Aldo's POV
Quella mattina mi svegliai non appena il sole colpì il mio lato del letto. Sapevo fosse tardi e che sarei arrivato al lavoro a ridosso del primo appuntamento, ma quando avevo deciso di dormire di fuori, non avevo avuto di certo il tempo di pensare ad impostare una sveglia.
Mi mossi appena, scoprendomi. Sentivo il calore del corpo di Davi addosso, ed era una sensazione strana, ma piacevole. Ci stavo facendo l'abitudine. Era bello non svegliarsi da soli ogni mattina.
I suoi capelli, scuri e ribelli, mi solleticavano il collo in maniera dolce. Glieli accarezzai piano e sospirai, pensando a quando, la sera prima, dopo la nostra cena sulla spiaggia, io e Davi avevamo varcato la soglia della mia villetta al mare e ci eravamo preparati per andare a dormire.
Gli avevo prestato della biancheria pulita ed insieme avevamo fatto il letto della stanza più grande. Quando poi avevo tirato fuori dall'armadio le lenzuola per la stanza degli ospiti, Davi mi aveva chiesto di poter dormire con me.
"Non me la sento di stare da solo" mi aveva detto.
E infatti era bastato spegnere la luce per sentire prima i suoi singhiozzi e ritrovarmelo poi premuto contro il petto. Lo avevo stretto a me, ascoltato e tranquillizzato. Davi si era trattenuto per ore e ore, forse per convincersi di essere forte, o per non dare a vedere come si sentisse all'intero circolo. Odiavo vederlo stare male, ma una parte di me era felice avesse ascoltato quella telefonata.
Mi chiedevo da secoli di quali altre prove Davi avesse bisogno per rendersi conto che quello tra lui e Roberta non fosse amore.
Davide meritava di essere felice e, a mio avviso, con la moglie di Tacconi non lo era mai stato.
La loro storia aveva assunto sin da subito i toni di una dipendenza affettiva.
Roberta era sempre stata un'abile manipolatrice e aveva sempre dato a Davi il minimo necessario per tenerlo ancorato a lei.
Avevo distrutto i suoi sogni e la sua autostima.
Era come se avesse innescato e poi alimentato il lato autodistruttivo di Davi.
Si era impossessata dei suoi desideri e delle sue speranze, nutrendoli prima, ridicolizzandoli e distruggendoli poi.
Davide aveva ventisei anni, eppure sembrava avesse accumulato l'esperienza di qualcuno che aveva vissuto il doppio.
A volte temevo che il ragazzo che era stato fosse scomparso per sempre e che non l'avrei mai più rivisto.
Pensieroso, mi girai su un fianco e lo strinsi a me più forte, continuando a giocherellare con i suoi capelli.
-Che ci fai ancora qui?- mi chiese Davi, aprendo pigramente gli occhi -Saranno almeno le otto- sussurrò.
-Sono stanco- m'inventai, separandomi piano da lui.
Prima che si svegliasse, averlo così vicino non mi aveva dato nessun fastidio, anzi! Ma in quel momento, avere il suo viso così vicino al mio mi era apparso terribilmente intimo.
Davi sembrò restarci male.
Sospirò, poi si rannicchiò di più e cercò il mio sguardo, come se si aspettasse avrei detto qualcosa.
-Cosa vuoi per colazione?- domandai.
-Non c'è nulla qui. Non abbiamo fatto la spesa- mi rispose.
-La vado a prendere al bar- dissi, tirandomi leggermente su.
-Va al lavoro- sussurrò -Ci penso io a me- chiuse di nuovo gli occhi.
-Vuoi venire in città?- gli chiesi -Almeno saresti a due passi da me e potremmo pranzare insieme...- sporsi una mano verso di lui e gli accarezzai ancora i capelli.
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Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETA
RomansaPietro, come tutti i pomeriggi, si trova nella piazzetta del suo quartiere a leggere i suoi amati libri fantasy e, mentre se ne sta seduto all'ombra del solito albero, Lucio, con i suoi capelli grigi, irrompe nella sua vita monotona per portare scom...