13. Cose in comune

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Cose in comune

Lucio's POV

Il ristorante in cui mi trovavo con Aldo era situato a poca distanza da casa sua.

Era un posto raffinato e ai tavoli c'erano solo persone ben vestite, dall'aria aristocratica o comunque alto-borghese.

Non ero solito frequentare posti del genere.

Per più della metà della mia vita avevo abitato in campagna.

Io e la mia famiglia ci eravamo spostati spesso.

Avevo passato i primi anni a Bologna, ma non ricordavo praticamente nulla del tempo che avevo speso lì.

Per tutta la mia infanzia e la mia adolescenza, papà era stato sbattuto un po' ovunque per motivi di lavoro e io e mamma l'avevamo seguito.

Quella era la prima volta, dopo tanti anni, in cui vivevo di nuovo in città.

Nei paesi in cui avevo vissuto, quel tipo di ristoranti non esisteva.

Se proprio c'era qualcosa da festeggiare, lo si faceva a casa, o al massimo, in trattoria.

E poi la mia famiglia non aveva mai avuto una vita sociale particolarmente attiva, se non nel paese in cui eravamo rimasti più a lungo, ovvero quello in cui avevo conosciuto Luca.

Eravamo stati accolti con entusiasmo dalla comunità locale.

Ci trovavamo così bene che avevamo già discusso la possibilità di comprare una casa.

Mio padre frequentava i suoi colleghi, il medico ed il maresciallo dei carabinieri.

Mia madre invece aveva stretto amicizia con le nostre vicine di casa.

Per lei era più difficile incontrare persone nuove. Le strade del paese erano fatte di ciottoli e muoversi sulla sua sedia a rotelle era impossibile. Le sue uscite si limitavano ai momenti più importanti per la comunità, come le feste in piazza.

Nonostante tutto, mia madre apprezzava la vita lenta che facevamo in quel paesino di campagna e neppure a me dispiaceva. Lì mi ero sentito a casa per la prima volta nella mia vita.

E poi avevo Luca.

Non avevo bisogno di nient'altro.

Sapevo che io e lui non saremmo rimasti lì per sempre, ma speravo di tornare a trovare i miei genitori.

Sognavo comprassero quella casa con il giardino grande e la staccionata in legno.

Papà si era messo in testa di prendere delle galline e mettere su un piccolo pollaio.

E invece io avevo rovinato tutto.

Mi passai una mano sulla faccia e pensai di andare in bagno, per calmarmi.

Ero a cena fuori!

Dovevo pensare solo a divertirmi e invece ripensavo al momento più brutto della mia vita!

-Ti sei incantato?- mi chiese Aldo, sorridendo.

Alzai lo sguardo nel suo.

Mi ero completamente dimenticato di essere in quel ristorante con lui.

A volte mi succedeva.

Iniziavo a pensare e pensare, e mi estraniavo dal resto del mondo.

Avevo passato così tanto tempo sa solo che ragionare tra me e me mi veniva naturale.

-Sì, scusami- sussurrai.

-C'è qualcosa che non va?- domandò, con un'espressione preoccupata.

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora