Febbraio credo sia il mese più freddo in assoluto, però porta la promessa che il mese successivo arriverà la primavera. Un mese di transizione che per fortuna dura meno degli altri.
La metropolitana stamattina è in ritardo, strano... siamo a Roma... oh, io amo la mia città, ma i mezzi pubblici e il traffico la rendono insopportabilmente faticosa. Raggiungo la facoltà di corsa ma in tempo per le prime lezioni, niente di fondamentale in realtà e infatti continuo a pensare a come migliorare la presentazione per il laboratorio di letteratura italiana, la materia che più mi interessa, come si sarà capito già.
Durante la pausa ci rifugiamo nei giardini della città universitaria, l'ossimoro vivente per eccellenza: sempre rigogliosi e verdi, paragonabili a ciò che penso essere l'eden, dove però trovi accovacciati sui libri tutti gli studenti disperati che si votano a qualche santo o che lo imprecano.
Oggi Marco è venuto a trovarmi. Diletta stamattina ha dato forfait per le troppe nausee, che però mi ha riferito per messaggio essersi attenuate e Walter invece è rimasto a studiare in biblioteca, chi l'avrebbe mai detto? Se lo sapesse la Perticoli, le verrebbe un infarto, lei che era sicura che sarebbe finito a fare la fame sotto un ponte. Barbara lo saluta con particolare interesse, che Marco però non sembra ricambiare, così se ne torna con Roberta e Rocco verso la facoltà.
E proprio mentre io e il mio migliore amico ci accomodiamo su una delle panchine di marmo vicino al pratone, ecco arrivare Claudio nella sua CCmobile. È passato qualche giorno alla nostra per niente rassicurante riappacificazione, diciamo che non siamo tornati alla routine natalizia, ma non ne siamo nemmeno molto distanti. Tuttavia devo ammettere, ed è quello che racconto a Marco, che ogni volta che stiamo lontani, quando torniamo ad essere più vicini mi sembra di vivere un nuovo innamoramento. Infatti, vedendolo salire le scale della facoltà con aria concentrata, rimango imbambolata a fissarlo.
<<Ah, vedo che siamo tornati ai tempi del Torricelli>>, commenta divertito Marco.
<<È più forte di me>>, scuoto la testa rassegnata.
<<La tua fermezza si è infranta contro il sorriso di una bambina di 7 anni>>, insiste Marco sorridendo.
<<Già... Gioia può qualunque cosa su di me, ormai è evidente>>, rido pensando a quegli occhioni.
Poche ore dopo sono in aula e seduto in cattedra c'è Claudio con accanto Razzanti, parlano e io continuo a fantasticare, tenendo il mento poggiato sulla mia mano. Spiegano delle poesie, ma non focalizzo l'attenzione su ciò che dicono, piuttosto invece seguo pedissequamente ogni movimento ed espressione di CC, sospirando quando realizzo che non siamo nel suo letto e raggiungere la sua pelle in queste mura è cosa difficilissima.
<<Oh, oggi non alzi la mano?>>, mi riscuote Roberta perplessa.
<<Eh?>>, domando sovrappensiero. <<No, non saprei cosa aggiungere...>>
<<Mh sembri parecchio distratta>>, commenta maliziosamente Barbara.
<<Oh, no, solo qualche pensiero per la testa>>, replico subito.
E quei pensieri hanno un volto ben preciso, come quando ti vengono quelle voglie improvvise di qualcosa da mangiare, ma non è fame, perché nessun cibo riuscirebbe a soddisfarti come quello che desideri. Ecco, proprio così.
Gli occhi di Claudio raggiungono i miei, inizialmente hanno l'aria severa. Va bene, lo so, sono distratta oggi (insomma, in questi giorni), però lasciami godere questa piacevole sensazione, chissà che ci capiterà ancora fra qualche giorno? Ed è così che i suoi occhi si addolciscono, come se avesse capito.
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Storia di una ragazza disordinatamente normale
Romance"Essere adolescenti. La cosa più crudele che la natura potesse programmare per l'uomo." Questa è la frase con cui inizia questa storia, la storia di Lydia, un'adolescente che sta iniziando a diventare donna adulta, che non si è mai innamorata di un...