62. Ti sognerò

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Ciao a tutti! 

Siete pronti ad un capitolo molto, molto dolce?

Spero vi piaccia! Ci vediamo nei commenti :)

Lucio's POV

Claudio si fermò davanti ad un palazzetto a due piani situato a pochi metri dall'Ospedale Civile ed estrasse un paio di chiavi dalla tasca della sua camicia.

Si guardò intorno, poi apri furtivamente la porta, facendomi salire l'ansia a mille.

-È casa tua?- chiesi.

-Dei miei nonni- rispose, spingendo il portoncino in legno.

-E loro dove sono?- domandai.

-Tranquillo, la casa è vuota- mi rispose –D'estate vanno a vivere in paese-

-E tu hai le chiavi?- domandai.

-Mia madre mi ha chiesto di passare a controllare che fosse tutto a posto- sorrise sornione –Lei non aveva tempo-

-Quindi lei sa che siamo qui?- chiesi, agitato.

-Mia madre ha troppo da fare al bar per preoccuparsi di quello che faccio- mi rispose, porgendomi la mano.

-Allora perché siamo entrati in maniera così furtiva?- chiesi, rifiutando di seguirlo.

-Perché tu non dovresti essere qui- alzò le spalle con nonchalance.

-Senti, io non voglio problemi!- dissi, facendo per uscire, ma Claudio mi fermò.

-Non ci ha visto nessuno- provò a tranquillizzarmi.

-I-io non ce la faccio, davvero. P-preferisco andare al mare, o a fare una passeggiata- dissi, nervoso.

-Lu, non ci ha visto nessuno- ripeté -E non abbiamo molti altri posti in cui poter stare insieme di giorno in santa pace-

-L'ultima volta che mi sono lasciato andare, io sono finito in un torrente e Luca in seminario! Ho dovuto cambiare città! La mia famiglia si è dovuta trasferire per colpa mia!- sbottai, non capendo come Claudio potesse essere così superficiale da non capire cosa mi spaventasse.

-La tua famiglia si è dovuta trasferire per via dell'ignoranza che regna nella società. Non perché tu hai fatto qualcosa di sbagliato- mi rispose.

Sospirai, sentendomi incompreso, esattamente come quando stavo con Luca.

-Lu- sussurrò, portandomi le mani al viso –Siamo al sicuro, te lo giuro. Non sono un incosciente. Non posso davvero permettermi di fare stupidaggini. Se ti ho portato qui, è perché so che qui lo schifo che c'è all'esterno non può entrare- mi disse, ed io chiusi gli occhi, stringendo le labbra e voltandomi leggermente a sinistra.

-N-non dobbiamo per forza...farlo, ma almeno qui possiamo starcene abbracciati sul divano, e se ci viene voglia, possiamo b-baciarci-

Non risposi.

-Hey- mi costrinse a guardarlo –Ti fidi di me?-

I suoi occhi non mi divoravano più come quando eravamo in piazza, ma la disperazione con cui mi parlava era la stessa.

-Sì che mi fido di te!- sbottai –Ho solo paura, Cla! Ho paura!-

Il rosso si sporse in avanti e mi strinse a sé.

-Anche io ho paura! Quelli come noi hanno sempre paura!- esclamò -Ma non possiamo permetterci di vivere una vita a metà per questo motivo- si separò da me solo il tanto di potermi guardare in viso.

Sospirai.

-Vicino al vecchio palazzo dell'università c'è un posto per quelli come noi- sussurrai –L-lo so perché Luca lavora lì-

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora