65. Cherofobia

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Davide's POV

-Ecco qui- Rachele mi porse una tazza di caffè.

-Grazie tesoro- le risposi, mentre lei si sedeva accanto a me.

-Mi sei mancata ultimamente, sai?- cercai il suo sguardo.

Mia cugina sorrise.

-In queste settimane, per me, è stato tutto un casino. O meglio, la mia vita è un casino da quando avevo sedici anni...- la voce mi si affievolì -Ma quest'anno mi è successo davvero di tutto e, ora che ho trovato un po' di pace, mi capita di chiedermi quando tutto tornerà ad essere uno schifo come è sempre stato- sospirai.

-C'è qualcosa che ti preoccupa in particolare?- mi chiese.

-No- scossi la testa –Sono solo paranoico- alzai le spalle -Aldo mi tratta come se valessi oro e posso finalmente vedere Edoardo senza fare giochetti. Oggi è stato il suo primo di giorno di scuola- sorrisi al pensiero.

-Roberta non sta facendo storie?- mi chiese.

-No, posso vederlo quando voglio, ma il dover vedere spesso Roberta, ad esempio, mi agita- ammisi, sentendo il mio stomaco attorcigliarsi –Stamattina, mentre accompagnavamo il bambino a scuola, io mi sono fatto prendere dal panico. Ho iniziato a pensare a quello che avrebbe detto la gente vedendomi lì, dato che ormai credo non ci sia nessuno in questa città, a parte Edoardo, che non sa che io sono suo padre. Roberta è diventata vedova di recente e secondo me è poco prudente farci vedere in pubblico insieme, ma a lei non importa nulla. Da quello che Aldo ha sentito dire in giro, hanno aperto il testamento ed è tutto suo e di Edo. Pare non ci sia neppure qualcuno che possa contestare-

-Ti preoccupa che Edo possa venire a sapere da terzi che tu sei suo papà?- mi chiese mia cugina.

-Sì, la gente è cattiva- sospirai, poggiando la tazza sul tavolo –Edo non merita di soffrire a causa mia-

Rachele serrò le labbra ed io abbassai lo sguardo.

Ero già agitato, non avrei dovuto prendere quel caffè.

-C'è anche altro che ti preoccupa, no?- Rachele mi accarezzò i capelli, come se fossi un bambino.

-Ho paura che si venga a sapere di me e Aldo in giro- confessai per la prima volta a voce alta –E che distruggano ancora la sua vita, la mia, o quella di mio figlio- scoppiai a piangere per la tensione.

Rachele mi guardò come se si aspettasse tutto, meno che avrei detto proprio quelle parole. Non ero mai stato prudente. Avevo sempre fatto tutto quello che mi andava di fare, perché credevo di non avere nulla da perdere, ma la mia vita è cambiata radicalmente e c'erano delle persone che dovevo proteggere.

-Siamo sempre insieme, ed è vero, siamo sempre stati migliori amici e tutti sanno che me ne sono andato da casa dei miei per divergenze con mio padre, ma ho comunque paura. Rovino tutto quello che tocco. È sempre stato così- mi asciugai le lacrime –E più penso a queste cose, più la voglia di bere si fa incontrollabile. Ho promesso ad Aldo che non toccherò mai più un goccio d'alcool in vita mia, e ti giuro che sto facendo di tutto per resistere, ma a volte l'impulso è fortissimo. Ho paura di restare da solo a casa o di uscire, perché mi conosco e so che appena qualcosa va storto, è la prima cosa a cui penso- ammisi.

Rachele non disse nulla.

Si limitò a stringermi a sé e a consolarmi, mentre io continuavo a piangere e a sfogarmi.

-Ho tutto quello che ho sempre voluto e non riesco ad essere felice- singhiozzai, sentendomi un maledetto ingrato –Ho paura che qualcuno possa portami via tutto quello che ho-

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora