64. Donne libere

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Roberta's POV

Mi accesi una sigaretta e guardai verso l'orologio.

Mancavano più o meno quarantacinque minuti alla fine del primo giorno di scuola di Edoardo.

Mi chiesi come stesse vivendo quella giornata e sospirai, immaginando di vederlo correre verso di me, sorridente.

Avevo ordinato preparassero il suo piatto preferito e avevo provato a contattare Marini per chiedere a lui e a quell'inetto di Davide di raggiungerci per pranzo, senza ricevere alcuna risposta.

Ripresi ad esaminare l'agenda di Leonardo, in modo da avere un'idea più chiara del modo in cui organizzava i suoi appuntamenti ed i suoi viaggi e proprio quando mi sembrava di aver iniziato a capirci qualcosa, sentii bussare alla porta del mio ufficio.

-Avanti- dissi, alzando lo sguardo.

-Signora, c'è qui la signorina Rachele Rizzoli. Vorrebbe parlare con lei. È molto agitata, nonché insistente-

-Non ti ha accennato che cosa vuole?-

-No, dice che è una faccenda privata tra voi due-

-Falla passare- dissi, alzandomi in piedi.

Non mi risultava di avere proprio niente in sospeso con quella piccola insolente, ma si era guadagnata la mia curiosità.

La cameriera l'accompagnò alla porta, poi bussò di nuovo prima di annunciarla.

Rachele entrò con la sua solita fierezza. Ringraziò la donna, poi si voltò verso di me e si tolse gli occhiali da sole, mostrandomi i suoi occhi arrossati dal pianto.

-A cosa devo la tua visita?- le chiesi.

-H-ho bisogno di aiuto- balbettò, serrando subito dopo le labbra.

-E vieni a chiederlo a me? L'eroe con la toga non ti può aiutare?- risi.

-No, né Aldo né Davide dovranno mai sapere che sono venuta qui da te- disse.

-La faccenda si fa interessante- sorrisi –Ti conviene sputare velocemente il rospo, perché teoricamente li avrei invitati a pranzo, tesoro-

Rachele sospirò.

-S-se non fossi davvero, davvero disperata, non sarei venuta qui, ma ho la certezza che puoi aiutarmi e spero tu abbia la sensibilità per capire la delicatezza della mia situazione- disse, con un filo di voce.

-Continuo a brancolare nel buio, ragazzina-

-S-sono incinta. E q-questo bambino non lo voglio. So che mi puoi aiutare. So che solo tu mi puoi aiutare!- scoppiò a piangere, ed io divenni improvvisamente seria.

-Da quanto lo sai?-

-Qualche giorno- disse, compiendo un gesto nervoso.

-Quando pensi possa essere successo? È passato tanto?-

Rachele scosse la testa.

-Molto bene- dissi, risoluta.

-P-puoi aiutarmi?- mi chiese, disperata.

-Abbassa la voce. Che in questa casa anche i muri hanno le orecchie!- la rimproverai, andando a prendere la mia borsetta.

Estrassi la mia piccola agenda, poi mi sedetti e cercai un numero nella rubrica.

-Te la senti di chiamare, o vuoi sia io a farlo?- le domandai.

-Chiama tu, per favore-

-Bene, allora procedo- dissi.

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora