Dicevo: il Sole e la Luna, destinati a rincorrersi. E così è. Ci rincorriamo una notte, un'altra e un'altra ancora. Il mio personale e maledettamente coinvolgente circolo vizioso. Una droga di cui volente o nolente non riesco a fare a meno. Lui, le sue braccia, i suoi baci, una doccia calda e noi due stretti come in una magnificente scultura di marmo di Bernini, con l'acqua che ci piove addosso come nel più bello dei sogni. Non sembra cambiato nulla da quando la mattina dal bel sogno venivo svegliata con una specie di secchio d'acqua gelata. Ci sono piccole cose però che mi fanno pensare che piano piano anche lui stia aprendo gli occhi.
Stamattina abbiamo fatto tardi. Nel senso che non abbiamo sentito la prima sveglia, ma ci siamo alzati soltanto quando bisognava svegliare anche GioGio. Io sono rimasta chiusa nella stanza, onde evitare rischi con Gioia, mentre invece Claudio e la piccoletta si sono sbrigati a prepararsi.
<<Golizzi, io vado ad accompagnare Gio' e scappo in facoltà, ci vediamo lì>>
Afferra la giacca, si avvicina al letto e uno di quei minuscoli ma importanti gesti di cui parlavo è che mi concede un tenero bacio prima sulla fronte e poi sulle labbra.
<<Ti ho lasciato qualcosa per la colazione in cucina>>, mi sussurra un secondo prima di varcare la soglia della stanza. Gio' lo aspetta in salone.
<<Papà ma perché la doccia era bagnata stamattina? Ti sei fatto la doccia di notte?>>, è la nana a chiederlo e fatico a non scoppiare in una fragorosa risata, alla fine soffoco tutto nel cuscino.
Faccio una corsa infinita per arrivare a casa. Diletta è già uscita ovviamente e mi ha lasciato un post-it sulla porta della mia camera, che leggo mentre tiro fuori dall'armadio dei vestiti puliti da mettere. Nella fretta prendo una gonna nera semplice morbida, ma sì, non ho tempo per cercare altro, andrà bene questa con una camicetta bianca e uno stivaletto rigorosamente basso per non faticare. Abusare clandestinamente di CC aiuta la donna che è in me a uscir fuori senza paura.
Amica mia, se non la smetti di farmi rosicare che vai a letto con il professore più sexy di tutta Roma e dintorni e neanche torni per colazione, ti sfratto. Sempre e solo tua (purtroppo), Didi.
Un'amica del genere è una fortuna che capita a pochi. E io me la tengo strettissima.
Oggi c'è la consegna e in che giorno potevo essere in clamoroso ritardo? Naturalmente oggi. Il mio tempismo fallisce che è una meraviglia. Mentre chiudo la porta di casa, correndo per le scale nella speranza di non rompermi una caviglia, mi squilla il telefono. È Barbara.
<<Lyd, ma dove sei? Fabbri sta ritirando i lavori>>, mi urla contro lei in preda a una crisi di nervi. Sento sotto i tentativi inutili di Rocco di calmarla.
<<Sto arrivando>>, mentire per telefono è senza alcun dubbio più semplice che farlo di persona.
Cerco di sbrigarmi il più possibile, anche Bolt mi stringerebbe la mano per la celerità con cui percorro gli ultimi tratti a piedi che mi separano dalla facoltà. Riesco a vedere Fabbri nell'atrio in procinto di andare via. Mi guarda perplesso dal mio essere così sfatta già di prima mattina, ma accetta comunque la mia consegna, accennando a un sorriso compiaciuto.
Barbara, Rocco e Roberta mi aspettano vicino alla macchinetta del caffè, ne necessito uno immediatamente, dato che a casa di Claudio per sbrigarmi ho smangiucchiato solo qualcosa senza bere niente perché ero già in un fottuto ritardo.
Ormai anche loro si sono abituati ai miei ritardi e smettono di chiedermene i motivi, per fortuna direi, dato che ho finito le scuse da inventare. Il profumo di Claudio, che ha la colpa di lasciarmi assuefatta per minuti e ore interminabili, non posso usarlo.
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Storia di una ragazza disordinatamente normale
Romance"Essere adolescenti. La cosa più crudele che la natura potesse programmare per l'uomo." Questa è la frase con cui inizia questa storia, la storia di Lydia, un'adolescente che sta iniziando a diventare donna adulta, che non si è mai innamorata di un...