Capitolo 46 (Cancro)

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"Maca hey...tutto bene?"

Mi alzo di scatto dalla sabbia, ora fredda per la temperatura notturna.
Ad essere sinceri questa sera è più fredda delle solite e in cielo la luna ha cominciato a coprirsi dietro alle nuvole nere.
"Ehm...ciao...cosa ci fai qua?"
Mi asciugo subito le lacrime, cercando di sembrare il più tranquilla e calma possibile, mentre il ragazzo con gli occhi di ghiaccio si avvicina a me.
"Volevo salutarti e sapere come stavi. Siamo ancora amici se non sbaglio" sorrido, guardandolo e ringrazio il buio della notte che mi copre gli occhi rossi e lucidi.
"Ti ringrazio Michael. Ma sto bene"
"Non mi sembra" si avvicina ulteriormente, stringendomi in un abbraccio.
"É stata quella stronza di Zulema?" Mi stacco immediatamente da lui, guardandolo male e puntando i miei occhi nei suoi.
Per quante cose brutte le ho detto poco fa, non sopporto che altri la offendano.
É più forte di me.
Amo Zulema e non ho il controllo su quello che provo.
Che sento.
E non riesco nemmeno a controllare le mie azioni, quando si parla di lei.
"Non parlare cosi. Non la conosci"
"No, però so come ti fa stare" si avvicina ancora, cercando di prendermi, ma io mi allontano.
"Micheal smettila"
"Dai Maca, ammetti che é una stronza e che con me stavi meglio" mi afferra un braccio, e cerco di togliere la presa, che diventa più forte.
"Fossi in te lascerei immediatamente il braccio della Bionda" mi giro verso la figura poco distante, che indossa una felpa nera, con disegnato qualcosa che ora non riesco a vedere per il buio.
Deve essere una di quelle che ha comprato oggi.
Ne avrà prese milioni.
Il cappuccio é tirato sulla testa, mentre il vento, diventato gelido, le scompiglia i capelli lasciati fuori dalla stoffa.
"Ah eccola. Prima la fai soffrire e poi pretendi che nessuno la tocchi?" Si avvicina lentamente, con le mani nella tasca della felpa, e sbuffando una risata.
"E tu che cazzo ne sai di noi?" Quel noi, pronunciato da lei mi fa rabbrividire. Un noi che ora sento così lontano e in bilico. Quasi sull'orlo di un disastro.
"Cosa ne so? So che tu, stronza di merda, l'hai già ferita abbastanza! Tu non c'eri quando la trovavo accasciata per terra, struggendosi per il dolore che stava provando per te" Zulema mi guarda, mentre abbasso la testa. Non le ho mai raccontato nulla di quello che è successo dopo quella fottuta telefonata, così come lei non mi ha raccontato nulla di quello che è successo in carcere.
È in questo esatto momento che capisco di aver costruito quel castello di carta, su una lastra di ghiaccio. Che inevitabilmente avrebbe fatto crollare tutto.
Non abbiamo mai parlato di niente. Mai.
Ci siamo sempre e solo scopate, troppo prese dallo stare di nuovo insieme, per comprendere davvero la necessità che avevamo di chiarire così tante cose.
Dopo aver chiuso gli occhi per qualche secondo, probabilmente pensando a come mi devo essere sentita dopo la sua telefonata, l'araba si volta verso Michael, con occhi di fuoco.
"Tu non sai un cazzo"
"Invece so molto più di quanto credi. Macarena deve stare con me! Non lo vedi cosa le fai provare?"
"Oh...tu non hai idea di quello che le faccio provare" dice soffiando una risata, che se da un lato mi fa accendete qualcosa nello stomaco, dall'altro mi fa incazzare. Come può scherzare in un momento così?
Ma in fondo è Zulema, no?
"Sei una troia e basta"
"Ripetilo" gli afferra la gola, premendo forte, mentre Micheal spalanca gli occhi, preso alla sprovvista.
"Zulema mollalo! Ora!"
L'araba non ha intenzione di mollare la presa, e io le prendo il viso, girandolo verso di me.
"Calmati ora. Mollalo"
"Col cazzo"
"Zulema ti prego" la guardo preoccupata doppiamente: sia per Micheal, ma soprattutto per lei, non voglio che si metta in qualche guaio.
"Ti prego"
"Vattene" molla la presa dubito dopo averlo sussurrato e Micheal tenendosi la gola se ne va, correndo quasi.

"Sei diventata stupida?! Sei pazza?"
"Non mi piace"
"Ah allora lo strangoli?"
"Non deve toccare le mie cose" sbuffo una risata, scuotendo poi la testa, guardando la sabbia sotto i nostri piedi.
"Fanculo"
"Cosa vuol dire?"
"Vuol dire fanculo! Conosci altri significati?" Dico avvicinandomi al suo viso pericolosamente.
Per quanto sia incazzata nera, e per quanto io ora la voglia odiare, l'unica cosa che mi piacerebbe fare è attaccarmi alle sue labbra, e rimanere li per sempre.
Ma non lo farò.
Mi giro, e faccio per andarmene, ma lei mi afferra un polso, tirandomi indietro.
"Smettila di andartene mentre parliamo!"
"Non stiamo parlando"
"Allora ascoltami!"
"Ho detto di no Zulema" mi tolgo dalla sua presa e faccio qualche altro passo, prima di essere bloccata nuovamente, questa volta con più grinta.
"Porca puttana Macarena"
"Che cazzo vuoi?" Le do una spinta dalle spalle, facendola indietreggiare.
"Che tu mi ascolti"
"Sai quando avrei voluto ascoltarti? Quando sei arrivata. Avresti dovuto dirmi tutto cazzo!! Hai peggiorato la situazione. Probabilmente mi sarei incazzata la stesso, ma mi hai mentito per giorni, e questo mi sta facendo logorare. In più non sei venuta da me, probabilmente non me lo avresti mai detto...vero?"
"Smettila cazzo!"
"È vero o no Zulema?!" Alzo la voce, vedendola, forse una delle poche volte, abbassare la testa.
"Allora?!" Sono implacabile, intenta a riceve spiegazioni.
"Si cazzo okay?! Si cazzo! Non te lo avrei mai detto! Contenta?" Mi urla a due centimetri dalla faccia.
"Ecco appunto"
"Mac-"
"No zulema! Ti rendi conto che hai fatto tutto per la tua cazzo dì libertà?! Ci hai vendute cazzo! Se fossi scappata ti avrei aiutato distruggendo la mia stessa vita per te, ma così no. Così sei stata la solita stronza figlia di puttana"
"Mac-"
"Deve finire qua" la interrompo subito, vedendola alzare di scatto la testa, sentendo le mie parole.
"Cosa stai dicendo?"
"Sto dicendo che non voglio stare con una persona che mi mentre continuamente, e che mi tradisce"
"Vuoi che non stia più con te? È questo che vuoi?"
"Si" la guardo, per qualche secondo, vedendo prima i suoi occhi diventare leggermente lucidi, pervasi dal dolore, per poi vedere innalzarsi nuovamente quei muri che dopo tanto ero riuscita a distruggere.
Quegli stessi muri che ora si stanno mettendo nuovamente tra me e lei.
Ho letto nei suoi occhi il dolore delle mie parole, e per quanto mi dispiaccia, sento di doverlo fare.
Sento di dovermi tutelare in qualche modo.
"Bene. Bastava dirlo" mi sorpassa, dandomi una spallata, e si dirige in casa, sbattendo forte la porta.
Non vedendola più, comincio a singhiozzare, gettandomi per terra e stringendo la sabbia nei pugni delle mani, sentendola uscire dalle dita.
Sento i singhiozzi rubarmi il respiro, che diventa sempre più difficoltoso mantenere regolare.
Vado in affanno, sentendo una parte di me rompersi.
Mi incammino verso non so nemmeno io dove.
Scalza.
Con le braccia strette al corpo, per proteggermi dall'aria gelida che mi sta facendo scendere brividi ovunque e con le lacrime a rigarmi il viso.
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Cosa mi porta ad amarti? -Zurena-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora