53. Dubbi

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Simone's POV

-Il tuo turno è finito da un pezzo, che ci fai ancora qui?- mi chiese Mirella, sorprendendomi intento a mettere in ordine gli scaffali della dispensa.

Ignorai la sua domanda, continuando a riporre le bottiglie sui ripiani.

-Mi hai sentito? Se Marco viene a sapere che sei ancora qui dietro e lo dice a Marini, io passo i guai!-

-Ora me ne vado- sussurrai, sospirando forte.

-Che sia!- rispose lei, sistemandosi il grembiule.

Mirella era a capo della cucina. Lei e la sua compagna Michela lavoravano per Aldo dal primo giorno in cui il circolo aveva aperto le sue porte, se non da prima.

Stimavo parecchio entrambe, ma non l'avevo mai detto a voce alta.

Nonostante io mi fidassi ciecamente di loro, non riuscivo a lasciarmi andare e ad essere amichevole con nessuna delle due.

Mi ripetevo che il mio compito lì fosse esclusivamente lavorare.

Mi pentivo già infinitamente di essermi aperto con Davide e di essermi fatto incantare dai suoi sorrisi perfetti.

Il migliore amico di Arnaldo Marini si era accorto di me la stessa sera in cui avevo messo piede per la prima volta dietro il bancone del circolo. Mi aveva fatto sentire importante con tutte le attenzioni e le battutine che mi riservava.

Io sorridevo di nascosto, ma mi atteggiavo ad indifferente per provocarlo e vederlo sforzarsi sempre di più per ottenere un mio sguardo o qualche parola.

Davide spesso si fermava al locale fino a tardi e trovava delle scuse per stare con me.

Dopo qualche mese di continuo girarci intorno ci eravamo baciati nascosti in giardino, in mezzo alle piante di rosa.

Il cucino di Rachele mi aveva preso il viso tra le mani e baciato in maniera disperata contro un muro, facendomi sognare, immerso nella penombra.

Ci era voluto un po' ma alla fine avevo ceduto alle sue moine.

Quella stessa sera me l'ero portato in camera e ci ero andato a letto, senza sapere che Davide fosse abituato a collezionare ingenui e ingenue come me, mentre aspettava che Roberta Tacconi si decidesse a lasciare il marito e mentre sopprimeva in ogni modo i suoi sentimenti per Arnaldo Marini, il suo migliore amico.

Quelle cose le avevo scoperte dopo, ascoltando i pettegolezzi del circolo e osservando Davide fare di tutto per attirare l'attenzione di Aldo o per andarsene da lì in compagnia della signora Tacconi.

Avrei voluto odiarlo, invece ero stato così stupido da aspettare per anni che si accorgesse di me.

Provavo a resistergli ma non ci riuscivo.

Davide aveva un forte ascendente su di me.

Ce ne stavamo abbracciati per ore e lui piangeva e mi raccontava tutto ciò che non andava nella sua vita, mentre io gli accarezzavo i capelli e provavo a fare finta di non essermi accorto del fatto che, un attimo prima, mentre era dentro di me, mi aveva chiamato Aldo.

Sospirai, provando a scacciare indietro le lacrime.

Non era colpa mia! Io mi ero solo innamorato della persona sbagliata ed era tutta colpa sua se me ne stavo da ore nascosto in cucina!

Ero terrorizzato dall'idea che i miei colleghi iniziassero a spettegolare sul mio conto, dopo tutti i tentativi di approccio che Davide aveva provato quella sera.

Ero sempre stato molto discreto, anche se alcune voci su noi due circolavano comunque.

Delle volte faticavo a nascondere ciò che provavo.

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora