"... E accettare che davvero è acqua passata"

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La domenica dev'essere stata inventata evidentemente da qualcuno a cui non stava a cuore la mia serenità psico-fisica. È il giorno che odio di più in assoluto, perché da brava persona ansiosa diventa un susseguirsi di paranoie e preoccupazioni che la settimana a venire avrà da riservarmi, non godendomi così il giorno di "riposo", che alla fine di riposo non è mai. Infatti, per distrarmi, mi tengo occupata in ogni modo possibile. Poi adesso che ho anche un'altra casa in cui farlo oltre alla mia, il divertimento è doppio!

Quella mattina entro in casa di Claudio con il piede di guerra. La cena di ieri sera con Gabriele e le chiacchiere all'insegna dei tempi andati sono un ricordo lontano. Dopo aver svegliato Gioia e averle fatto fare colazione, la mando a lavare e vestire, costringendola a darmi una mano con il bucato, tanto compiti da fare non ne ha. Infiliamo panni nel cestello della lavatrice, l'attività la diverte sempre parecchio ... diventerà una perfetta casalinga. Le camice di Claudio sono pregne del suo profumo, che in poco tempo riempie tutto l'ambiente della stanza... mi restituisce un po' la sensazione meravigliosa di dormire fra le sue braccia.

<<Ho assoldato una squadra per le pulizie?>>, domanda proprio lui, appoggiato alla porta dello sgabuzzino con aria scherzosa.

<<Fai poco lo spiritoso>>, borbotto risentita. Lo sa che la domenica ho un diavolo per capello.

<<Senti, siccome pago profumatamente una donna delle pulizie, perché, invece di schiavizzare mia figlia per colpa delle tue inutili paranoie, non ce ne andiamo a fare due passi al centro oggi? È una bella giornata!>>, sospira, fingendosi indifferente mentre con un dito scorre sullo schermo del cellulare.

<<Sì!>>, Gioia esulta incantata all'idea.

<<Una passeggiata...>>, tentenno pensierosa, mentre lui sbuffa infastidito dal mio titubare.

<<Dai Lyd!>>, ci pensa la piccola di casa a supplicarmi.

<<E va bene>>, annuisco arresa.

Mi alzo in piedi, avviando la lavatrice, mentre Gioia salta entusiasta in braccio al padre, che mi sorride compiaciuto. Nonostante tutto, con loro due mi sento a casa e vederli man mano sempre più affiatati è una fonte inesauribile di serenità.

Raccolgo le mie cose con più rapidità del solito, d'altronde ho avuto poco tempo per spargerle troppo in giro. Anche GioGio si prepara la sua borsetta di Pucca, portando con sé l'immancabile quadernino rosa.

Siamo costretti a prendere la mia macchina. Eh sì, perché il signorino ha la SLK a due posti ... la perfetta metafora di quella che lui aveva preventivato sarebbe stata la sua vita. Naturalmente però si impone per guidare, lo lascio fare. Mi siedo accanto a lui e GioGio dai sedili posteriori mi chiede di mettere la musica dal cellulare, lascio fare anche lei. Oggi sono troppo presa dalle paure generalizzate per mettermi a discutere sulle cretinate. Ovviamente la scelta della baby-dj verte sui cartoni animati e Claudio fa fatica a trattenere il nervosismo, anche se piano piano ci sta facendo l'abitudine.

<<È una bambina di 7 anni, che pensavi ascoltasse in macchina? Gli Oasis?>>, lo ammonisco.

<<Avrei preferito di certo>>, insiste lui sbuffando.

<<E ringrazia che le sto facendo una cultura di cartoni animati seri!>>, controbatto inorgoglita.

<<Ah da te non potevo ottenere di meglio>>, replica lui sarcastico.

Odioso.

Purtroppo fa più freddo di quanto avessi previsto stamattina quando ho scelto come vestirmi. Mi stringo nel mio felpone, che credevo sarebbe bastato dato il caldo sole, nonostante ormai sia autunno inoltrato.

Storia di una ragazza disordinatamente normaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora