Per smorzare le paranoie di Claudio dovrei semplicemente smettere di confrontarmi con Razzanti per i lavori del laboratorio, ma ho deciso che il mio rendimento universitario viene prima di ogni ipotetica faida, per questo busso alla porta dell'aula dove Edoardo Razzanti stamattina ha il ricevimento.
Lui è seduto al tavolo a sfogliare un volume di un'enciclopedia vecchia quanto la facoltà, ma il suono dei tacchi dei miei stivaletti sul marmo del pavimento riporta la sua attenzione fra queste mura. Conosco bene la sensazione di smarrimento che prova in questo momento, quando si ha quello sguardo leggermente inebetito, come se ti avessero appena svegliato.
<<Signorina Golizzi>>, mi saluta sorridente.
<<Buongiorno, volevo parlarle del collegamento con Kierkegaard, perché potrei aver trovato un passo adatto>>
Inizio a spiegargli con molta calma e insolita professionalità, gli mostro ciò che ho stampato ieri sera e l'incontro si rivela produttivo tanto quanto mi aspettavo. In lui riesco a ritrovare quel distacco che con Claudio non posso più avere, forse in realtà non c'è mai stato.
Dopo aver raccolto le mie cose, esco dall'aula anche per dare modo ai miei colleghi di avere lo stesso tempo che è stato dedicato a me. Per colpa della fretta e della mia abitudinaria goffaggine, però, finisco per prendere in pieno qualcun altro che andava di corsa almeno quanto me e che riconosco solo quando chinata a terra, noto le sue scarpe.
<<Scusa>>, sospiro, mentre mi porge le dispense che mi erano cadute.
<<No, scusami tu>>. Claudio mi guarda confuso, come se i suoi pensieri fossero altrove.
<<Tutto bene?>>, chiedo incuriosita, è raro vederlo così.
<<Sì, solo stanchezza e vado di corsa>>, replica incerto, tiene gli occhi bassi.
<<Lo immagino>>, annuisco intenerita, <<sono giorni, settimane che non sembri neanche tu>>
<<Già...>>, mormora amareggiato. I suoi occhi ora raggiungono i miei, sono dolci, come difficilmente capita di vederli. <<Mi dispiace se in queste settimane sono intrattabile; non sempre tutto è come sembra al di fuori... ci sono momenti in cui serve un po' più di impegno nell'andare a fondo>>
<<Dispiace anche a me vederci così>>, replico affranta.
Vorrei abbracciarlo, baciarlo. Proprio ora, proprio qui. Per dimostrargli che io ci sono, che ci voglio essere anche in questo momento così assurdo e difficile da comprendere. Non me ne voglio andare, non voglio lasciarlo da solo in questo periodo complicato.
Dammi un appiglio per poterti stare accanto...
Nel silenzio non riusciamo a farci male, i nostri sguardi e gli accenni di due sorrisi sui nostri visi si stringono al posto dei corpi. Le parole, dette da menti poco lucide quando si tratta dell'altro, si fanno da parte ora.
<<Lydia, tu hai già fatto con Razzanti?>>
Barbara mi raggiunge con l'affanno, accorgendosi solo in un secondo momento anche di Conforti.
<<Oh, buongiorno professore, scusatemi se vi ho interrotto>>
<<Tranquilla>>, la rassicuro io nel silenzio di Claudio, <<comunque sì, con Razzanti ho già fatto>>
Sposto l'attenzione su Claudio, che alza gli occhi al cielo sbuffando pesantemente. Non riesce proprio a fare pace con questa cosa.
<<Va bene, allora ci parlerò un'altra volta che ora ci sarà troppo casino>>, sospira lei guardando l'orologio.
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Storia di una ragazza disordinatamente normale
Romance"Essere adolescenti. La cosa più crudele che la natura potesse programmare per l'uomo." Questa è la frase con cui inizia questa storia, la storia di Lydia, un'adolescente che sta iniziando a diventare donna adulta, che non si è mai innamorata di un...