28. Spezzarmi il cuore da solo

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Luca's POV

Seguendo le indicazioni di Davide, riuscii a tornare a casa.

Lungo la strada avevo adocchiato un sacco di posti interessanti e, se non avessi avuto fretta di rassicurare Lucio e chiedergli se sapesse dirmi come contattare qualcuno appartenente alla famiglia Rizzoli, sarei rimasto volentieri a camminare per le strade del centro storico.

Da quando ero arrivato, avevo passato le mie giornate chiuso in casa di Lucio.

Quella verso l'ospedale e la serata a casa di Aldo erano state le uniche occasioni per vedere cosa ci fosse oltre le mura alte del giardino di casa Barbieri.

La loro villetta era collocata in un lungo e bellissimo viale alberato.

Mentre percorrevo la solita salita, pensai sarebbe stato bello fotografare le facciate di quei palazzi bellissimi ed i ficus, che con le loro radici grosse e vive, distruggevano l'asfalto morto ed incandescente.

Faceva caldo.

Sentivo la polo larga, un tempo appartenuta a Francesco, attaccarmisi addosso ed impregnarsi di sudore in maniera fastidiosa.

Avevo voglia di un bicchiere di limonata.

Anna me l'offriva sempre, quando andavo a lezione da lei, e ancora non mi odiava per ciò che avevo con Lucio.

Il suo comportamento mi mandava in crisi, oltre a farmi pesare molto il fatto di star vivendo a casa loro, sulle loro spalle.

Ero sempre più convinto di dover trovare un attimo per parlare con lei, preferibilmente in assenza di Lucio e Francesco.

Non capivo da dove proveniva tutta quell'ostilità.

Anna mi adorava, quando ero solo uno dei suoi alunni. Mi invitava sempre a restare per merenda, mi riempiva di complimenti e anche se delle volte era un'insegnate severa, cercava sempre di impostare le lezioni in maniera che imparassi attraverso i brani degli autori che più amavo.

Un tempo stare a casa loro era bello e contavo le ore che mi separavano da una nuova lezione. Un po' perché erano l'unica distrazione in quel piccolo paese, e un po' perché Lucio era sempre lì, seduto sul divano, o inginocchiato vicino al tavolino basso, circondato da libri o da spartiti.

Quando Anna aveva capito cosa ci fosse tra me e suo figlio, aveva continuato a trattarmi con dolcezza, anche se non sopportava sfiorassi Lucio davanti a lei.

Era un po' come in quelle storie fantastiche, in cui le ninfe provavano a proteggere una di quelle piante bellissime e portentose, nate su una roccia, da qualche parte, su un dirupo pericolosissimo, ma come se al tempo stesso volessero proteggere anche chiunque gli si avvicinasse, forse per paura di eventuali effetti magici sconosciuti.

Lucio era intoccabile, agli occhi di Anna.

Se fosse stato per lei, l'avrebbe tenuto chiuso in una teca di vetro.

Sapevo cosa li unisse, ma il suo comportamento stava diventando limitante, e non solo per la nostra relazione.

Lucio era sempre teso, ansioso e triste.

Eravamo di nuovo insieme, e per vederlo sorridere e sfiorare le sue labbra, dovevo aspettare che si intrufolasse nella mia stanza, o che rimanessimo da soli.

Lucio era tutto per me.

Era l'unica cosa bella che mi era capitata nella vita e l'idea che non fossimo liberi mi provocava così tanta rabbia!

Quando vivevamo lontani, era tutto più facile da sopportare.

Non lo avevo perennemente davanti e riuscivo a concentrarmi su altro, ma averlo sempre lì, davanti a me!

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora