52. So anche questo

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Aldo's POV

Fissavo la mia tazza di tè da più di mezzora.

Non ero riuscito a buttarne giù neppure un sorso.

Non mi andava neppure di mangiare.

Da quando mi ero svegliato quella mattina, il telefono non aveva fatto altro che squillare.

Lo avevo staccato ed ero tornato a letto.

Nessuno sapeva fossi tornato a casa, a parte i ragazzi della portineria.

Ormai era quasi ora di pranzo e avevo perso il conto delle volte in cui avevo sentito bussare alla mia porta.

Avevo bisogno di un momento per me.

Volevo smettere di essere involucrato nei problemi degli altri, perché non mi prendevo mai un attimo per risolvere i miei.

Per pensare a quanto erano stati duri quegli anni.

A tutti gli errori che avevo commesso, ma anche alla forza con cui mi ero rialzato e avevo cominciato a correre, convinto di potermi lasciare tutto alle spalle.

Per ridurre al minimo la mia sofferenza, avevo adottato una tecnica idiota, ovvero smettere di ascoltarmi.

Mi ero chiuso in me stesso e avevo scelto di non condividere mai più tutto di me, un po' perché ero stato irrimediabilmente ferito, un po' perché sentivo di doverlo a Filippo.

Volevo che una parte di me restasse per sempre sua.

Mi ero fatto così tanto male da solo!

E a quanto pareva, ne avevo fatto da tanto anche agli altri.

Poggiai i gomiti sul tavolo e mi presi la testa tra le mani.

Pensai a Rachele. A quante pressioni le avevo messo addosso, per non sentire quelle che la società metteva a me. Lei era stata la mia ancora di salvezza, nonché il motivo per cui spesso avevo sorriso, immerso nel mio grigiore.

Volevo chiederle scusa per quello che le avevo fatto, ma non sapevo come fare.

Avevo paura aprisse gli occhi e finisse per odiarmi.

Tenevo infinitamente a lei, e forse, per egoismo, non ero stato in grado di dimostrarglielo.

Per molti versi mi sentivo davvero simile a lei.

Ero grato di averla conosciuta.

E poi c'era Davide.

Il mio Davide.

Il mio amico di sempre.

Il mio migliore amico.

La persona con cui avevo condiviso di più.

Colui che era stato al mio fianco in ogni momento, dai più spensierati a quelli più difficili.

Il non aver ancora parlato con lui di ciò che era successo mi metteva addosso un'ansia assurda.

Temevo di averlo perso per sempre.

Di essere rimasto da solo una volta per tutte.

Di aver perso tutto.

Era dalla sera prima che il mio cervello mi bombardava di ricordi.

Non mi ero mai reso conto di essere stato così fortunato.

La mia infanzia era stata felice, così come la mia adolescenza.

Ero stato amato infinitamente da Filippo e lo avevo amato allo stesso modo.

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora