1. Il giorno in cui conobbi Lucio

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Estate 1975

Pietro's POV

Come ogni pomeriggio dall'inizio dell'estate, passai le due ore successive al pranzo a scrutare la mia libreria.

Dopo un'accurata analisi, afferrai a caso uno dei libri che riempivano la mia biblioteca e corsi al piano di sotto.

-Mamma, sto uscendo!- esclamai.

Non ottenni nessuna risposta, per cui iniziai vagare per casa.

La televisione era accesa, ma in salone non c'era traccia dei miei genitori.

-Mamma!- riprovai.

-Pietro, siamo qui!- mi sentii chiamare.

Sbuffai, cercando di capire da dove provenisse la sua voce.

Supposi lei e papà stessero prendendo assieme il caffè in cucina, per cui oltrepassai la porta che divideva le due stanze.

-Pietro!-

-Ah! Siete qui!- tornai indietro, trovandoli seduti sulla panca davanti alla porta di casa, all'ombra.

-Dove vai?- mi chiese papà.

-In piazzetta- risposi.

-Non vorrete giocare a calcio sotto il sole con questo caldo!- esclamò mia madre.

-Tranquilla- le sorrisi, mostrandole il libro che avevo con me.

Lei sorrise.

La reazione di mio padre, invece, la ignorai.

-Non tornare tardi!- s'intromise.

-Non ti preoccupare! A casa per cena, lo so! A dopo!- risposi alle sue solite raccomandazioni.

-A dopo, tesoro- mi salutò la mamma con il suo solito tono amorevole.

Non feci in tempo ad allontanarmi che li sentii battibeccare.

Papà, come sempre si lamentava. Diceva che passavo troppo tempo a bighellonare per il quartiere, nonostante a casa ci fossero un sacco di cose da fare.

"Sembra un figlio della strada" era una delle cose che gli sentivo dire più di frequente.

Mia madre, unico essere al mondo in grado di sopportarlo, gli rispondeva facendogli presente che fossi abbastanza grande per poter uscire da solo e girare tranquillamente in città.

Era estate dannazione! Avevo diritto a rilassarmi e a divertimi!

Mio padre sbuffava e poi iniziava con la sua solita cantilena. Diceva che avevo solo quindici anni, che i tempi erano cambiati e che la nostra città non era più sicura come quando lui era giovane ed altre mille lagne, tutte sconclusionate.

La vera origine di quel suo avere sempre da ridire era il fatto che voleva passassimo più tempo insieme.

Sperava che prima o poi sarei riuscito ad apprezzare qualcuna delle sue passioni.

Peccato che, ogni volta in cui ci avevo provato, lui aveva distrutto sul nascere tutto il mio entusiasmo.

Mio padre faceva il falegname.

Continuava a sperare che un giorno avrei seguito le sue orme, nonostante i miei mille tentativi di fargli capire che a me il legno non parlava, come invece pareva succedesse a lui.

Il mio più grande sogno era studiare letteratura e insegnare. Far conoscere ai ragazzi i libri che mi avevano accompagnato per tutta la vita.

Mio padre, dal canto suo, pensava che leggere fosse una totale perdita di tempo.

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora