"I believe in us"

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Dovrebbero inserire tra gli sport olimpici correre per la facoltà, anche perché sarebbe l'unica attività in cui potrei probabilmente vincere una medaglia o perlomeno arrivare tra i primi dieci. Oggi, come tutti i giorni d'altronde, sono in ritardo e mentre mi lego i capelli, salendo le scale d'ingresso nella facoltà, accelero sempre di più il passo per raggiungere l'aula professori del dipartimento di Fabbri, dove dovrebbe essere la riunione con il team del progetto.

Rallento drasticamente solo quando sono pressocché giunta alla meta, sentendo la voce di Claudio provenire dalla stanza. Dovrei smetterla di origliare? Sì. Sarà questo il giorno in cui inizierò finalmente a farmi gli affari miei? Direi di no.

<<Professore, sa quanto ci sono stato male quando si è trattato di nominare il suo assistente nuovo tra quelli del mio corso>>, la sua voce fa trasparire un accenno di quella fragilità che si impegna tanto a mascherare, <<stavolta se non dovessi essere io il vincitore, vorrei non illudermi e saperlo>>, quanta fatica starà facendo per concedersi un po' di umana paura davanti al suo mentore.

<<Claudio, capisco i tuoi timori, ti conosco da tantissimo tempo e so anche che riesci a ingrovigliarti da solo in ragionamenti che non vedono un punto d'arrivo lineare>>, sorride intenerito Fabbri.

<<Non vorrei risultare petulante o tentare la strada del vittimismo, ma sono consapevole dei miei limiti di conoscenze, non ho una rete di relazioni importanti che invece potrebbero offrire alla facoltà altri candidati, posso portare solo le mie competenze e capacità e non so in questo ruolo fino a che punto possano bastare, non so se ho l'autorevolezza sufficiente>>

È raro che la modestia sia così vicina a lui e alle sue parole. Vorrei solo abbracciarlo e rassicurarlo che se lui da solo non bastasse a quel gruppo di teste sapienti, ci sono persone che lo amano esattamente per quello che è, senza desiderare nulla in più o in meno, i tanti difetti compresi. In questi giorni di tensione per lui tenta di tenere tutto in piedi, senza concedersi dei momenti per sfogare il nervosismo che è naturale lo guidi in questo momento.

<<Mi conosci, sai che me ne è sempre importato meno di zero delle conoscenze, delle personalità che vengono a raccomandarti amici non meritevoli ma estremamente influenti; però so come funziona questo mondo e come potrebbero ragionare altri membri della commissione. Comunque vada, hai il mio appoggio>>, la determinazione di Fabbri infonde fiducia anche a me, può contare sul sostegno dell'unico forse di cui gli interessa l'opinione, è già un ottimo risultato.

Sentendo del silenzio per più di qualche secondo, busso alla porta, aprendola subito dopo. Fabbri accenna a un sorriso cordiale, mentre Claudio si gira perplesso per capire di chi si tratti, salvo poi accennare a un sorriso sospetto.

<<La nostra cara Golizzi>>, commenta Fabbri, <<che ci fa qui? Voleva parlare con me?>>

<<Oh no, non si terrà qui la riunione con il team del progetto?>>, domando confusa.

<<No, mi segua signorina>>, mi raggiunge Claudio alla porta con passo svelto, cercando di trattenere il divertimento.

Camminiamo nel corridoio l'uno accanto all'altra come una normale coppia di colleghi, che si confronta sugli ultimi lavori, la verità invece è che ci ritroviamo a parlare di Gioia, della verifica di matematica che dovrebbe fare oggi, dei suoi disegni colorati. Una rassicurante chiacchierata che sa di quotidianità.

<<Comunque ancora non ti è passato il vizio di origliare dietro le porte>>, sogghigna lui osservandomi di sottecchi, quando siamo quasi giunti alla stanza giusta.

<<Non stavo origliando>>, protesto, ma il suo sguardo severo mi mette con le spalle al muro, <<ok, ma solo le ultime frasi, ero arrivata e non volevo interrompere>>

Storia di una ragazza disordinatamente normaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora