"Essere adolescenti. La cosa più crudele che la natura potesse programmare per l'uomo."
Questa è la frase con cui inizia questa storia, la storia di Lydia, un'adolescente che sta iniziando a diventare donna adulta, che non si è mai innamorata di un...
Diletta ha aspettato che mi richiudessi il cancello del villino alle spalle prima di rimettere in moto e andare via. In macchina mi ha rassicurato che per qualunque cosa sarebbe bastato farle un colpo di telefono, che non devo partire col piede di guerra e ascoltare cosa lui abbia da dire e soprattutto che comunque vada, vivere questa storia è stato un viaggio bellissimo. Ha ragione. Non rinnegherò mai nulla, perché se questa estate è stata tanto bella e magica, il merito è in gran parte di Claudio.
La casa è avvolta in un tetro silenzio o probabilmente è il mio umore a renderla tanto spettrale. La tv rimane spenta, mentre io mi accoccolo sul divano, dopo aver posato la borsa sul tavolino. Devo rilassarmi e non pensare alle parole da utilizzare, perché so già che sarebbe inutile. Ogni sforzo di mantenere la calma si rende vano appena sento la chiave girare nella serratura. Il cuore mi salta in gola e posso dire la stessa cosa per lui. Non si aspettava di trovarmi qui. Ha l'aria stanca.
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<<Che ci fai qua? Stavo per chiamare la polizia quando ho visto le luci accese>>, sospira lui ritrovando una parvenza di tranquillità. Posa le chiavi di casa sul mobile all'ingresso, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle.
Respiro profondamente. <<Scusa, non volevo spaventarti>>. Mi alzo in piedi e nel frattempo lui mi ha raggiunto davanti al divano.
<<Non ti preoccupare. Non pensavo di trovarti qua...>>, la sua apparente serenità mi rende nervosa.
<<Dov'eri?>>, non voglio risultare già prevenuta, per questo il tono è calmo.
<<In giro con Massimo e Niccolò>>, risponde banalmente lui.
Devo chiederglielo io, visto che lui a quanto pare non prova neanche ad essere sincero. Respiro profondamente di nuovo per trovare coraggio di sentire la verità. <<Hai incontrato Natalia?>>
Lo sgomento prende il posto di quella falsa tranquillità che si era dipinto sul volto. <<Mi hai seguito?>>, domanda a metà tra l'essere perplesso e arrabbiato.
<<Ma credi davvero cambi qualcosa...>>, rispondo neanche alzano la voce, è troppa la delusione. <<Sei stato al "Seven nights"? Ho trovato ieri mattina il bigliettino da visita sulla tua scrivania. Perché non mi hai detto che l'avevi vista? Ecco perché quegli sguardi al ristorante...>>. Purtroppo sono fatta male. Una volta che parto, non riesco più a trattenermi.
<<Sì, è vero, l'ho incontrata quella sera che avevamo litigato, ma io non sapevo che il locale fosse il suo e ci sono tornato stasera perché Niccolò ha insistito!>>, annuisce, ammettendo quella che lui dice essere la verità.
<<Certo... noi litighiamo e tu esci a bere con i tuoi amici e te ne vai al locale da lei, mi sembra giusto>>, scuoto la testa arrabbiata, mi sento in qualche modo tradita e so che esagero, però adesso non riesco a guardarlo negli occhi. <<Perché non me l'hai detto? Avrei preferito saperlo da te, piuttosto che trovare un cazzo di bigliettino!>>