49. Fantasie

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Roberta's POV

Quando arrivai davanti alla villa di Leonardo, tutte le luci erano spente, eccetto quella del suo studio. Feci un respiro profondo, poi aprii il cancello e mi diressi verso la porta sul retro. L'aprii con le chiavi che avevamo sempre tenuto in un vaso di fiori lì accanto, poi la richiusi piano alle mie spalle, e dopo essermi accertata che né Teresa, né Luigi fossero nei dintorni, salii le scale.

Entrai in quella che era stata la nostra stanza e mi avvicinai al comodino di Leonardo. Poggiai la mia borsetta sul letto e mi voltai verso lo specchio sopra al comò.

Lo staccai dalla parete e lo buttai sul letto senza tante cerimonie, poi aprii la dannata cassaforte che nascondeva. Leonardo l'aveva fatta incassare nel muro quando era nato Edoardo.

Ci teneva la sua pistola, perché non voleva mettere in pericolo il bambino.

L'aprii senza tante cerimonie, perché sapevo la combinazione fosse il mio compleanno.

C'era un tempo in cui Leonardo mi rendeva partecipe di tutto quello che faceva.

Dopo avermi maltrattato in tutti i modi, quando aveva scoperto che ero incinta e che lo avrei lasciato per Davide e dopo avermi costretto con la forza a stare a Roma per un po', io mi ero sentita costretta, per proteggere mio figlio, ad obbedire e a non dare nell'occhio.

Io e Leo, per un breve periodo, che durò fino a quando non ebbi l'opportunità di incontrare di nuovo Davide, riuscimmo a fingere di essere la coppia che eravamo stati non appena lui mi aveva portato via con sé, ed io gli ero riconoscente, pur non amandolo.

Perché era su quello che si era basata la nostra storia. Sulla riconoscenza. Sul mio dovergli sempre essere grata. Per il suo avermi salvato e avermi chiuso in un'altra gabbia, stavolta dorata.

Afferrai la pistola, mi accertai fosse carica, poi la nascosi dentro la mia borsetta.

Rimisi a posto lo specchio, e per ultima cosa, afferrai il farmaco che Leonardo prendeva per dormire da quando, anni prima, era rimasto coinvolto in un brutto incidente stradale assieme a suo fratello Attilio, che era morto tra le sue braccia.

Se non avesse accettato le mie richieste, avrei saputo come sistemarlo.

Quando mi ritrovai davanti alla porta di quello che sulla carta era ancora mio marito, feci un sospiro e dopo aver bussato entrai.

Leonardo era seduto davanti alla scrivania, e come mi vide, diventò più bianco della camicia che indossava.

-Che cosa ci fai qui! Chi ti ha fatto entrare?- urlò, alzandosi in piedi, ma non mi feci intimidire.

Chiusi la porta alle mie spalle e mi voltai verso di lui.

-Voglio solo parlare- alzai le mani.

-Ho saputo che Davide Rizzoli ti ha sbattuto fuori casa di Arnaldo Marini- rise -Dov'è finito tutto l'amore? Non dicevi che lui ti avrebbe sempre accolto a braccia aperte? Che ti amava e avrebbe amato il vostro bambino bastardo?-

L'istinto fu quello di afferrare la prima cosa a portata di mano e distruggergliela sul capo, ma riuscii a mantenere la calma, nonostante mi stesse ribollendo il sangue.

-Voglio stare con Agata- risposi -Io e Davide abbiamo chiuso-

Leonardo mi guardò come se fossi patetica.

-Semmai, Davide ha chiuso con te, e quindi hai ripiegato su Agata- rise -Sai, ci ho messo tanto tempo, ma ora ti ho inquadrata perfettamente e ti conosco, Roberta. Non ci casco più. Non crederò mai più alle tue bugie. E non lo farà più nessuno, perché sei disonesta. Vattene da qui, Roberta. E ricomincia da capo, dove nessuno sa che sei una persona orribile-

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora