornerò tra poco."

Uscì dalla Sala con addosso gli sguardi di molti, ma soprattutto quello preoccupato di Jon.



Una volta giunta alla latrina nei suoi appartamenti constatò che era vero e l'amarezza pesò su di lei come un macigno. Sangue sporcava la sua candida biancheria intima e poteva significare una cosa sola: il suo flusso di luna era tornato e si era portato via l'illusione che quegli amplessi d'amore l'avessero ingravidata. No, per una volta l'infuocato seme Targaryen non era riuscito a renderla fertile. 

Sentì delle lacrime affiorarle agli occhi e scenderle a pizzicarle le guance. Le scacciò via con il dorso della mano. Lei era un drago e i draghi non piangono. Una volta che il flusso si sarebbe concluso lei e Jon avrebbero provato ancora... ma allora perché stava così male? Decise di cambiarsi e chiese a una serva di portarle delle pezze pulite. Dany le stava giusto sistemando sul fondo delle mutandine quando sentì la porta aprirsi e dei passi risuonare sul pavimento. Era Jon. 

"Dany? Dany che succede? Tutto bene?"

Da dietro il muretto a metà che divideva quel luogo intimo e per i bisogni dal resto della stanza Daenerys si fece sentire e Jon la raggiunse. Quando lui vide la biancheria macchiata di sangue in un angolo capì tutto e si inginocchiò per stringerla a sè. Dany si abbandonò a quella stretta, stringendolo fino a che le sue unghie penetrarono nella stoffa grigia del suo farsetto. Pianse per la promessa mancata di una vita nel suo grembo.

"Ssh Dany..." La sua carezza sul suo capo la rassicurò molto di più di mille parole. "Ci ritenteremo ancora vedrai, arriverà il momento propizio ma noi non possiamo obbligare un bambino a venire, lo capisci?"

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