Un ponte sul Tevere, due panini, due capitani e il pistacchio

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La ginnastica, come tutto ciò che comprende un'attività sportiva, non è il mio forte. Sono pigra, mi piace stare ore sul divano a guardare la TV, mangiando schifezze, odio sudare e odio faticare. Preferisco studiare per ore piuttosto che squattare e ho detto tutto.

Questo mio atteggiamento di certo non favorisce i rapporti col mio insegnante di educazione fisica, che non fa altro che sottolineare quanto le donne siano scansafatiche a differenza dei virgulti maschili. Io per principio mi rifiuto di collaborare con un imbecille simile, ma le mie compagne invece preferiscono farsi umiliare pur di avere un minimo contatto con lui, che gradevolmente le aiuta a fare gli affondi.

<< Proprio non riesco a starti simpatico>> mi ha raggiunto sulla porta di ingresso alla palestra, dove stavo mandando un messaggio a Didi per dirle di muoversi nello spogliatoio

<< Il tuo maschilismo mi urta i nervi a dir poco>> replico secca, austera...forse anche troppo

<< Fammi cambiare idea allora>> si avvicina appoggiando la sua schiena sullo stipite opposto a quello dove sono poggiata io

<< Un pecorone come te difficilmente cambia idea, anche se legge Hawking e regala libri di Freud>> controbatto incrociando le braccia al petto

<< Tu però sembri più testarda di me>> il suo sorrisino mi manda ai pazzi ... e non positivamente, però quel bruciore allo stomaco vorrei non sentirlo

Veniamo interrotti da Diletta, che per aprire la porta dello spogliatoio per poco non inciampa, franando a terra come nelle peggiori commedie americane. Io prendo al volo la scusa per fuggire via, nonostante Andrea sembri quasi fare un gesto per fermarmi, che evito al millimetro.

<< Quello ci sta provando palesemente ormai>> mi confida proprio sottovoce la mia bionda amica, mentre camminiamo nel corridoio verso la classe, dove la Tareddi sarà già entrata per l'ennesima pallosissima lezione di letteratura inglese dei miei stivali

<< Ma di che>> la risposta non concede appigli alla sua malizia

<< Io direi che è arrivato il momento di dare uno scossone a tutto questo piattume, siamo a novembre e sono due mesi che non guardi un uomo e mi dici "carino!">> il suo incitarmi lo apprezzo, ma vorrei solo tornarmene in camera e passare una serata tranquilla al pc, quello è facile, prevedibile, niente emozioni da gestire che non siano troppo forti

<< Che senso ha?>> borbotto, sbuffando << ti piace uno e ricominci a stare male perché non ti vuole... non c'ho la forza adesso>>

<< Ma chi l'ha detto che devi starci male? Ti piace uno, se lui ci sta (ed è molto probabile) bene, altrimenti avanti il prossimo...non serve starci male!>> il suo ragionamento non fa una piega

<< Il problema sono io infatti>>

Apro la porta della classe e Didi prova ancora a bofonchiare qualcosa, ma la vista della faccia gelida della Tareddi che ci fissa incavolata la fa ammutolire. Tutti sono già ai loro posti, manchiamo solo noi.

<< Eccole, le nostre gossip girls>>

Ci chiama così dal primo anno perché stiamo sempre a chiacchierare. Tutti i torti non ce l'ha.

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Driiiiin!!!

Usciamo dal cancello finalmente. Il venerdì ogni volta è un traguardo così agognato da poter essere paragonato a un voto buono a scienze, ma è più probabile vincere al lotto per me. Non ne posso più di questa scuola di merda, di vedere la Perticoli con quel sorrisetto che le cancellerei a forza di schiaffi e dei compiti...roba che il tempo libero non so neanche dove sta di casa.

Storia di una ragazza disordinatamente normaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora