45. La scenata

169 29 53
                                    

Davide's POV

Ero intento a fumare, steso sul letto, in camera di Aldo, quando sentii il portone del suo appartamento aprirsi.

Mi tirai su, sentendo forse non avrebbe apprezzato il fatto che mi fossi preso la libertà di starmene lì, quando c'era la stanza degli ospiti a mia disposizione.

Non sapevo neppure io perché l'avevo fatto.

Forse quello era solo uno stupido modo per sentire Aldo più vicino a me.

La discussione che avevamo avuto durante il nostro pranzo mi aveva lasciato un po' scosso, anche se avevo cercato in ogni modo di non darlo a vedere.

Quel pomeriggio senza di lui era stato lunghissimo.

Avevo bisogno di essere sicuro che il mio migliore amico non fosse ancora irritato da ciò che era successo.

Quando eravamo andati via dal ristorante, sembrava tutto fosse tornato al suo posto, ma Aldo era più bravo di me a tenersi tutto dentro.

-Davi?- mi chiamò.

Si era di certo affacciato in salone, forse pensando di trovarmi intento a studiare.

-Sono qui- dissi, decidendo che, forse, se mi avesse trovato steso e rilassato, come se fossi innocente, non se la sarebbe presa.

Non poteva sapere avessi passato il pomeriggio a fissare una foto di noi due che teneva in salone, al posto di cercare di imparare qualcosa per quei dannati esami che avrei dovuto dare a settembre.

Avevo provato uno strano senso di pace, nel guardarla, ma anche rabbia.

Tanta rabbia nei miei confronti, perché avevo rovinato tutto.

Non ero mai stato bravo ad ascoltarmi e a capirmi.

Ma ero solo un ragazzino, no?

Come avrei potuto capire cosa mi stesse succedendo?

Pensavo di provare ammirazione per Aldo.

È ciò che di solito provano i ragazzi più piccoli per gli amici più grandi, no?

A me, all'epoca, bastava averlo nella mia vita.

Essere importante per lui.

Non mi ponevo altre domande.

Avevo quindici anni, lui diciassette. Eravamo due ragazzini. Io non conoscevo Roberta, e lui non conosceva Filippo.

Nel tenere quella foto tra le mani, mi sentivo irrequieto, perché sapevo di non poter cambiare il passato, ma di aver avuto il potere di farlo.

Avrei potuto parlargli dell'ammirazione che sentivo per lui.

Capire che forse non era solo quello.

Ma i ragazzi non possono dire questo genere di cose, no?

I ragazzi si danno pacche sulle spalle.

Non parlano di sentimenti.

Io, però, già all'epoca sentivo qualcosa di forte per Aldo e a volte mi sembrava di non sapermelo tenere per me.

Quando lui mi stava vicino, io fiorivo.

E volevo tanto tornare a fiorire.

In quelle ore in cui ero stato da solo, avevo passato il mio tempo a fantasticare su cosa sarebbe successo se tutto fosse rimasto immutato, come in quella foto.

Se avessimo continuato a crescere, l'uno accanto all'altro, senza interferenze.

Aldo si sarebbe mai accorto di me?

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora