Aldo's POV
-Dove stiamo andando? In centro?- chiesi a Davi.
-Non puoi essere abbastanza paziente da aspettare di essere arrivato?- mi rispose, concentrato sulla strada.
-Sei troppo serio. Non stiamo andando a divertirci, e mi sta venendo l'ansia. Dimmi che hai tipo nostalgia di Edo e stiamo andando a rimboccargli le coperte- sospirai.
-Se non ti fidi di me, ti riporto a casa- mi rispose, regalandomi un'occhiataccia, ed io mi sentii in colpa.
Non potevo dirgli perché sentivo tutta quella paura addosso.
L'idea di uscire per locali con Davide non mi faceva mai sentire tranquillo.
Il genere di serate che piacevano a lui, di solito erano esattamente il tipo di feste che io odiavo.
Mi sentivo a disagio nelle bettole che frequentava lui e non volevo essere di nuovo al centro di pettegolezzi.
La mia carriera ne avrebbe sicuramente risentito.
Speravo il mio migliore amico avesse in mente di portarmi a fare una passeggiata al porto, o al massimo, che volesse andare in quel locale in cui suonavano jazz di cui mi aveva parlato, a patto che lui non alzasse il gomito e non mi lasciasse da solo al tavolo.
Provai a cercare ancora il suo sguardo, ma la sua espressione non mi piacque, così tentai ancora una volta di avviare una conversazione normale, per tranquillizzarmi e tranquillizzarlo.
-Davi, mi dispiace per come ti ho risposto prima- sussurrai -Ero alterato per quanto è successo con...-
-Non importa- mi interruppe il mio amico, svoltando nel viale alberato che portava ad un'altra delle zone residenziali più rinomate della città.
-Stiamo andando a casa di qualcuno?- chiesi, ansioso.
-No- rispose Davi, percorrendo quella strada fino alla basilica.
-Andiamo al porto?- domandai, ancora.
-Aldo, mi stai mettendo ansia. Fanculo. Sta un attimo zitto!- sbottò.
-Senti Davi, io voglio tornare a casa!- esclamai, ormai spaventato e in ansia, ma proprio in quel momento Davide accostò, parcheggiando a pochi metri dalla basilica.
-Non vorrai andare dai tuoi!- esclamai.
I genitori di Davide vivevano a poca distanza da lì.
-Come ti viene in mente!- mi rispose, indignato, aprendo la portina dell'auto, per poi dirigersi verso il bagagliaio.
-Allora dove stiamo andando?- chiesi, raggiungendolo.
Il mio migliore amico non rispose.
Iniziò a frugare in tutto quel casino, mentre io mi tenevo la testa con una mano, agitato.
-Che cazzo hai in mente?- sgranai gli occhi, quando lo vidi estrarre dalla cassetta degli attrezzi delle tenaglie enormi e una torcia.
-Vuoi entrare a casa di qualcuno? Io sono un avvocato! Una persona rispettabile- iniziai a blaterare.
-Ti vuoi dare una calmata? Lo sto facendo per te, cazzo!- mi guardò finalmente negli occhi, e in quel momento capii tutto.
Dal mio viso scomparve ogni tipo di emozione, perché dentro di me sentivo una specie di tempesta.
Poi all'improvviso avvertii solo tanto freddo e gli occhi mi si fecero lucidi.
Non sapevo se fossi più a pezzi, felice, riconoscente, spaventato, ansioso o triste.
STAI LEGGENDO
Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETA
RomancePietro, come tutti i pomeriggi, si trova nella piazzetta del suo quartiere a leggere i suoi amati libri fantasy e, mentre se ne sta seduto all'ombra del solito albero, Lucio, con i suoi capelli grigi, irrompe nella sua vita monotona per portare scom...