Coccole fra le sabbie

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Il resto della corte arrivò una settimana dopo e, dopo aver passato cinque giorni sotto il tetto del Principe Martell ai Giardini dell'Acqua, ripartirono. Il desiderio di Daenerys e Jon era quello di non infastidire troppo chi li ospitava con un'enorme quantità di persone alle quali badare. Perciò, in una limpida mattina, salutarono e ringraziarono di cuore il Principe Quentyn per la sua gentilezza e montarono con i bambini su Drogon e Rhaegal diretti verso Tomba del Re

Tomba del Re apparteneva alla Casa Manwoody, il cui stemma rappresentava un teschio con una corona d'oro su sfondo nero. Quella sarebbe stata l'ultima città che avrebbero visitato a Dorne perché in seguito avrebbero attraversato le Montagne Rosse e si sarebbero inoltrati nell'Altopiano. Ma vi era anche un altro motivo, oltre alla vicinanza geografica con altre regioni, per cui avevano scelto Tomba del Re: la Torre della Gioia.

Il luogo in cui Jon era venuto alla luce e in cui per farlo Lyanna Stark aveva abbandonato la vita, il luogo dove l'amore di un lupo e di un drago si era consumato nella sua potenza e dove si poteva ancora percepire il profumo delle rose blu di Grande Inverno nell'aria non distava molto dal seggio di Casa Manwoody. E, come la volta precedente, Jon intendeva farvi visita e deporre un fiore tra quelle rocce sbiadite dal sole come omaggio ai genitori e a coloro che lì erano caduti nello scontro che avevano visto contrapposti gli alleati di Ned Stark e tre cavalieri della Guardia Reale.

Lo fece in un mezzogiorno così caldo da togliere il respiro mentre i raggi solari scendevano a picco sulla costruzione in rovina rendendo le pietre roventi al tatto. Il fiore era un giglio rosa colto nei Giardini dell'Acqua poco prima della partenza e in quella landa marrone e dorata il suo colore spiccava a vista d'occhio come un intruso. Erano arrivati a Tomba del Re quella stessa mattina e avevano lasciato Rhaella e Aemon al castello nelle abili mani delle ancelle di Lady Manwoody.

La valle era silenziosa e i draghi aspettavano alle loro spalle con le squame scintillanti al sole. Sembrava quasi che anche loro comprendessero la solennità del momento e del luogo. Gli occhi grigi di Jon erano fissi sull'edificio decadente e Dany vi leggeva all'interno tantissimi pensieri. Pensieri sul passato, sul presente e sul futuro, pensieri sulla sua identità e sull'identità degli altri. Dany gli posò una mano sulla spalla per confortarlo per poi cingersi attorno al suo braccio.

"Non penso che riuscirò mai a comprendere realmente il passato." La voce di Jon Snow era seria. "Eppure so che loro mi amavano e che io sono... io sono Aegon Targaryen, sesto del mio nome, re dei Sette Regni e figlio di Rhaegar e Lyanna."

"Che tu sia Jon Snow o Aegon Targaryen io ti amo lo stesso e ti amerò sempre, ricordatelo." Lo baciò sul lobo dell'orecchio e quel piccolo gesto fu sufficiente per smuovere Jon dalla sua immobilità.

"Anche dopo tutto quello che abbiamo passato?"

"Soprattutto dopo tutto quello che abbiamo passato. Ci ha resi più forti e ha reso più forte il nostro amore."

Jon chiuse gli occhi ed emise un profondo respiro, come se avesse bisogno di calmarsi in tutta quella marea di pensieri e frasi. Poi li riaprì e, sorridendo, ritornò a guardare Daenerys posando una mano sul suo ventre. "Anche io ti amo nonostante tutto e tutti e ti amerò sempre. Darei persino la mia vita per te, per voi." Una carezza solcò il ventre di Dany e lei se la godette mentre Jon continuava a parlare: "Ma adesso è meglio che ritorniamo a Tomba del Re, non voglio che tu e il bambino continuate a rimanere qui sotto un sole cocente. E poi i nostri due gioielli si staranno chiedendo dove siamo finiti."

Ritornarono ai draghi e mentre Drogon si alzava in volo verso il cielo alzando nuvole di polvere con le ali Daenerys gettò un ultimo sguardo alla Torre della Gioia. Si innalzava sulla roccia con grazia mentre dietro di lei le cime innevate delle Montagne Rosse tagliavano il cielo con le loro creste frastagliate. Era una sentinella delle montagne, quella torre, un eremita fra le sabbie.

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