58. Una giornata fantastica

169 27 9
                                    

Rachele's POV

Mi portai la tazza alle labbra, alzando contemporaneamente lo sguardo sull'orologio. Pensai si fosse fatto davvero tardi, così chiusi il libro che stavo leggendo, decisa ad andare a riposarmi.

Mi alzai in piedi e chiusi le finestre, dopo essermi affacciata un momento a vedere che in strada fosse tutto tranquillo.

Sentivo in lontananza gli schiamazzi delle persone che accedevano a quel nuovo locale che tanto piaceva a Davide e sbuffai, perché da quando tra lui e Aldo le cose avevano iniziato ad andare, era impossibile riuscire a fare una serata con loro.

L'unica persona che sentivo con costanza era Lucio.

Quel pomeriggio mi aveva telefonato per dirmi che lui e Luca avevano chiuso definitivamente.

Era stato terribile sentirlo piangere.

Non credevo fossero così legati.

Gli avevo promesso che ci saremmo visti per colazione il giorno successivo e che avremmo iniziato a tenerci lontani dal circolo per un po', per evitare si incontrassero.

Lucio era convinto che Luca avrebbe provato a fare pace con lui in ogni modo.

Mentre pensavo a quelle cose, il telefono del salone squillò, e vista l'ora, mi spaventai a morte.

Corsi a rispondere, spaventata dall'idea che fosse Davide a chiamare, ma quando risposi, sentii una voce del tutto inaspettata.

-Pronto?-

-Pronto? Rachele?-

Il mio cuore si fermò per qualche istante.

-Sono io- disse Mario.

-Sei diventato pazzo!- esclamai -Come ti salta in mente di chiamarmi qui!-

-Volevo sentirti! Sono al bar di Nino. Ti sto chiamando dalla cabina! Ti ho aspettato per due ore, sperando di vederti passare con quel tuo amico, Lucio, ma non siete apparsi, né tu, né lui!-

-Questa è casa dei miei genitori, che per fortuna in questi giorni sono al mare! Che cosa avresti detto se ti avesse risposto mio padre?-

-Avrei finto di sbagliare numero- lo immaginai alzare le spalle.

-Comunque non mi va di uscire stasera. Stavo per andare a dormire- sussurrai.

-Hai detto di essere sola a casa, no? Se vuoi, vengo io da te! Così non devi uscire- disse, con quel tono da mascalzone, che riuscì a risvegliare tutti i miei sensi.

-È troppo rischioso- dissi, scuotendo la testa.

-Vengo su a piedi. Sarò silenziosissimo. Me ne andrò all'alba- mi rispose, con tono di supplica.

-Mario! Un conto è se faccio quello che mi passa per la testa in giro. Un conto se lo faccio a casa dei miei!-

-Ascoltami! I-io non riesco a smettere di pensare all'altra notte! Ho bisogno di vederti Rachele. Ti prego, sarò discreto! Giuro!-

Sospirai, tenendo la cornetta tra le mani.

-Va bene, ma fa veloce. Non suonare il citofono per nessun motivo al mondo. Starò affacciata e quando ti vedrò arrivare, scenderò io ad aprirti il portone-

-Va bene! Corro da te!- disse, con una voce così felice da farmi sorridere e passare un po' della paura che avevo.

-A tra poco- sussurrai, chiudendo la telefonata.

Corsi in camera mia e andai a cercare quella camicia da notte tutta trasparente con cui mi aveva visto Aldo.

Mi pettinai nuovamente i capelli, cercando di sistemarmeli al meglio, poi indossai una vestaglia che coprisse tutto, ed andai ad affacciarmi, sperando di vederlo arrivare al più presto.

Il ragazzo dai capelli grigi - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora