"Will you whisper in my ear those three words I wanna hear?"

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Arrivare in facoltà pochi secondi dopo l'orario di apertura dei cancelli è una soddisfazione che non credevo avrei mai provato nella vita e infatti, penso che non ricapiterà più. 

Il sole ancora non illumina l'atrio quando entriamo; Diletta scappa in aula con la promessa di incontrarci alla fine della sua lezione. Io invece, che non dovrei essere qui, dato che le mie elezioni iniziano fra 2 ore, sono venuta qui per lavorare al laboratorio di Razzanti e Claudio. A casa non combinerei molto conoscendomi...

La biblioteca, adibita a sala computer, è in assoluto il posto più silenzioso in cui sia mai stata. È la prima volta che ci entro e mi sorprendo di come risulti molto accogliente nonostante i pesanti libri messi a ogni parete, la tetra assenza di rumori vitali e l'inquietante signora seduta alla cattedra all'ingresso, che indossa un paio d'occhiali scuri e pesanti sul naso a patatina, i capelli biondi a caschetto, è vestita elegante e siede davanti ad un pc a catalogare libri e di tanto in tanto si massaggia le tempie con due dita.

Entro, timorosa quasi possa sgridarmi e invece mi ignora completamente, si adegua al generale atteggiamento di ogni essere umano facente parte del mondo dell'ateneo nei riguardi di noi matricole: esseri inferiori e sottosviluppati. L'idea che i loro occhi ci passino attraverso a volte mi rassicura, essendo stata abituata ad essere anticipata dalle chiacchiere di corridoio per un periodo del liceo, è una novità assoluta e abbastanza destabilizzante non essere proprio considerata.

Mi siedo a una delle scrivanie su cui sono apposti due computer e dalla mia borsa (che ho cambiato, in segno di ribellione verso Claudio) tiro fuori le dispense che ci ha fornito proprio il professor Conforti all'ultima lezione, insieme al foglio su cui ho appuntato le cose su cui Razzanti si è focalizzato maggiormente e su cui ci ha chiesto di lavorare in vista dell'imminente esposizione delle prime settimane di laboratorio, a cui ha partecipato in parte e per questo si è reso tanto disponibile in questi giorni.

Di idee ne ho parecchie e su un foglio Word appunto confusamente ogni particolare, i pensieri corrono ed è bene fermarli subito prima di perderli nel vagare della mia mente... la sintassi lascia a desiderare ma su quella posso lavorarci anche con calma.

Il silenzio tombale della stanza viene squarciato in due, come un fulmine nel cielo buio, da passi lenti ma definiti, li riconosco, sono inconfondibili. Alzo lo sguardo ed ecco Claudio Conforti entrare in scena, munito di 24ore e completo blu notte, capelli perfetti e occhi splendenti. Tante volte lo guardo ancora e non ci credo che un essere tanto mistico abbia posato quegli occhi meravigliosi su di me, poi mi ricordo di quanto è stronzo...

<<Buongiorno>>, esordisce lui con aria solenne, sorridendo in maniera ammiccante alla signora "bibliotecaria".

<<Buongiorno>>, risponde lei arrossendo come una quindicenne ... CC riesce a scalfire anche le donne più algide.

Chino di nuovo lo sguardo sulla tastiera del computer ed evidenzio poi un titoletto di un paragrafo sulle dispense. Cerco in tutti i modi di far sì che se ne vada al più presto non rivolgendogli la parola.

<<Manuela>>, continua lui rivolgendosi alla stessa signora.

<<Dimmi Claudio>>, ribatte lei con tono lievemente imbarazzato.

<<Non è che potresti andare a prendermi un caffè?>>, chiede lui sogghignando quanto basta per farla crollare. È scandaloso. La stessa tattica con tutte. Un opportunista senza speranza.

Lei si alza annuendo compiaciuta, onorata quasi, leggo nei suoi occhi chiaramente la speranza che assecondandolo, lui la noti di più, cioè ciò che pensa ogni donna che prova ad approcciarsi a lui.

<<Golizzi>>, prosegue verso la scrivania dietro alla quale sono seduta, <<già al lavoro così presto? Devo preoccuparmi?>>

Storia di una ragazza disordinatamente normaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora