6. I tuoi capelli grigi

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Angolo autrice

Ciao a tutti! 

Come state?

Per me oggi è una giornata fantastica perché ho dato il mio ultimo esame. Non so ancora il risultato finale, ma penso di avercela fatta e mi sento fottutamente felice, anche solo per il fatto di aver alzato il culo e di essermi presentata all'appello. Avevo così tanta paura di non passarlo che ogni volta rimandavo. A volte ho la tendenza di Vin ad auto-sabotarmi.

Oggi però, Signore e Signori, mi sono presentata al fottuto appello. L'esame era scritto. Una specie di torneo, come gli Hunger Games. C'erano tre prove e solo chi superava le prime due poteva accedere alla terza. Eravamo più di venti e al terzo round di domande siamo arrivati in cinque. Non avete idea dello sforzo mentale, dello stress, delle giornate in biblioteca, del nervoso e delle sigarette che mi sono fumata. Ma forse sono fuori da questo cazzo di incubo!

Ora, per condividere un po' della mia gioia con voi, ho deciso di pubblicare un capitolo. Spero vi piaccia! Fatemelo sapere nei commenti :)

P.S. Aggiornerò anche domenica.

I tuoi capelli grigi

Lucio's POV

Ero seduto a Palazzo Specchi da circa mezzora.

Pietro era in ritardo di dieci minuti e la cosa mi preoccupava un po'.

Il modo in cui era schizzato via alle otto in punto mi aveva lasciato addosso una sensazione strana e mi ero convinto che sarebbe stato difficile poterlo incontrare ancora quella sera.

Mi accesi una sigaretta per ingannare il tempo.

Passare il pomeriggio con Agata mi aveva aiutato ad evitare lo scontro diretto con i miei genitori.

Mio padre aveva cucinato per noi e il tempo passato con la nostra ospite si era rivelato piacevole.

Dopo aver preso il caffè, avevo suonato il pianoforte sotto insistenza di Agata, che voleva dimostrarmi di saper cantare.

Aveva una bella voce. Ne ero rimasto estasiato.

Dopo la sua esibizione, aveva chiesto a mia madre di suonare per noi, perché voleva io e lei ballassimo.

Non mi ero tirato indietro, un po' perché mi mancava lasciarmi andare e un po' perché Agata era insistente e non sapevo bene come declinare i suoi inviti senza offenderla.

Ad un certo punto pensai addirittura fosse passato tanto tempo dall'ultima volta in cui mi ero sentito così.

Forse da quando, alle feste di paese, io e Luca chiedevamo alle ragazze di ballare durante le serate musicali in piazza.

Quelli erano i rari momenti in cui potevamo ridere e sfiorarci anche in pubblico.

Una mano sulla spalla, qualche parola sussurrata all'orecchio e sguardi d'intesa.

Mi mancava.

Mi mancava tanto! E mentre lui sopportava di stare rinchiuso lì dentro, io ballavo con Agata.

Mi sentivo in colpa nei suoi confronti.

Mi sembrava di non essere rispettoso. Era ingiusto io mi divertissi, se lui non poteva farlo.

Mi ero offerto di preparare il tè ad un certo punto, per stare un po' da solo.

La voglia di ridere e scherzare mi era passata di colpo non appena avevo pensato a Luca, chiuso in quel fottuto seminario.

Mi sentivo di nuovo triste e non mi andava di farlo sapere ai miei genitori.

Mio padre però, a cui non sfuggiva nulla, mi aveva raggiunto e avevamo parlato un po'.

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora