"I can't say goodbye"

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Naturalmente essendo venuta con Gabriele, per andare a casa Conforti salgo in macchina di Claudio prima ancora che sia lui a farlo. Mette in moto con la sua solita rapidità, ma sembra davvero non abbia fretta di rincasare, per una volta decide di adeguarsi alla tipica calma romana e non sfreccia per le strade come fosse in "Fast & Furious".

Non accendo la radio stavolta, siamo entrambi con la mente altrove. Chiamo i miei per aggiornarli e dirgli che non so a che ora rientrerò, quindi di non aspettarmi svegli, nonna obbliga mia madre a darle il telefono per parlare con me, è sinceramente preoccupata per Gioia e vuole sapere anche come sto io, la rassicuro in ogni modo e quando capisce che sono con Claudio si rasserena.

Lascio la macchina quando ha ultimato le manovre di parcheggio, stringendomi nel cappotto. Fa davvero freddo stasera. Mi avvicino al cancello, aspettando che sia lui ad aprire. Casa è nello stesso perfetto ordine di quando sono andata via con Gabriele oggi e per fortuna il timer dei riscaldamenti ha fatto il suo dovere e casa è già tiepida. Appoggio la borsa con il giacchetto all'appendiabiti, tenendo fuori solo il cellulare, mando un messaggio sbrigativo a Gabriele, eclissando sul fatto che sono da Claudio.

Gabri: Be' allora vieni da me, magari può aiutarti...

E mentre cerco le parole per rispondere, Claudio si siede sul divano, girandosi i polsini della camicia fino ai gomiti. È davvero affranto e dopo quello che ho saputo da Isabella, no, non ce la faccio ad andarmene.

Lyd: No, scusami, però preferisco andare subito a farmi una bella dormita. Ci sentiamo domani.

Gabri: Come preferisci, buona notte.

Lyd: Buonanotte.

Mi sembra di essere spettatrice della mia stessa vita, come se non mi rendessi conto fino in fondo di ciò che mi accade intorno. La scena ha del surreale, io e lui di nuovo da soli in questa casa come l'estate scorsa, lui di nuovo afflitto per un problema, che stavolta mi riguarda in maniera più diretta. Vorrei fare qualcosa per alleggerirlo, spero basti un po' di compagnia.

<<Allora? Che preparo per cena? Isabella ha fatto la spesa da poco>>, mi avvicino al divano con aria propositiva.

Lui mi guarda come se fossi un'aliena, una cosa che non è mai cambiata nel nostro rapporto. <<Come fai?>>

<<A fare cosa?>>, chiedo a braccia conserte, sedendomi accanto a lui sul divano perplessa.

<<A essere così, ventata d'aria fresca anche in momenti simili>>, mi guarda quasi incuriosito.

<<Una spiegazione scientifica non ce l'ho professor Conforti>>, sorrido abbassando gli occhi sulle mie ginocchia. <<Sono sempre quell'alunna che guardavi con sgomento a scuola ... e poi mi dispiace vederti così>>

Torno con gli occhi nei suoi, così stanchi.

<<Lo so che sei ancora quella ragazza lì>>, constata con l'accenno di un sorriso sulle labbra. <<Sei incorruttibile... nonostante tutto ciò che di brutto c'è là fuori>>

Sorrido anche io, inesorabilmente colpita dalle sue parole. <<È per questo che ancora tenti di "proteggermi"?>>

Ha capito, so che ha capito, infatti vaga con lo sguardo altrove. <<Vorrei non ti perdessi in circostanze che ti potrebbero limitare>>

<<Tu e Gioia non siete una circostanza, come non lo è la mia famiglia...>>, scuoto la testa risoluta.

<<E invece sì, perché è per tutto quello che avevi intorno che hai scelto giurisprudenza e io lo so che non sei felice, perché ti conosco>>, adesso aumenta la convinzione nei suoi occhi.

Storia di una ragazza disordinatamente normaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora