3. Pensavo saremmo stati al sicuro qui

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Pensavo saremmo stati al sicuro qui

Lucio's POV

Sfiorai i tasti del pianoforte, desiderando tanto poter suonare.

Era tardi.

Avrei svegliato i miei genitori e non mi andava di farmi vedere così triste e dargli un ulteriore dispiacere.

Mi asciugai le lacrime, poi uscii fuori, nel piccolo giardino antistante la nostra villetta e mi sedetti per terra in un angolo, a fumare.

Da quando ero tornato a casa, i miei mi trattavano come se fossi fatto di vetro.

Mia madre andava in paranoia ogni volta che uscivo.

Papà cercava di farle capire che non potessi stare sempre rinchiuso tra le quattro mura della nostra villetta e le recinzioni alte del nostro giardino.

Mi sentivo al sicuro in quella città.

Mi muovevo senza che nessuno mi notasse.

Facevo finta di non esistere.

Uscivo solo la sera, mentre tutti rientravano a casa per cena.

Camminavo tra i vicoli del centro storico, sperando di essere scambiato per un turista o uno studente universitario.

Accarezzavo i gatti acciambellati sui gradini e studiavo le decorazioni delle facciate.

Mi soffermavo a guardare da lontano la vita degli abitanti, a volte attraverso le loro imposte quasi chiuse, per immergermi nelle vite perfettamente normali degli altri e sognare di averne una mia.

Era bello essere ignorato, dopo essere stato a lungo al centro dell'attenzione.

"Sparire è quanto di più perfetto possa capitarmi" era ciò che pensavo più spesso, ma non ci credevo davvero.

Non volevo sparire.

Volevo essere notato.

Volevo essere importante.

Quando Pietro mi aveva riconosciuto, mi ero sentito importante, ma quando per un instante avevo dimostrato di avere paura, lui aveva approfittato della mia debolezza, come tutti.

Chiusi gli occhi e poggiai la testa sulle mie ginocchia.

"Quelli come te, meritano di stare da soli" aveva detto.

Lo sapeva?

Come se n'era accorto?

Facevo di tutto per nasconderlo!

Forse avevo abbassato la guardia.

Speravo solo di non pagarla di nuovo cara.

-Lucio?-

Mi voltai di scatto e vidi mio padre a qualche metro da me.

-Che ci fai qui al buio?-

-Nulla, fumavo- mi asciugai le lacrime, sperando non si accorgesse che avessi pianto.

Mio padre mi raggiunse e venne a sedersi accanto a me, su uno dei gradini che separavano la veranda dal prato.

Mi attirò a sé e mi strinse forte.

-Mi dispiace tanto- sussurrò.

Mi aggrappai a lui e mi lasciai abbracciare a lungo.

Piansi, fino a quando mia madre non iniziò a chiamare il mio nome e quello di mio padre, preoccupata.

-Francesco, dove sei finito? Lucio è rientrato?- chiese.

-Francesco!-

-Francesco, dove sei?-

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora