Capitolo 65 (Tossico)

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Sono seduta sul divano del terzo piano dello yacht, guardando il sole tramontare.
Quello stesso divano su cui ci siamo donate a vicenda dopo aver parlato.
Domani sarà l'ultimo giorno che passeremo qui, arriveremo a Belize nel primo pomeriggio.
Sono passati 4 giorni dalla morte di Sabrina, e così dal momento in cui Zulema mi ha lasciata.
Quattro giorni che sono serviti a tutte per metabolizzare la cosa.
Saray sembra voler nascondere tutta la sua tristezza sotto la sua solita euforia e felicità.
Il giorno dopo aver spinto Sabrina nel mare, sembrava stare cosi bene, nonostante si potesse scorgere proprio nella sua felicità, falsa, il suo malessere.
Vuole mascherare il suo dolore.
Ma questo forse con il tempo peggiorerà solo le cose, aumentando in lei il dolore che non sta buttando fuori.

Rilascio un sospiro pesante, mentre sento il mio dolore uscire.
Non posso.
Non riesco a mascherarlo.
Zulema mi manca come l'aria.
Non riesco a respirare senza di lei.
Lei che era diventata il mio piccolo mondo.
Un mondo che ormai sentivo mio.
Comincio a piangere, mentre il mio respiro si affanna e le sue parole risuonano nella mia mente.
Mi porto una mano sul petto, che si alza e si abbassa con un'alta frequenza, come ogni sera da quel giorno.
Vengo qua su e mi lascio andare.
Una cosa che non posso fare per tutto il giorno.
Se prima la sentivo lontana, ora non la sento proprio.
Non mi sta vicina e cerca di stare il meno possibile nella mia stessa stanza.
Quando capita, il suo sguardo non si posa mai su di me e il mio cuore si spacca.
Non vedo quegli occhi verdi da quattro giorni e mi mancano terribilmente.
Mi evita, facendomi sentire così tremendamente sbagliata.
Mi incolpo di tutto.
É colpa mia.
Ha ragione.
Sono tutto quello che ha detto e mi dispiace.
Incolpo me della morte di Sabrina.
Le lacrime solcano il mio volto, cadendo poi sul divano.
Sento il dolore farmi male.
Uno di quei mali che ti porti dentro per sempre, perché ti segnano.
Come una macchia indelebile nel tuo percorso.
Zulema si sbaglia.
Non siamo tossiche.
Ma non mi ascolta.
Non mi parla.
Non mi guarda.
Mi tratta come se fossimo ancora le Macarena e Zulema del carcere. Quelle che si odiavano e si volevano uccidere.
Si comporta come se non ci fosse mai stato niente, come se avesse cancellato ogni abbraccio, ogni bacio, ogni carezza, ogni notte.
Mi manca tutto di lei, il suo corpo, da stringere, e che mi fa sentire protetta, il suo profumo, che rimaneva sulla mia pelle dopo aver fatto l'amore, i suoi baci, così rassicuranti.
Mi bastava lei.
Non mi serviva nient'altro.
Ma probabilmente per lei non è cosi.
Mi ha lasciata, dicendomi parole pesanti, che mi hanno ferita.
Ma quello che mi ha fatto più male, è stato il suo sguardo freddo e impassibile, mentre avevo il suo viso tra le mani.
Mi sento così tremendamente vuota.
Come se mi mancasse un pezzo.
Il mio cuore è frantumato in milioni di pezzi, e la parte che mi faceva sentire bene, quella che mi dava la forza e la voglia di alzarmi ogni volta, se n'è andata.
Zulema se n'è andata.
Lei che riusciva a riempire l'unico vuoto che per tutta la vita mi ha fatta soffrire.
Quel vuoto che si ha da adolescenti, mentre temi che la persona giusta non arriverà mai.
Quel vuoto che senti da adulto, anche se, magari, tu sei con una persona al tuo fianco, ma nonostante tutto, continui a sentire che qualcosa non va.
Per anni e anni ho sentito quel vuoto, a cui avevo fatto l'abitudine con il tempo, finendo per non farci nemmeno più caso. 
Poi ho conosciuto Zulema, e tutto si é annullato.
Persino quando ci odiavamo, una parte di me sentiva che era lei il pezzo mancante.
Quella figlia di puttana che ora sta chissà dove su questo stupido yacht.
Quel elfo del puto infierno, che mi ha salvata dalla lavatrice, tirandomi fuori.
Non ricordo nulla, ma mi basta sapere che mi ha salvato la vita.
Quando mi disse che lo fece solo per potermi uccidere, mi veniva da ridere perché non ci credevo minimante.
E non ci credo nemmeno ora.
Mi lascio cadere sul divano, mentre le lacrime mi rigano il viso e un piccolo sorriso, al ricordo, si stanzia sul mio volto.
Guardo il cielo, che si sta scurendo, mentre il sole continua a scendere.
Tra pochissimi minuti sparirà oltre l'orizzonte.
La mia mente non fa altro che pensare.
Ancora e ancora e ancora.

Cosa mi porta ad amarti? -Zurena-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora