"A un passo dal possibile, a un passo da te"

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Questa sera non passa mai. Domani ho l'orale, sto per finire, è a un soffio, posso vedere finalmente l'agognato traguardo; e invece è faticosamente lontano, troppe cose devono accadere ancora, prima che possa sospirare di sollievo e godermi un po' di meritato riposo. Sono estenuata.

C'è un programma trash in tv, che non riesco a guardare per il nervosismo. Sono accoccolata sul divano accanto a mamma, che con un abbraccio e delle carezze cerca di tenermi calma; nonna invece tenta la via della camomilla, ma anche quella sembra non regalarmi alcun beneficio. Il petto pare essere oppresso da qualcuno che prova a spingere sempre di più, se dovessi dare un volto a questa persona mi verrebbe in mente solo Claudia Russo, il mio mostro a sette teste.

Ho paura, paura di deludere, paura di non riuscire, di non scandire neanche una paola domani, mentre la Russo sorride compiaciuta, la Perticoli scuote la testa schifosamente delusa e tutti i miei compagni, che confidano in me, improvvisamente sono sconvolti dal mio silenzio.

E papà? Che cosa penserebbe papà di me? Ora se ne sta in disparte, chiuso nel mutismo, agitato come se domani ad entrare in quell'aula dovesse essere lui. Mi manca la spensieratezza di Flamy, è partita pochi giorni fa con la famiglia della sua amica ma già si sente forte la sua assenza, anche se probabilmente non sarebbe riuscita a tranquillizzarmi neanche lei. È inspiegabile per chi non l'ha mai provata, ero io la prima a non credere a quelli che mi raccontavano di serate come questa. Nonna si limita a starmi vicina, mi conosce bene, sa che tentare di farmi parlare è inutile. Devo calmarmi da sola, è sempre così. Fosse facile ... Non serve ripassare ancora, ma non vado a letto perché tanto non dormo.

Faccio un ultimo accesso su WhatsApp all'una, mentre in cucina giro e rigiro un bicchiere d'acqua tra le mani seduta al tavolo. Sto male. So che i dolori della vita sono altri, per carità, però allora perché devo viverla in questo modo? Sono psicopatica probabilmente, ok, ma c'è una maniera per alleviare almeno in minima parte quest'angoscia paralizzante?

 So che i dolori della vita sono altri, per carità, però allora perché devo viverla in questo modo? Sono psicopatica probabilmente, ok, ma c'è una maniera per alleviare almeno in minima parte quest'angoscia paralizzante?

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<<Oh, vai a letto!>>, papà mi invita con fare sulla porta della cucina a seguirlo per le scale e ad andare in camera.

<<Non ci riesco>>, scuoto la testa imbambolata dal panico.

<<Smettila dai, altrimenti domani non ti svegli in tempo>>, accenna un sorriso scanzonato.

<<Papà...e se non ce la faccio...>>, mi si inumidiscono gli occhi. Non voglio piangere, non qui davanti a lui.

<<E chissenefrega, rimani la mia piccola Lily>>, si avvicina per stamparmi un dolce bacio sulla testa, spettinandomi i capelli.

Non è così, so che non sarebbe la stessa cosa e lo sa anche lui, ma dirmelo ora sarebbe stato davvero eccessivamente crudele. Mi squilla il cellulare, la vibrazione nel silenzio spettrale della casa fa quasi più rumore della suoneria stessa, meno male che l'avevo messo in silenzioso. È Claudio.

<<Chi te chiama a quest'ora?>>, domanda papà sorpreso, osserva lo schermo del telefono incuriosito. <<CC? E chi è? Il codice civile?>>, ride.

Storia di una ragazza disordinatamente normaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora