67. La ragazza di sempre

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Lucio's POV

-Grazie- sorrisi alla proprietaria del tabacchino del Corso, poi uscii fuori e mi abbassai gli occhiali da sole sul naso.

Mi ero alzato di buon umore quella mattina.

Mio padre aveva preparato la crostata di frutta ed io ne avevo mangiato solo una piccola fetta, perché avevo voglia di vedere Claudio e l'unico modo era andare al bar. I suoi genitori l'avevano messo in punizione per essere sparito per un giorno intero per stare con me.

Mi venne da sorridere a pensare a quanto fossero state perfette quelle ore insieme. Nonostante fossi molto spaventato e in ansia, Claudio era riuscito a tranquillizzarmi e a farmi passare una giornata perfetta. Il solo pensare a cosa fosse successo tra noi riusciva ancora a farmi sorridere, a distanza di quasi una settimana.

Quando presi posto al solito tavolo e lo vidi arrivare verso di me, mi si attorcigliò lo stomaco per la felicità.

Claudio mi regalò un sorriso perfetto e mi porse il giornale, sfiorandomi la spalla solo per un istante.

-Buongiorno- sussurrò.

-Ciao- gli risposi, guardandolo negli occhi, probabilmente con un'espressione sognante.

-Mi sei mancato in questi giorni- mi disse a bassa voce ed io sorrisi ancora.

-Anche tu- sussurrai –Sai già quando ti libereranno?-

-Per ora non se ne parla- mi rispose, dispiaciuto.

-Non importa, passerò qui ogni volta in cui potrò- sorrisi ancora.

Claudio sorrise di rimando.

-Cosa ti porto?- mi chiese.

-Un caffè e un croissant al cioccolato, per favore-

-Arrivano subito- sussurrò, sorridendo ancora verso di me.

Claudio si allontanò con il taccuino in mano, ma un secondo dopo tornò indietro.

-Tra dieci minuti esatti vai in bagno- mi fece l'occhiolino.

Io annuii, arrossendo un po'.

Cercai di comportarmi come tutte le mattine e leggere il giornale come se niente fosse.

Allo scadere del tempo, mi alzai e dopo aver salutato Nino e Giovanni, che stavano dietro il bancone, entrai in bagno.

Non feci neppure in tempo a chiudermi la porta alle spalle che Claudio mi si fiondò addosso e mi baciò con foga, spingendomi contro il legno della porta e stringendomi a sé in maniera possessiva.

Mi venne da ridere, ma mi trattenni, perché già il rumore sordo di come mi aveva sbattuto contro la porta poteva aver insospettito i proprietari del locale.

Gli portai le mani al viso e lo baciai ancora e ancora, sentendo una scossa di piacere partirmi dal bassoventre.

Gemetti e Claudio rise, separandosi piano da me.

Io abbassai lo sguardo, un po' intontito e imbarazzato, ma felice.

-Te l'ho detto che mi eri mancato- sorrise, accarezzandomi il volto.

-Anche tu mi sei mancato- sussurrai, quasi spaventato dalla forza di quello che stavo provando.

-Ti sai arrampicare?- mi chiese.

-I-io non lo so- balbettai.

-Lasciamo perdere- scosse la testa –Magari riesco ad uscire io. Ma mi serve il numero di telefono di casa tua. Scrivimelo su un tovagliolino, va bene?-

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora