"Un'altra come te ma nemmeno se la invento c'è"

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Realizzare l'effettivo arrivo di questa dannata cena non è stata cosa affatto facile. Avrei evitato questo incontro come un'interrogazione di matematica alla fine dell'anno scolastico. Non credo di essere in grado di sopportare la combo dell'insopportabilità di Stefania, mista alla sua supponenza, condita dall'immancabile sarcasmo di Claudio; senza contare quanto se la tirerà di fingere di essere almeno per una serata la padrona di casa, occupando un posto che non le spetta.

Forse più difficile ancora sarà evitare qualsivoglia menzione alla mia piccola GioGio, che è fuori da due giorni e mi manca come se fosse partita da un mese. Tra l'altro, non avendo lei un cellulare e avendo la maestra Ludmilla impedito anche a chi ne aveva uno di portarlo, non posso neanche sentirla e questa cosa mi manda fuori di testa.

In aggiunta a questo bel circo ci si mette anche il fatto che dovrò in qualche modo affrontare per la prima volta un incontro più o meno pubblico con Gabriele come accompagnatore. Per ora la nostra relazione è stata fatta di incontri fugaci, pranzi, aperitivi, passeggiate e lunghe chiacchierate, che non si sono mai spinte oltre un bacio. Entrare a contatto con il mondo circostante per la prima occasione con lui al mio fianco mi spaventa un po', devo ammetterlo, soprattutto perché non siamo un qualcosa di definibile... anche se sto imparando a comprendere che forse poi non conta così tanto.

L'unica magra, anzi magrissima, consolazione sarà la presenza di Filippo e Vanessa, che da quello che ho saputo tramite Gioia hanno incontrato già Stefania in maniera assolutamente fortuita a casa di Claudio e come immaginavo (e sotto sotto speravo) non ce l'hanno proprio in simpatia.

Mi è stato esplicitamente detto da Claudio di non preoccuparmi di nulla riguardo la cena, che avrebbero pensato a tutto loro, anche se penso che per loro intenda Vanessa. Così mi presento puntualissima come raramente sono stata a casa Conforti. Naturalmente evito di aprire con le chiavi di casa e a permettermi di entrare è Vanessa, che sbuffa indaffarata e a mala pena mi saluta.

<<È arrivato qualcuno di utile... quella inetta non sa mettere su neanche un pentolone con dell'acqua>>, credo si riferisca a Stefania.

Mi informa che Claudio sta finendo di prepararsi e che "l'inetta" Stefania sta dall'altro lato del giardino con zia Camilla a farle vedere l'esterno della casa. Poso la borsa sul mobile all'ingresso e riesco a fare a mala pena un passo verso il corridoio, che vedo uscire dalla cucina Filippo, spinto a male parole da Vanessa.

<<Oh finalmente>>, mi guarda sollevato, allargando le braccia.

<<Buonasera>>, lo saluto divertita.

Fa una rapida panoramica del mio outfit. Temevo di non essere adeguata al look degli altri, avevo paura di essere troppo elegante o troppo casual, e alla fine ho optato per un vestitino bordeaux con le maniche a tre quarti, la gonna più corta davanti e più lunga dietro e uno stivaletto basso. I capelli ovviamente li ho lasciati sciolti e non ho esagerato col make-up perché tanto non sono così capace.

<<Credo che abbia bisogno di te>>, continua lui sorridendomi.

<<Allora vado>>, annuisco.

<<Ah>>, mi ferma lui mentre lo supero, <<primo: sei stupenda, secondo: mia moglie è bella carica, terzo: mio fratello non è il massimo della simpatia>>

<<Allora... grazie; spero di riuscire a calmare tua moglie; e quando mai tuo fratello è di buona compagnia?>>

Ridiamo.

Vanessa, con il tono di chi non ha tempo da perdere e l'ansia di non riuscire a fare tutto in tempo, mi affida il compito di sistemare la tavola. Prendo la tovaglia color crema, che piace tanto a Gioia (mi manca ogni minuto di più, questa casa senza di lei ormai è vuota), i bicchieri del servizio e piatti coordinati, le posate buone e i tovaglioli di stoffa, perché pare che la zia Camilla tenga particolarmente a queste formalità.

Storia di una ragazza disordinatamente normaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora